Escursione su un lungo percorso della Via Francigena
nel Lazio, con i soci del CAI di Aosta (7-12/10/2019)

(In cammino sui sentieri storici da Viterbo a Roma)



Cronaca della 3° Tappa
(Giovedì 10-10-2019)

Sutri (VT) -> Campagnano di Roma (RM)
(km 27 - ore 9)

Escursione organizzata dal CAI di Aosta
e guidata nelle ultime 5 tappe da Enea Fiorentini
(socio del C.A.I. sez. di Roma e della G.M. ["Giovane Montagna"] sez. di Roma)


Cronaca a cura di Enea Fiorentini



 
           NOTE VARIE:

  1. Cenni sulla storia di Sutri:    ->>> Back

    [ "Antichissima" e "Claustra Etruriae" - porta dell’Etruria - sono attributi non casuali che definiscono subito le origini remote di Sutri.   Le origini di Sutri (anticamente Sutrium o Suteria) sono molto remote, probabilmente risalenti all’età del bronzo.   Alcune leggende parlano della fondazione da parte del Dio Saturno, che appare a cavallo con tre spighe di grano in mano, nello stemma ufficiale del Comune.   Questo suggestivo borgo della Tuscia si erge sopra un inespugnabile sperone di roccia tufacea tra le pendici vulcaniche dei Monti Sabatini e dei Monti Cimini.
    Porta dell’Etruria, Sutri visse il suo splendore nel periodo etrusco quando, per la sua posizione strategica, controllava il commercio nella parte più interna d’Etruria al confine tra la Lucumonia di Tarquinia e il territorio falisco.
    Come passaggio obbligato per l’Etruria, fu conquistata definitivamente nel 383 a.C. dai Romani, dopo la caduta di Veio.   Tra il V e l’VIII secolo, Sutri fu coinvolta nelle lotte tra Longobardi e Bizantini, fino a che, nel 728, il re longobardo Liutprando offrì la città e le terre adiacenti al Papa Gregorio II.   Questa donazione viene considerata l’inizio del dominio temporale della Chiesa, ovvero il primo passo per la costruzione del "Patrimonio di San Pietro".
    Il suo benessere si accrebbe con la costruzione della Strada consolare Cassia, grande arteria di traffico tra Roma e le regioni centro-settentrionali.   In seguito divenne "municipium" romano e con Augusto, colonia imperiale, "Iulia Sutrina".   In età feudale fu al centro degli scontri tra guelfi e ghibellini, culminati nell’incendio che distrusse il borgo nel 1433, ad opera di Niccolò Fortebraccio, capitano di ventura umbro.   Da quel momento si ebbe un rapido declino demografico ed economico dovuto anche al dirottamento delle rotte commerciali sulla Via Cassia Cimina, fortemente potenziata dai nobili Farnese.   Sutri si ridusse così ad una cittadina rurale di secondo piano nello Stato Pontificio, facile merce di scambio per le famiglie nobili.   Alla fine del XVIII secolo, Sutri fu conquistata dalle truppe francesi e accomunata a Ronciglione.   Nella Restaurazione fu resa allo Stato Pontificio seguendone le sorti fino alla proclamazione del Regno d’Italia.   La ricchezza di valori archeologici, paesaggistici e naturalistici hanno portato alla costituzione del Parco dell’Antichissima Città di Sutri, che con i suoi appena 7 ettari di estensione, rappresenta un luogo davvero unico nel panorama delle aree protette del Lazio.   Nel 2004, Sutri è stata insignita della Bandiera Arancione, il marchio di qualità turistico ambientale del Touring Club Italiano destinato alle piccole località dell’entroterra che si distinguono per un’offerta di eccellenza e un’accoglienza di qualità. ]



