Segnaletiche varie delle Locande a Pontarello (Foro Cassio - Vetralla) 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Pellegrino dietro il pannello di Via della Pietà a Vetralla, fotografato come un moderno Sigerico 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Pannello che illustra la città di Vetralla, posto in cima a Via della Pietà 09-10-2019 - (Foto di Stefania e Monica)
Murales nella Galleria Barbara Zaccaro a Vetralla, opera di Jonathan Grego 09-10-2019 - (Foto di L.Carrel)
Murales nella Galleria Barbara Zaccaro a Vetralla, opera di Jonathan Grego 09-10-2019 - (Foto di L.Carrel)
Murales nella Galleria Barbara Zaccaro a Vetralla, opera di Jonathan Grego 09-10-2019 - (Foto di L.Carrel)
Ingresso del Monastero Regina Pacis a Vetralla 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
don Ivano al Monastero Regina Pacis di Vetralla 09-10-2019 - (Foto di L.Carrel)
Cartello stradale in Via Giardino a Vetralla 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Antica vasca in Via Giardino a Vetralla 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
A inizio del Bosco di Monte Fogliano a Vetralla 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Cartello a inizio del Bosco di Monte Fogliano a Vetralla 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Domenico Carloni fornisce spiegazioni sulla storia del Bosco di Monte Fogliano, al suo ingresso 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Sosta all’inizio del Bosco di Monte Fogliano 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Ciclamini sui prati nel Bosco di Monte Fogliano 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
La Cisterna romana in località Botte di Vetralla 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
In cammino nel Bosco di Monte Fogliano 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Uscita dal Bosco di Monte Fogliano 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Casale Le Capannacce nei pressi della SR2 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Lastra con simbolo Mitreo sul Casale Le Capannacce 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Chiesetta della Madonna di Loreto sulla Via Cassia 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
In cammino tra i noccioleti verso le Torri di Orlando 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
In cammino tra i noccioleti verso le Torri di Orlando 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Arrivo alle Querce di Orlando 09-10-2019 - (Foto di D.Carloni)
Arrivo alle Querce e alle Torri di Orlando 09-10-2019 - (Foto di E.Fiorentini)
Arrivo alle Torri di Orlando 09-10-2019 - (Foto di L.Carrel) | 
Dopo la sveglia e le pulizie personali, effettuiamo le stesse operazioni di preparazione bagagli e di loro carico sul pulmino di Viviana. Poi, facciamo la prima colazione all’Antica Locanda della Via Francigena che ci ha ospitato per la notte. Il tempo è sereno e si profila una giornata calda e luminosa, ideale per il cammino. Lasciamo la Locanda e ci inoltriamo sulla strada di Pontarello camminando verso sud-ovest, in direzione di Vetralla [1] . Dopo poche decine di metri, sbuchiamo sulla più importante Strada Forocassio conosciuta anche come SP10. Svoltiamo a destra e seguiamo quest’ultima strada per alcune centinaia di metri, fino a incontrare sulla sinistra una piccola strada asfaltata che seguiamo. Questa, prima in leggera discesa e poi in salita, si avvicina alla periferia nord-est di Vetralla [1] e, in uno slargo, si innesta su Via della Selvarella. Piegando leggermente a sinistra, procediamo su Via della Selvarella che penetra nella città in salita. Trascurando alcune deviazioni seguiamo questa via fino a raggiungere, dopo c. 1,3 km, Piazza San Severo. Attraversiamo questa larga piazza e arriviamo alla Via Cassia (SR2). Superiamo la SR2 e raggiungiamo Via della Pietà che procede