  2. Concattedrale di Santa Maria Assunta a Sutri:    ->>> Back

    [ La concattedrale di Santa Maria Assunta è il principale luogo di culto di Sutri (VT), sito nel borgo antico della cittadina, già cattedrale della diocesi di Sutri fino al 1986 (anno della soppressione di quest’ultima), oggi è una concattedrale della diocesi di Civita Castellana.   Costruita su edifici sacri precedenti, l’edificio attuale risale al XII secolo e fu consacrato nel 1207 da papa Innocenzo III (Lotario dei conti di Segni, n. ad Anagni nel 1160 - m. a Perugia il 16-7-1216).   Poco rimane dell’antica chiesa medievale di stile romanico, a causa dei rifacimenti in stile barocco compiuti nel XVII secolo e di quelli aggiuntisi nel XIX secolo, che ne hanno alterato l’antica maestosità e bellezza.   L’attuale facciata è dovuta agli interventi del XVII secolo, che hanno alterato l’aspetto originario ed anche quello della piazza antistante, che doveva essere più profonda e ampia.   La primitiva facciata era dotata di un portico, decorato con mosaici ed arricchito di sculture in marmo, parte delle quali sono oggi conservate nel Museo cittadino.   Oggi vi è un portico barocco, ed il portale d’ingresso con decorazione policroma ed intarsi di marmo bianco.   Il campanile è uno dei pochi resti della chiesa medievale, iniziato già tra il X e l’XI secolo.   In origine era separato dal resto della chiesa; è costruito in tufo ed è suddiviso in quattro ordini di finestre, dalla monofora nel piano più basso, alla quadrifora nel piano più elevato.   L’interno si presenta a pianta basilicale a tre navate separate da pilastri, con tre cappelle per navata, abside e cripta.   Della chiesa medievale rimangono il pavimento cosmatesco e le due colonne di epoca romana imperiale, oggi inglobate dentro i due pilastri precedenti il presbiterio, che sostenevano la navata centrale (le altre colonne simili sono andate perdute).   La volta della navata centrale è arricchita da quattro affreschi, realizzati tra il 1892 ed il 1894 da Luigi Fontana, e raffiguranti quattro santi: Santa Dolcissima, San Felice prete, Sant’Ireneo e San Pio V.   Dello stesso Fontana e di Ludovico Mazzanti sono gli affreschi dell’abside, raffiguranti Maria assunta in Cielo, la Morte di Maria e l’Incoronazione di Maria.   Nelle cappelle laterali all’abside sono conservati un Crocifisso ligneo che risale alla metà del XIV secolo, ed un ciborio del 1500.
    Le cappelle laterali racchiudono tele per lo più del XVII e XVIII secolo.   Di notevole valore storico ed artistico è la Tavola del Santissimo Salvatore, conservata nella cappella centrale della navata di sinistra, risalente ai primi anni del XIII secolo, con caratteristiche tipiche della iconografia bizantina, in particolare nella raffigurazione del volto: vi è raffigurato il Cristo benedicente, seduto su un trono tempestato di pietre preziose e perle, che regge un libro nella mano sinistra; il tutto è arricchito dalla vivacità dei colori utilizzati, il rosso per il cuscino, il blu oltremare per la tunica, l’azzurro per il drappo che copre lo schienale, ed il color oro dello sfondo.   La cripta conserva colonne di marmo di epoca romana e vari capitelli di epoche diverse (bizantina, longobarda e romanica); degli affreschi che ornavano le pareti restano solo pochi frammenti.   In un vano a sinistra dell’abside è conservato un affresco di scuola umbra raffigurante Cristo in croce tra la Madonna e Maria Maddalena.   Infine, nella parete di sinistra, è conservato un busto di bronzo di Papa Clemente II, vescovo di Bamberga, che fu eletto papa da un concilio che si tenne a Sutri nel 1046, alla presenza dell’imperatore tedesco Enrico III (vedi nota seguente).
    Note tratte dal sito: https://it.wikipedia.org/wiki/Concattedrale_di_Santa_Maria_Assunta_(Sutri) ]



  3. Papa Clemente II a Sutri:    ->>> Back

    [ Clemente II, nato Suidgero dei signori di Morsleben e Hornburg (n. a Hornburg, 1005 – m. a Pesaro, 9 ottobre 1047), è stato il 149° papa della Chiesa cattolica dal 25 dicembre 1046 alla sua morte.   Nato in Bassa Sassonia dal matrimonio tra Konrad Morsleben von Horneburg con Amulrade, Suidgero era persona stimata sia dall’imperatore Corrado II che dal figlio Enrico III, il quale lo nominò cappellano personale e poi cancelliere.   Da qui, l’ascesa nella gerarchia ecclesiastica: fu infatti nominato dall’imperatore come vescovo di Bamberga, prendendo possesso della diocesi l’8 settembre 1040, in seguito alla morte del primo vescovo Eberhard.   Il 28 dicembre 1040, Suidgero, ancora diacono, fu consacrato vescovo di Bamberga dall’arcivescovo di Magonza Bardo.   Il rapporto con la diocesi fu sempre stretto e legato da un profondo legame d’amore: Suidgero la considerava, infatti, come un "sponsa dulcissima".   Grazie alle sovvenzioni dell’imperatore Enrico, infatti, poté fondare monasteri.   In qualità di cancelliere del sovrano, scese con quest’ultimo in Italia partecipando prima alle trattative piacentine con Papa Gregorio VI, poi al Concilio di Sutri (20-23 dicembre 1046), che vide la deposizione di Papa Silvestro III (già deposto il 10 marzo 1045) e l’abdicazione di Gregorio VI.   Il 24 dicembre a Roma fu sancita la deposizione di Papa Benedetto IX.
    Il papato fu dichiarato "sede vacante".   Enrico III doveva scegliere un nuovo pontefice.   L’ingerenza dell’imperatore nell’elezione pontificia era una consuetudine nel Medioevo ("Privilegium Othonis"), specie per quegli imperatori germanici appartenenti alla dinastia di Sassonia e dei Salii.   Questi, per consolidare il loro dominio, ponevano a capo dei feudi imperiali dei prelati, sapendo che essi non potevano avere figli e quindi erano impossibilitati a trasmettere i benefici ad eredi legittimi.   Alla loro morte, infatti, i feudi sarebbero ritornati nel demanio imperiale.
    Nel caso dell’elezione pontificia, l’avere sul trono di Pietro un uomo fedele all’imperatore (meglio se tedesco) era sicuramente una garanzia per i buoni rapporti tra Santa Sede e Sacro Romano Impero.   Inoltre Enrico, uomo pio e vicino al movimento riformatore di Cluny, intendeva porre fine agli abusi della nobiltà romana e pertanto propose una rosa di prelati tedeschi rinomati per l’illibatezza dei costumi.   In primo luogo, Enrico scelse Adalberto arcivescovo di Amburgo-Brema come candidato, ma questi rifiutò.   Il monarca si rivolse allora al suo cappellano, Suidgero, che subito accettò.   L’elezione fu confermata con il beneplacito del clero e del popolo romano.
    Il breve papato di Clemente II iniziò con la consacrazione, nel giorno di Natale del 1046, di Enrico III e di sua moglie Agnese di Poitou a San Pietro come imperatori del Sacro Romano Impero.   Nel gennaio dell’anno successivo, Clemente fece sentire il suo spirito autenticamente riformatore: convocò difatti un concilio in cui vennero promulgati dei decreti contro la simonia.   In questo concilio spiccò per il suo contributo il vescovo Poppone di Bressanone, destinato a succedergli come Papa Damaso II.   Il potere di Clemente, però, si basava sulla forza militare di Enrico: qualora il sovrano avesse deciso di ritornare in Germania, Clemente sarebbe stato travolto dalle forze dell’ex pontefice Benedetto.   Infatti, il papa tedesco seguì Enrico in Germania, per poi ritornare definitivamente a Roma nell’ottobre del 1047.   Deciso a fronteggiare da solo i Tuscolani (fedeli dell’ex pontefice Benedetto), Clemente morì prima ancora di rimettere piede a Roma.   Morì infatti il 9 ottobre 1047 nel monastero di San Tommaso sull’Apsella nei pressi di Pesaro, avvelenato secondo alcuni dall’ex Papa Benedetto, come venne riferito da alcuni contemporanei, e venne seppellito nel Duomo di Bamberga.   Fu l’unico papa della storia ad essere sepolto in Germania.   Note tratte dal sito: https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Clemente_II ]