anch’essa in leggera salita. All’inizio della via, sul suo marciapiede di sinistra, incontriamo la segnaletica della Via Francigena e un grande pannello con la sagoma di Sigerico ma con un bel foro all’altezza del viso. Così, ogni pellegrino di passaggio può avvicinare la faccia al pannello per farsi fotografare come un moderno Sigerico e alcune persone del nostro gruppo approfittano dell’occasione. Camminiamo su questa via per altri 200 metri, fino al suo innesto su Via Roma, una delle più importanti arterie cittadine che attraversano Vetralla [1] per quasi tutta la sua lunghezza. Alla testata di Via della Pietà c’è un grande cartello del Comune che dà il benevenuto ai viandanti. Sotto al cartello c’è un grande pannello che rappresenta la città di Vetralla [1] . A sinistra della via, che qui piega a destra, una scalinata ci permette di raggiungere velocemente Via Roma proprio vicino al Caffé Bersagliere. Facciamo qui una sosta per permettere a molti di noi di sorseggiare un buon caffé. Riprendiamo il cammino, seguendo tutta Via Roma, in direzione ovest. Transitiamo davanti alla sede e studio della Casa editrice Davide Ghaleb, dove abbiamo fatto visita ieri pomeriggio, e raggiungiamo Piazza Guglielmo Marconi dopo un percorso di altri 350 metri circa dal Caffé Bersagliere. In questa piazza, siamo nei pressi della Chiesa parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo dove don Ivano ha officiato la S.Messa ieri. Superiamo Piazza Guglielmo Marconi su Via Roma per un breve tratto, poi pieghiamo leggermente a sinistra e seguiamo Via San Michele mantenendo la stessa direzione. Attraversiamo Via Dante Alighieri e continuiamo il cammino fino al termine di Via San Michele dopo altri 350 metri, dove c’è la gradinata per il Sottopassaggio Barbara Zaccaro della SR2, finalmente ripulito e valorizzato; dove si possono ammirare i belli Murales dipinti dall’artista Jonathan Grego nel giugno 2018. Scendiamo i gradini e transitiamo nel sottopasso per ritrovarci su Via Casal dell’Abete sull’altro lato della SR2, in questo punto una sua parallela. Camminiamo per un centinaio di metri su quest’ultima, tornando un po’ indietro (verso est) per raggiungere il Green Bar, situato nel complesso del Supermercato COOP. Qui ci fermiamo ancora, in attesa dell’arrivo di Domenico e di altri amici della Proloco di Vetralla che saranno ancora con noi per un tratto di percorso di questa tappa. Mentre molti amici del CAI di Aosta entrano al Green Bar per bere qualcosa e all’adiacente Supermercato COOP per qualche acquisto di cibo e bevande da utilizzare in questa tappa, io resto in attesa degli altri. Per prima, arriva Marta della Proloco di Vetralla che sarà con noi anche oggi. Nell’attesa di riunire qui tutto il gruppo, andiamo insieme al bar per bere un caffé. Un po’ alla volta, arrivano gli ultimi soci del CAI e gli altri amici locali. Attendiamo di essere tutti presenti all’esterno del bar e quindi diamo il via al nuovo cammino. Ritorniamo sui nostri passi, per un centinaio di metri su Via Casal dell’Abete e raggiungiamo Via dei Cappuccini. Camminiamo su questa strada che procede in salita con direzione sud-est per 1 km, fino a raggiungere, su Via Giardino, l’ingresso del Monastero Regina Pacis delle Suore Benedettine, un altro luogo di accoglienza di pellegrini dove sono stato ospitato molte volte nei miei cammini in queste zone. Giriamo a sinistra e proseguiamo su Via Giardino (nella omonima località), in direzione nord per circa 1,4 km fino a raggiungere la SP10, che circonda a nord Vetralla. All’incrocio, giriamo a destra, e seguiamo la SP10 per circa 200 metri in direzione sud, fino a raggiungere il passaggio a livello della ferrovia Roma-Viterbo. Superiamo i binari a ci avviciniamo, con altri 200 metri di percorso, all’inizio del Bosco di Monte Fogliano [2] , dove ci ragruppiamo. Fino a questo punto