  4. Breve storia di Monterosi:    ->>> Back

    [ Sulle rive del piccolo lago di Monterosi, detto anticamente "Lacus Janula", nel 1155 avvenne l’incontro fra Adriano IV e Federico Barbarossa che doveva essere incoronato imperatore.   Il Barbarossa, in quell’occasione, si rifiutò di reggere la staffa al pontefice che doveva salire a cavallo.   Molta storia è passata qui a Monterosi: dalle vestigia degli etruschi e dei falisci, a quella dei romani che ne fecero una loro importante base verso il territorio etrusco più profondo, ancora da conquistare e, per questo, la chiamarono inizialmente "Janula", cioè "Porticina", accesso verso un mondo sconosciuto.   Ma a Monterosi, emerge anche la storia dei tanti popoli che si sono susseguiti nel controllo di queste zone dopo la caduta dell’impero romano fino al possesso diretto dello Stato Pontificio, come parte del Patrimonio di San Pietro.   Monterosi, è tutto raccolto intorno al suo nucleo centrale (a m 276 slm) e ha avuto, in passato, importanti funzioni strategiche.   Il passaggio della via Cassia favorì scambi economici e culturali con il resto dell’Etruria e questo consentì a Monterosi, e ad altri paesi vicini, di migliorare culturalmente ed economicamente.   Naturalmente, per lo stesso motivo, Monterosi fu anche vittima di numerosi assedi e saccheggi: passarono da Monterosi Romani, Goti e Longobardi.   Inizialmente situato sul colle che attualmente lo sovrasta, intorno al 1400, in un periodo di relativa calma, il centro abitato si trasferì a valle.   Il piccolo borgo si ingrandisce proprio nel 1400 e il suo stemma deriva dagli Orsini, signori di Monterosi e di Nepi dal 1402.
    Già nel 1598 si hanno documenti attestanti che nel Borgo da tempo vi era una locanda: "Locanda dell’Orso" la quale accoglieva i viaggiatori che sulla Via Cassia si recavano o tornavano da Roma.   Anche i pellegrini degli anni giubilari trovavano sostegno e ristoro nelle locande.   Un’altra importante attività del Borgo era "L’Antica Posta dei Cavalli", il cambio cioè dei cavalli che si erano affaticati lungo la strada.   La "Posta dei Cavalli" a Monterosi era stata istituita già nel 1533.   La strada era un susseguirsi di locande e di stalle per gli animali.   Monterosi è ricordato nei libri di storia perché teatro di memorabili avvenimenti.   Oltre all’incontro tra Papa Adriano IV e il Barbarossa, si ricorda anche che qui, nel 1649, da alcuni sicari venne ucciso Monsignor Giarda, mandato da Papa Innocenzo X per convincere Ranuccio Farnese a restituire il ducato di Castro.   Fu forse questo uno dei motivi che spinsero il pontefice ad ordinare la distruzione di Castro.   Ancora in tempi più recenti, durante le invasioni napoleoniche, Monterosi fu al centro di una sanguinosissima battaglia tra le truppe francesi e gli eserciti di re Ferdinando.   Nella seconda guerra mondiale Monterosi subì bombardamenti e massacri.   È ancora presente nella mente degli abitanti di Monterosi l’eroica impresa del sottotenente di complemento del Genio Ettore Rosso, appartenente al 134° Battaglione Genio della 132° Divisione Corazzata Ariete, che si sacrificò per bloccare l’avanzata dei tedeschi (della 3° Divisione PanzerGranadieren) verso Roma sulla Via Cassia all’altezza dell’abitato di Monterosi, il 9-10 settembre 1943.   Rosso decise di far saltare gli automezzi carichi di esplosivo, ordigni e mine, sacrificando per la causa la propria vita e quella dei genieri.   Per questo è stato insignito della medaglia d’oro al valor militare.   Purtroppo l’avanzata lungo questa direttrice delle truppe tedesche, soverchianti in uomini e mezzi, fu solo ritardata di qualche giorno.   Nella zona centrale di Monterosi si può ammirare la Chiesa di San Giuseppe, unica nel suo genere, che risale al XVI secolo, sottoposta a un ultimo recente restauro.   La chiesa, rinascimentale, originariamente cappella cimiteriale, con pianta a croce greca, è caratterizzata da una grande cupola ottagonale e da due torri campanarie laterali.   All’estremità meridionale di Piazza Giuseppe Garibaldi, di fronte alla chiesa di San Giuseppe, sorge la fontana del Papallione, voluta da papa Leone X (1513-1521) che, ospite a Monterosi, ne apprezzò le acque.   Dopo la fine della seconda guerra mondiale il bordo della vasca è stato ornato da piastre decorative che raccontano per immagini i bombardamenti, la distruzione di Monterosi e la sua ricostruzione.
    Note tratte in parte dal sito: https://it.wikipedia.org/wiki/Monterosi ]



  5. Le Cascate di Monte Gelato (a sud di Mazzano Romano (RM)):    ->>> Back

    [ Le cascate di Monte Gelato sono uno dei luoghi più incantevoli all’interno del Parco Regionale della Valle del Treja: un luogo senza tempo, lontano dal caos delle città.   Il Parco è diventato area protetta nel 1982.
    Le cascate sono formate dal fiume Treja, fiume che nasce dai Monti Cimini, attraversa il Lazio e raggiunge Monte Gelato.   Qui il Treja mostra tutto il suo vigore nelle naturali cascate immerse nella fitta vegetazione: un panorama tanto affascinante che non poteva essere ignorato dal mondo cinematografico.
    Sono infatti state girate qui alcune scene di:
    - Francesco Giullare di Dio (1950) di Roberto Rossellini
    - Lo chiamavano Trinità (1970) di E.B. Clucher (pseudonimo di Enzo Barboni), con Bud Spencer
    - Per grazia ricevuta (1971) di Nino Manfredi
    - Superfantozzi (1986) di Neri Parenti, con Paolo Villaggio
    - "I Cesaroni" (2006-2014 - regia di Francesco Vicario e altri) è stata una fiction televisiva, prodotta dalla
       Publispei per RTI e andata in onda dal 7 settembre 2006 al 19 novembre 2014.
    Il complesso di Monte Gelato, con la torre medievale, l’antico mulino ad acqua, le cascate lungo il fiume Treja, non è solo uno dei luoghi più noti del Parco della Valle del Treja, ma costituisce anche un importante polo di attrazione turistica per tutto il territorio circostante.   Frequentato dall’uomo fin dall’età preistorica, il sito conserva tracce dei molteplici insediamenti avvenuti nel tempo: dai resti di una villa romana del I° secolo a.C., al mulino ad acqua realizzato nell’800 e rimasto attivo sino agli anni ’60.   La Mola, o mulino, di Monte Gelato venne realizzata nel 1830 per volontà della famiglia Del Drago, che nel 1837 diverrà proprietaria dell’omonima tenuta.
    Si tratta di un complesso di edifici che sfrutta alcune preesistenze medievali: una struttura posta tra i due rami del fiume Treja, in corrispondenza delle note cascate, forse già in antico usata come mola, e una torretta situata più a sud, lungo la strada attuale.   Il mulino vero e proprio fu ricavato nella prima struttura costituita da una torre a più piani a cui si addossa una costruzione più bassa.   La zona per la molitura, si trovava al piano inferiore dell’edificio più alto mentre l’ingresso si trovava al primo piano ed era collegato alla torretta antistante tramite un ponte di legno.
    Accanto al mulino si trova un muraglione, dotato di chiuse per regolare il flusso dell’acqua.   Rimasta attiva fino ai primi anni Sessanta, dopo diversi anni di abbandono, la mola è stata recuperata e ospita un punto informativo del Parco.   All’interno plastici e pannelli illustrano storia e funzionamento del vecchio mulino e descrivono i principali aspetti del territorio circostante. ]