abbiamo percorso circa 5,2 km e ci fermiamo un attimo mentre Domenico racconta le vicende storiche legate a questa zona di Monte Fogliano [2] e allo Sposalizio dell’Albero [2] . Vicende che consentirono alla popolazione di Vetralla di ottenere il possesso definitivo e perpetuo di tutta l’area di Monte Fogliano fin dal 1432, con la "Bolla Exigit" di Papa Eugenio IV che pose fine ad una lunga disputa cruenta con Viterbo. Per sancire, fin da allora, la proprietà di questi luoghi, ogni 8 maggio l’Amministrazione e la popolazione di Vetralla organizzano una cerimonia speciale, molto partecipata, all’interno del Bosco, chiamata lo Sposalizio dell’Albero [2] . Iniziamo il cammino su una larga sterrata penetrando nel bosco ricco di imponenti alberi di cerro, con un folto sottobosco che troviamo pieno di fiori, in particolare di ciclamini. Il percorso di questa zona è molto vario, si alternano percorsi in piano a quelli in leggera salita. Ci fermiamo a monte della frazione di Botte per vedere e scattare qualche foto a ciò che resta di una antica cisterna romana con tetto a forma di "botte" che ha dato il nome alla località. Nel bosco, vicino al percorso che seguiamo, c’è un tratto di basolato dell’antica Via consolare Cassia che ho visitato e fotografato varie volte in precedenti escursioni. Oggi, essendo la tappa alquanto lunga, decidiamo di non effettuare la deviazione per vedere il basolato, anche perché perderemmo del tempo a ripulirlo dal fogliame e dal terriccio che lo ricopre sempre. Camminiamo per un lungo tratto nel bosco, quindi superiamo una vasta zona prativa sempre con direzione ovest e, infine, raggiungiamo una sterrata che con direzione nord ci porta sulla SR2 (Via Cassia), nei pressi del Casale Le Capannacce che fronteggia la piccola chiesa della Madonna di Loreto proprio aldilà della strada, già in territorio di Vico Matrino, in comune di Capranica [4] .

Fissato sulla parete esterna del Casale, sul lato che si affaccia sulla Via Cassia, è ancora visibile un interessante reperto romano: si tratta di una lastra in tufo, del I° sec. a.C., che mostra il sacrificio al Dio Mitra (mito e religione, di origine medio-orientale, ancora molto diffusi in quell’epoca) e, in un riquadro nell’angolo basso a sinistra, anche la dedica del proprietario: "L. AVILIUS RUFINUS POSUIT" (Lucio Avilio Rufino pose). Questo lungo attraversamento del bosco e delle praterie ha comportato un percorso di circa 4 km che, sommati ai 5 km precedenti, porta a 9 i km superati. Con cautela, attraversiamo la SR2 (Via Cassia), superiamo la chiesetta della Madonna di Loreto, che si trova su questo lato della statale, per poi inoltrarci tra i campi coltivati a frutteto e, soprattutto, a noccioleto: una coltivazione quest’ultima molto redditizia che, come qui, è molto diffusa in altre zone del viterbese. Seguendo piccoli sentieri tra i campi, raggiungiamo le famose Torri d’Orlando [3] , enormi resti di costruzioni romane e medioevali che emergono tra gli alberi (querce e noccioli), nella zona conosciuta come "Le Querce d’Orlando" [3] . È quanto resta di quattro mausolei romani di varia altezza e forma (il più alto ha una struttura tondeggiante con base quadrata) e della torre campanaria dell’antica abbazia di Santa Maria in Campis [3] che, sola, resiste ancora alle insidie del tempo. Questi importanti resti sono nel centro dell’antico insediamento di Vico Matrino (o Vicus Matrini), un luogo poco distante dal tracciato dell’antica Via Consolare Cassia romana, che doveva essere ben conosciuto dagli abitanti e dallo stesso Sigerico, in cammino verso Canterbury e in transito in questa zona. Però questo antico villaggio era già stato devastato nel 772 d.C. da Desiderio, re dei Longobardi, durante le sue scorrerie verso il basso Tirreno (...e pensare che solo un anno dopo, nel 773 d.C., Desiderio e i suoi Longobardi troveranno