  6. Breve storia di Campagnano di Roma e del suo territorio:    ->>> Back

    [ Campagnano di Roma è un comune italiano situato a circa 33 chilometri a nord da Roma.   Posto sulle pendici del Monte Razzano (m 434 slm), a circa m 270 slm, il paese sorge su un’altura di roccia tufacea, circondata da fossi naturali, sui colli che formano le pendici della Valle di Baccano, antico lago vulcanico poi prosciugato.   Il territorio è costituito da altopiani in tufo utilizzati a coltivazioni agricole, da valloni scavati da fossi e da pendici ricoperte da boschi allo stato naturale, tutti elementi caratteristici della struttura geomorfologica dell’Etruria meridionale.
    Il territorio comprende inoltre la costa orientale del lago di Martignano e parte del Parco Regionale di Veio.
    L’insediamento più antico accertato, risalente all’età del bronzo, intorno al 1500 a.C. compare a ovest di Monte Razzano, nei pressi della valle di Baccano e del lago di Martignano.   Nell’antichità, opere intense di disboscamento sembrano essere avvenute soltanto a partire dal VI secolo a.C.   All’VIII secolo a.C. vengono datati un piccolo insediamento a Mola dei Monti, già occupato nell’Età del Bronzo, ed una necropoli di un centinaio di tombe in località Costa del Follettino; inoltre nel 1985, durante i lavori agricoli, è stata individuata una tomba isolata nella zona compresa tra Monte dell’Impiccato e Poggio del Mello; la datazione dall’VIII secolo a.C. è stata determinata in base al corredo contenente pochissima ceramica e molti oggetti di bronzo.   Nel VII secolo a.C. si assiste al tentativo di ricolonizzare le alture di Monte Sant’Angelo, situato fra la Valle di Baccano e il lago di Martignano.   Tutte le tombe di questo periodo somigliano molto più a quelle dei territori falisco e capenate, che a quelle del territorio veiente, poiché, gravitando nell’orbita veiente, l’area in esame subisce l’influenza di quella cultura formatasi tra la Sabina, i Monti Cimini e il Tevere.   Agli Etruschi si deve la tagliata (una gola artificiale) del VII secolo a.C. che collega la Valle di Baccano con il lago di Martignano.   Successivamente alla sconfitta della città etrusca di Veio, il territorio di Campagnano fu teatro di scontri tra Etruschi e Romani.   Con l’inizio del III secolo a.C. iniziò il ripopolamento dell’area, che, dopo la presa di Falerii (l’attuale Civita Castellana) nel 241 a.C., entrò a far parte del dominio romano.
    Sulla sommità del Monte Razzano viene eretto un tempietto dedicato a Bacco, da cui ha origine il toponimo di "ad Baccanas" dato alla Valle di Baccano.   Nel I secolo a.C. in Monte Sant’Angelo nacque un insediamento che sopravvisse fino al II secolo d.C.   L’età imperiale vide un periodo di intenso aumento demografico e dell’abitato, parallelamente al rinnovato interesse per l’Etruria settentrionale e per la via Cassia.   Nella valle di Baccano, a ridosso della strada romana sorse la "Mansio ad Vacanas", ovvero una stazione di posta, per il ristoro dei viaggiatori ed il cambio dei cavalli.   Costruita nel I secolo d.C. su strutture di epoca repubblicana, la mansio era composta da un’area adibita al riposo del viaggiatore (impianti termali e botteghe), un’area adibita alla cura dei cavalli (stalle e rimesse), un’area adibita alle attività pubbliche (caserma dei soldati, piazza del mercato, portico con fontana).   Gli scavi qui condotti hanno confermato il percorso della strada, segnalato negli antichi itinerari.   Durante la crisi del III secolo iniziò il fenomeno del lento abbandono delle campagne intorno a Roma.   La "Villa dei Severi", al km 26 della via Cassia, è stata interpretata come quella di proprietà dell’imperatore Caracalla, dove nel III secolo sarebbe avvenuto il martirio di Sant’Alessandro, vescovo di Baccano.   Allo stesso periodo si riferiscono i resti di due cimiteri cristiani presso Baccano, in uno dei quali sarebbe stato sepolto il santo.   Tra VIII e IX secolo dai fondi romani ormai disabitati nascono le Domuscultae, zone destinate all’agricoltura a coltura mista, amministrate dal Papa che nell’VIII secolo inizia a governare economicamente il territorio.   Le Domuscultae nacquero con lo scopo di ricolonizzare la campagna romana disabitata e allo stesso tempo difenderla e amministrarla.   Le prime documentazioni scritte sull’esistenza di Campagnano, compaiono nel 1076, all’epoca dello smembramento della Domusculta Capracorum.