la propria disfatta a opera dei Franchi di Carlo Magno in Valle di Susa in Piemonte). Sotto le Torri e la Quercia di Orlando [3] , in mezzo ai noccioleti e i frutteti, ci regaliamo una breve sosta e ne approfittiamo per fare uno spuntino. Durante la sosta in questo spettacolare luogo, cerchiamo di spiegare agli amici pellegrini, che non conoscono queste zone, le plausibili ragioni (soprattutto legate al grande transito di pellegrini francesi nel medioevo) che hanno permesso la nascita di queste leggende legate alla nascita e al soggiorno del paladino francese in queste contrade e il mantenimento delle stesse così a lungo, per generazioni. Riprendiamo il cammino attraversando l’ultimo lembo del noccioleto, lasciando alle spalle i vari resti di costruzioni romane e medievali e arriviamo sulla SP493, sempre nell’area di Vico Matrino [3] . Pieghiamo a sinistra, di nuovo in direzione della SR2 ma, poco prima di raggiungerla, giriamo a destra per imboccare la lunga strada carrareccia non asfaltata, chiamata: Strada Doganale Oriolese che inizia con un lunghissimo tracciato rettilineo. Dalla piccola chiesa della Madonna di Loreto fino all’inizio di questa nuova strada abbiamo percorso, tra i noccioleti, circa 2 km (tot, c. 11 km). Essendo in territorio del Comune di Capranica [4] , cominciano a farsi notare i tipici ed eleganti cippi della Via Francigena, posizionati al bordo dei sentieri, costruiti in tufo da una Associazione Culturale locale e contenenti al loro interno una formella in terracotta con una incisione riproducente il pellegrino con le scritte di Capranica e Roma. Proseguiamo sulla Strada Doganale Oriolese che si inoltra nella campagna, con direzione sud-ovest, in leggera discesa. Dopo aver percorso su questa strada circa 700 metri, raggiungiamo un incrocio (che forma un quadrivio) nella Località Trinità. Qui siamo raggiunti da alcune auto, guidate dalla moglie di Domenico e da altri amici di Vetralla. Infatti Domenico e gli altri amici vetrallesi ci lasciano avendo terminato l’accompagnamento nel loro territorio. Saluto la moglie di Domenico e ringrazio lui insieme con gli altri amici per l’accompagnamento e la compagnia, dando un arrivederci ad altre occasioni. Mentre gli amici di Vetralla si allontanano, noi proseguiamo il cammino. Poco più avanti, dopo circa altri 300 metri, incontriamo un altro quadrivio con un cartello, sulla destra, che ci indica di trovarci nella Località Il Cappuccino. Oltrepassiamo l’incrocio e proseguiamo diritti sulla Strada Doganale Oriolese, che continua in leggera discesa. Dopo circa 600 metri, ad una curva sulla destra, incontriamo un bivio a sinistra con un sentiero che si inoltra nei campi. Si può proseguire sulla Strada Doganale Oriolese che scende a destra in forte discesa formando alcune curve, e che supera su un ponte la linea ferroviaria Roma-Viterbo; questo percorso è consigliato in caso di pioggia e con terreni bagnati e fangosi. Oggi, dato che camminiamo insieme ad un gruppo numeroso di pellegrini, decidiamo di seguire la carrareccia integralmente. Ma è bene ricordare un’altra interessante variante che si apre in questa zona, soprattutto quando si cammina in situazioni di bel tempo e di terreni asciutti. Allora si può prendere il sentiero che entra in un campo di olivi al bivio a sinistra, all’altezza della grande curva a destra della Strada Doganale Oriolese. Il sentiero penetra nei campi e segue il percorso dell’antica Via Cassia Consolare. Infatti, poco più avanti si incontrano i primi basoli della via romana, ancora in "situ". Al ciglio meridionale del campo, si raggiunge un cippo della Via Francigena che indica la discesa su una piccola traccia verso l’alveo del Fosso di Valle Mazzano, quasi sempre in secca. Si raggiunge il letto del Fosso, si va verso destra (sud) per un breve tratto e si esce rapidamente dallo stesso verso sinistra, salendo un piccolo e ripido sentierino. Si piega a sinistra e si risale il campo fino a raggiungere il colmo di un piccolo dosso. Sulla piccola collina, il sentiero ritorna sulle tracce del basolato dell’antica Via Cassia Consolare e lo segue, piegando a destra, in leggera discesa. Dopo alcune centinaia di metri il sentierino sbuca sulla Strada Doganala Oriolese, proprio di fronte al cancello d’ingresso del Casale San Leonardo (si può notare un altro cippo della Via Francigena, sulla sua sinistra a lato della strada). Oggi, noi raggiungiamo questo punto, percorrendo l’intero tracciato della Strada Doganale Oriolese, senza inoltrarci tra i campi al bivio indicato sopra. Infatti, dalla curva a destra, continuiamo per altri 200 metri e raggiungiamo il ponte che sovrasta la linea ferroviaria Roma-Viterbo. Superiamo la linea ferroviaria e continuiamo il cammino sempre sulla stessa strada con direzione sud. Dopo 500 metri, raggiungiamo un importante bivio sulla sinistra, ben segnalato da cartelli della Via Francigena. Qui abbandoniamo la Strada Doganale Oriolese e pieghiamo a sinistra (est) seguendo la nuova strada, in parte asfaltata, che inizia in leggera discesa. Su questa, in circa 150 metri raggiungiamo un sottopasso della stessa linea ferroviaria. Oltre il sottopasso continuiamo a seguire la nuova strada che, con varie svolte e con qualche saliscendi, penetra nella Valle dei Santi. La seguiamo per c. 1,4 km fino alla sua confluenza su Via Formelluzzo. Al bivio, prendiamo a sinistra Via Formelluzzo, e camminiamo su questa in leggera discesa per circa 300 metri fino a raggiungere un nuovo sottopasso ferroviario. Si tratta di una nuova linea ferroviaria locale che transita a nord di Capranica ed effettua il collegamento Orte-Capranica. Dall’inizio della Strada Doganale Oriolese a Vico Matrino [3] , fino a questo sottopasso abbiamo percorso circa 4,1 km (tot. c. 15,1 km). Dopo il sottopasso la strada cambia nome e diventa l’Antica Strada della Valle Santi che procede in falso piano e penetra nell’agglomerato della cittadina di Capranica [4] . Proseguiamo su questa strada per 1,1 km, trascuriamo Via Walter Tobagi e attraversiamo Viale Giacomo Matteotti, ormai affiancati da case e cortili, fino ad arrivare all’incrocio con Via Alcide De Gasperi (o SP93) che proviene da ovest e che procede verso sinistra in forte salita. Attraversiamo questa larga via e, al di là, raggiungiamo Largo Ripoll, praticamente uno slargo sulla stessa via. Risaliamo Via Alcide de Gasperi e, in altri 250 metri raggiungiamo la SR2 (Via Cassia). Su questa, pieghiamo a destra e seguiamo la SR2 per altri 250 metri, fino a quando questa compie una curva a gomito verso sinistra e scende più in basso, prima di abbandonare la città. Noi proseguiamo diritti ancora per qualche decina di metri fino a raggiungere Piazza Giuseppe Garibaldi, proprio di fronte alla porta che permette l’accesso alla parte più antica del borgo. Dal sottopassaggio ferroviario a questa piazza, abbiamo percorso altri 1,6 km (tot. c. 16,7 km). Qui facciamo una lunga sosta al Roxy Bar per assaggiare qualche bibita rinfrescante o qualche gelato. La giornata è calda, ci sediamo all’ombra nel dehor del bar per un gradito riposo. Con migliore lena, riprendiamo il cammino e, superata la porta, entriamo nella parte più storica della città. Camminiamo su Corso Francesco Petrarca per c. 150 metri e arriviamo nello slargo dove c’è il Comune di Capranica [4] e, poco più avanti sullo stesso lato del Corso, notiamo l’ingresso dell’anticoOspedale Civile San Sebastiano che presenta un’artistica lunetta formata da un frammento di marmo (lavorato con elementi antropomorfi e vegetali) recuperato dai resti dell’Abbazia di Santa Maria in Campis (XI sec.) [3] in localitàVico Matrino [3] , resti che abbiamo visto alle Torri di Orlando [3] . Dall’altro lato dello slargo c’è