    Con la caduta della Domusculta ebbe inizio la fase di incastellamento di Campagnano: gli abitanti dei borghi sparsi nel territorio limitrofo si trasferirono in luoghi di difesa e iniziarono a fortificare la rocca tufacea dell’attuale borgo di Campagnano.   Alla caduta dell’impero il territorio di Campagnano era occupato soltanto da sparsi nuclei abitati, il più rilevante dei quali era il vicus Baccanensis.   Le continue pressioni di Ostrogoti, Visigoti, Longobardi, Franchi e Saraceni provocarono l’abbandono delle zone rurali: i contadini si rifugiarono nella città, lasciando le piccole proprietà, che vennero accorpate ai grandi possedimenti.   Nel Medioevo presso la Valle di Baccano, transitava la Via Francigena o Romea, di cui la "Mansio ad Vacanas" costituiva un importante luogo di sosta.   In particolare, nell’Itinerario di Sigerico, con il nome di "Bacane" essa costituiva la III Subambsio in uscita da Roma.   A Baccano nell’XI secolo è attestata la presenza di un borgo, detto di Sant’Alessandro, sotto la giurisdizione del Vaticano.   Nel 1270 è testimoniato lo statuto di Campagnano fra il popolo e il Cardinale Riccardo Annibaldi, e fu uno dei primi statuti della Campagna Romana.   Nel 1410 il senato di Roma vende la città di Campagnano a Gentile Orsini.   Con gli Orsini inizia il periodo d’oro di Campagnano, che subisce grandi trasformazioni urbanistiche.   Diventa nel XV secolo meta di soggiorni di papi, cardinali, nobili di alto rango con i seguiti delle loro corti, per godere dei benefici della campagna mentre a Roma infuriava la peste nera.   Gli Orsini fecero costruire, all’incirca nella prima metà del XV secolo, un castello che ebbe notevole importanza militare, strategica e architettonica nell’alto Lazio rinascimentale che venne in parte demolito nel XVIII secolo.   Artisti come Francesco di Giorgio Martini, Giacomo Del Duca (allievo di Michelangelo Buonarroti) e Francesco de Gnocchis parteciparono a realizzare questo periodo glorioso della famiglia Orsini e di Campagnano.   Nel 1558 Campagnano e altri castelli, vengono annessi al ducato di Bracciano.   Nel 1662 papa Alessandro VII autorizza la vendita della città a Flavio Chigi, suo nipote.   Dal XVII al XIX secolo con il governo della famiglia Chigi, sotto il controllo del papato, Campagnano vede un periodo di grandi trasformazioni.   Vengono tracciate nuove strade, modificato l’assetto urbano con la costruzione di nuovi edifici, la demolizione di alcuni edifici vecchi e il restauro di altri, ma soprattutto si attuano i lavori di bonifica dei laghi paludosi di Baccano e di Stracciacappe.   Fra il 1600 e il 1700 viene costruito un nuovo borgo, più a sud rispetto al borgo medievale chiamato il Borgo Paolino, oggi corrispondente a Corso Vittorio Emanuele, e viene costruita la colossale Porta Romana, oggi chiamata semplicemente "l’Arco" dai campagnanesi, che diventa ben presto un simbolo dell’intera cittadina.   L’espansione dell’abitato di Campagnano che si ha in questo periodo porta al graduale abbandono del centro storico, che durerà fino alla fine del XIX secolo.   Il borgo verrà rivalutato e restaurato solo con l’inizio del XX secolo.   Nel 1817 il comune di Campagnano riacquista la piena autonomia in tutto il suo vecchio territorio eccetto Polline Martignano, frazione che si distacca nel 1925, e Magliano, scissasi nel 1958.
    Note tratte dal sito: https://it.wikipedia.org/wiki/Campagnano_di_Roma ]

 
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