la facciata e l’ingresso della Chiesa di San Francesco [5] , il tutto abbellito dalla doppia scalinata. All’interno di questa Chiesa ci sono quadri e affreschi di famosi pittori del ’400 e ’500, tra cui uno attribuito allo stesso Michelangelo (giovane). Ma, il monumento più appariscente della chiesa è quello posizionato sull’abside e dedicato ai fratelli Conti Francesco e Nicola degli Anguillara [6] , morti nel 1406 e 1408. L’opera, eseguita nel primo quarto del 1400, da Paolo da Gualdo Cattaneo, è costituita da un sarcofago elevato da colonnine, sormontato da una cella con copertura a spioventi e finte cortine, inserito in una grande arcata gotica. I due fratelli sono distesi sopra il sarcofago e sono vestiti con le loro divise militari. Lasciamo questo slargo e procediamo per c. 100 metri su Corso Petrarca fino a raggiungere la Porta del Ponte (la seconda porta nel borgo, conosciuta come porta del Castello degli Anguillara [7] ), che si apre sotto la Torre dell’Orologio, torre che è inserita in una parte di ciò che resta del Castello [7] . La famiglia degli Anguillara dominò per circa 150 anni questa cittadina e un vasto territorio circostante. Uno tra gli esponenti più importanti di questa nobile famiglia è stato Orso degli Anguillara [7] , spregiudicato condottiero ma anche amante della cultura (si dice che componesse anche poesie). Orso degli Anguillara [7] è ricordato per l’ospitalità offerta a Francesco Petrarca nel 1337 nel suo castello di Capranica e per averlo accompagnato a Roma, in Campidoglio, nel 1341 per l’incoronazione di Petrarca a "Sommo Poeta". Alterne vicende di lotte a favore e poi in contrapposizione col papato portarono, nel 1465, alla rovina della famiglia e alla loro cacciata. Il Papa dell’epoca: Paolo II fece demolire il castello e inviò i cardinali come governatori di Capranica [4] . Il ponte che accede a questa porta supera la sottostante Via Romana che contorna più a sud questa parte di Capranica [4] . Dopo la Porta del Ponte, entriamo nel vecchio borgo e camminiamo su Via degli Anguillara che lo taglia longitudinalmente. Poi continuiamo su Via Virginio Vespignani fino a raggiungere Piazza Santa Maria dove sorge la Chiesa Cattedrale di Capranica [4] . Proseguiamo ancora sulla lunga Via Castel Vecchio che procede in discesa, guardando divertiti i nomi dei molti vicoli che incontriamo ai lati del tracciato principale. Compaiono nomi che ricordano la vita, le attività e i costumi di una volta, come: Vicolo Forno da Capo, Vicolo Forno di Mezzo, Via Acqua alle Rupi, Vicolo di Piazza Padella, Vicolo Settevene, Vicolo Forno da Piedi, Vicolo della Gallina, Vicolo della Penna, Vicolo Bella Penna, quest’ultimo che si collega con Via Romana e con la parte terminale di Via Castel Vecchio che esce dal paese con una scalinata finale nel Vicolo del Grillo, dopo aver percorso circa 550 metri dalla Porta del Ponte. Scendiamo lungo questa gradinata che, con diverse svolte ci riporta al piano dove transita la SR2 che sta uscendo da Capranica [4] per avvicinarsi a Sutri [9] . Ci troviamo vicino alla SR2 ma noi giriamo a destra (sud-ovest) e ci dirigiamo alla vicina Chiesa di San Rocco che raggiungiamo dopo c. 200 metri (tot. c. 1 km da Piazza Garibaldi) (tot. c. 17,7 km). Proseguiamo sulla sua destra a poca distanza dallo stabilimento di Acque Minerali Neri. Questa zona è raggiungibile, come detto sopra, anche percorrendo tutto il tracciato formato da Via Mattonara e da Via Romana che tagliano fuori Capranica [4] , passando a livello più basso e tutto a ovest del paese. Prendiamo una piccola strada asfaltata: Strada Pogliere che inizia proprio dietro alla chiesa e allo stabilimento e che sale rapidamente a ridosso di pareti verticali di tufo riguadagnando la campagna verso sud. Dopo aver raggiunto la sommità di una selletta, la strada procede in falso piano per un lungo tratto.
Arriviamo ad un bivio con la strada asfaltata Via di Crognano, che collega il paese di Sutri [9] con Crognano e con la stazione ferroviaria di Capranica-Sutri. Se decidessimo di andare a sinistra seguendo questa strada, come abbiamo fatto tante volte, raggiungeremmo facilmente la SR2 e quindi il paese di Sutri [9] . Oggi però seguiamo un recente percorso (che ho conosciuto nel 2015), molto più bello, anche perché al di fuori di strade asfaltate. Così, giriamo a destra e percorriamo un centinaio di metri sulla strada asfaltata, che in questa direzione (nord-ovest) cambia nome in Via Pajanello (o SP91), fino a giungere all’innesto, a sinistra, di un sentiero che si inoltra in un folto bosco. Su un palo vicino al bivio è stato pitturato, in colore bianco-rosso, un segnale della Via Francigena che indica la giusta direzione. Inoltre, sul lato destro del bivio, c’è un cartello che ricorda che questa zona è stata assegnata per la caccia al cinghiale. Dalla Chiesetta di San Rocco fino al bivio con il sentiero del bosco su Via Pajanello abbiamo percorso circa 1,6 km (tot. c. 19,3 km). Abbandoniamo Via Pajanello, giriamo a sinistra e iniziamo il cammino su questo sentiero. Ci inoltriamo in una grande foresta attraversata da corsi d’acqua che attraversiamo su ponti formati da tronchi traballanti. I corsi d’acqua formano a volte alcune piccole cascate. Camminiamo in area aperte e anche attraverso piccole "tagliate" tufacee. Finalmente ci avviciniamo al paese di Sutri [9] e raggiungiamo la zona della Torre San Paolo detta "degli Arraggiati" [8] . Qui facciamo sosta ad un incrocio di sentieri, nei pressi della grande fontana. Riprendiamo quindi il cammino e, in breve, raggiungiamo la SR2 a ridosso delle mura di Sutri [9] . Seguiamo la grande strada regionale, camminiamo alla base dell’antichissima città romana, passiamo davanti ad uno degli ingressi storici della città: Porta Franceta (o Porta Vecchia) e raggiungiamo il bivio del piccolo sentiero per la Chiesa della Madonna del Parto (ex-Mitreo) [10] . Anche se sono sicuro di trovare chiusa questa chiesa, desidero comunque portare il gruppo a visitare la zona da vicino e capire la complessità di questa costruzione interamente scavata nella roccia tufacea. Infatti, la troviamo chiusa, ma conosco bene il suo interno e i suoi affreschi, relativi ad alcune storie di pellegrini e di pellegrinaggio. Diamo un’occhiata all’esterno e ai pannelli esplicativi di questo monumento. Tutta questa zona è molto interessante e meriterebbe una visita più approfondita e una sosta di qualche giorno a Sutri [9] . Nelle vicinanze c’è la Necropoli etrusco-romana che vedremo domani transitando proprio davanti a lei. Poco prima della Necropoli c’è l’Anfiteatro etrusco-romano del I° sec. a.C., interamente scavato nel tufo, che si potrebbe ammirare dall’alto, durante una breve passeggiata sulla piccola collina che contiene la Villa Savorelli, sede del Parco, oltre che la Chiesa Madonna del Monte, il Giardino all’italiana, il Bosco Sacro e i resti del cosiddetto "Castello di Carlo Magno". Ma non abbiamo tempo poiché dobbiamo rispettare l’appuntamento con le suore francescane del Monastero di Fontevivola (sulla SP82 a c. 3 km da Sutri) che ci ospiteranno per la cena e il pernottamento. Torniamo quindi sui nostri passi, raggiungiamo nuovamente la SR2 e camminiamo su questa verso destra (sud) per qualche centinaio di metri. Finalmente, arriviamo al grande piazzale a sud-est di Sutri, davanti alla statua di Saturno a cavallo, simbolo della città, proprio all’inizio della strada d’ingresso principale di Sutri [9] : Via IV Novembre e la sua prosecuzione Via XXIV Maggio. In questo slargo c’è anche l’innesto con la SP82 che collega Sutri a Ronciglione. Qui termina il cammino di questa giornata e il gruppo si dispone in attesa del trasporto. Dal bivio sulla Via Pajanello (SP91) fino al bivio della SP82 a Sutri, abbiamo percorso c. 6,5 km (tot. c. 26 km in c. 9 ore di cammino, soste incluse). Arriva un pulmino guidato da una suora e insieme a quello guidato da Silvana siamo trasportati, con più viaggi, al Monastero. Ci sistemiamo velocemente nelle stanze messe a disposizione e don Ivano officia una messa nella Cappella del Monastero. Poi ci viene servita la cena nel refettorio. Prima di ritirarci per la notte riusciamo ad ammirare un tramonto bellissimo con sullo sfondo il Monte Soratte (obiettivo di fine pellegrinaggio), non molto distante da qui. Poi andiamo a riposare sperando che domani sia un’altra giornata soleggiata e interessante. |