Cronaca dell’escursione sulle tappe della Via Francigena tra Lombardia e Emilia,
insieme con le socie delle Sezioni di Cuneo e di Genova
dell’Associazione "Giovane Montagna"
(dal 17/4 al 20/4/2023)

( da Pavia (Lombardia) [m 77 slm] a Piacenza (Emilia) [m 62 slm] per circa 71 km )

Cronaca della 1° Tappa sulla VF in Lombardia (Pavia -> Santa Cristina & Bissone)


Logo Francigena

In cammino insieme con le socie della
Associazione G.M. ("Giovane Montagna")
Sezioni di Cuneo e di Genova


( sulle tappe della Via Francigena tra Lombardia e Emilia )
(da Pavia a Piacenza)

Escursione organizzata dai responsabili della sezione G.M. di Cuneo

Cronaca a cura di Enea Fiorentini (G.M. di Roma)
(17 - 20 Aprile 2023)




 
           NOTE VARIE:

  1. Note sulla storia di Pavia:    ->>> Back

    [ Posta lungo la Via Francigena (o Via Francisca) e sulle rive del fiume Ticino, poco a nord dalla confluenza di quest’ultimo nel fiume Po, la città di Pavia affonda le sue origini all’epoca delle tribù galliche; successivamente divenne municipium romano con il nome di Ticinum.   Nel Medioevo fu (insieme a Ravenna e Verona) una delle sedi regie del regno Ostrogoto, fu capitale per due secoli del Regno longobardo e poi, dal 774 al 1024, capitale del Regno Italico, mentre dal 1365 al 1413 ospitò la corte viscontea; dal 1361 è sede di una rinomata università, riconosciuta dal Times Higher Education nel 2022 tra le prime 10 in Italia e tra le 300 migliori al mondo, su un campione di 2.112 istituti universitari presi in esame.   Mentre in età romana Pavia era chiamata Ticinum, solo in età longobarda cominciò ad essere chiamata Papia, toponimo da cui deriva il nome moderno della città, che potrebbe provenire da un nome di gens romana, forse Papiria, e vorrebbe dunque dire " Terra della gens Papiria ".
    Per maggiori informazioni e curiosità, consultate i seguenti siti, da cui sono state tratte le note sopra citate:
    Note tratte dal sito:  https://it.wikipedia.org/wiki/Pavia
    Note tratte dal sito:  https://www.google.com/search?q=Origini+di+Pavia ]



  2. Dal ponte romanico all’attuale Ponte Coperto di Pavia:    ->>> Back

    [ Il Ponte Romanico:
    Uno degli aspetti essenziali della città di Ticinum era rappresentato certamente dal suo rapporto con il fiume.   La destinazione fluviale doveva riguardare naturalmente ed essenzialmente la parte inferiore della città, per lo più al di fuori del perimetro romano, con la presenza di attrezzature e installazioni portuali e magazzini interessanti una fascia a monte e soprattutto a valle del ponte che si ritiene sia stato costruito all’epoca di Augusto ( 63 a.C., Roma - 14 d.C, Nola).   Spingerci più oltre sarebbe precipitare dal piano delle ipotesi assai verisimili a quello della fantasia.
    Più fortunati siamo circa il ponte sul Ticino con la testimonianza di Opinino de Canistris:
    "Sul Ticino è un ponte lungo circa mezzo stadio, coperto quasi per metà, con muri e aperture dall’uno e dall’altro lato e verso il suburbio una porta a doppio battente.   E vi è sopra la chiesa di S. Saturnino.   Questo ponte ha anche piloni in pietre e massi e archi in parte lapidei, poggianti con blocchi di pietra nell’acqua.   La città stessa ha talvolta più a valle un altro ponte tutto in legno, con una grande porta con doppio battente all’entrata in città, per cui questo si chiama Ponte Vecchio, quello Ponte Nuovo".   La fonte archeologica non è del tutto assente al riguardo.   Il rudere di un pilone antico sottostante l’arco tra le pile quinta e sesta del Ponte Vecchio medioevale (a partire dalla città e calcolando anche pile ed archi interrati col tempo), era ben noto a Pavia almeno dall’ultimo decennio del secolo scorso.   Rispetto all’attuale Ponte Coperto si trova a oltre venti metri a monte: le apparizioni si sono fatte di recente assai frequenti.   Il rudere sporge dal letto del fiume su tre filari di grandi pietroni squadrati terminanti contro corrente con un possente sperone triangolare.   L’unico blocco superstite nel senso della larghezza misura cm. 225 circa ed è utilmente indicativo della larghezza media della pila.   La connessione tra i blocchi è suggerita dagli incavi accurati per le grappe metalliche e per i perni in ferro, "affogati" entro piombo, che la garantivano sia orizzontalmente che verticalmente.   Durante la grande magra del luglio 1976 e da allora ripetutamente è affiorato, a ridosso della riva sinistra, il rudere di un secondo pilone, che si mostra irregolarmente inclinato verso il fiume.   La superficie, che per il livello non conviene con nessuno dei tre filari della pila centrale, presenta a monte un unico blocco a foggia di sperone triangolare seguito da una successione di blocchi allungati in senso trasversale.   Se ne possono contare almeno otto, differenti per stato di conservazione e per misura e composti da più pietroni della cui connessione rimangono segni evidenti negli incavi per le grappe e per i perni.   All’altezza del sesto blocco la larghezza della pila è valutabile in cm. 285.   Oggi è parzialmente sepolto da un cumulo di terra, su cui corre una stradina lungo la riva sinistra del Ticino.   A partire dal marzo 1981 è apparso il rudere di un terzo pilone fra quello centrale e la riva destra.   Il ponte, forse uno dei due stabili sul Ticino dall’uscita dal lago Maggiore alla confluenza nel Po, sopportava un traffico commerciale di eccezionale volume ed era considerato altresì di strategica importanza per la quotidiana attività della città.
    Il Ponte medievale:
    Nel 1351 fu costruito sui ruderi del ponte romano un nuovo ponte, su progetto di Giovanni da Ferrera e di Jacopo da Cozzo.   Il ponte, completato nel 1354, era coperto e dotato di dieci arcate irregolari e di due torri alle due estremità, che servivano per la difesa; l’aspetto di questo ponte, anche se con sole sei arcate, è visibile negli affreschi di Bernardino Lanzani all’interno della chiesa di San Teodoro.   Durante la costruzione delle mura spagnole, nel XVII secolo, la prima arcata e mezza verso la città e la prima arcata dal lato del borgo furono comprese nei bastioni e, quindi, chiuse.   Successivamente furono aggiunti un portale di ingresso dalla parte del Borgo Ticino, una cappella al centro del ponte in onore di San Giovanni Nepomuceno e infine anche un portale di ingresso dalla parte del centro storico, eretto dall’Amati nel 1822.   Nel Palazzo Mezzabarba, la sede del Comune di Pavia, salone ufficio anagrafe, è presente un modello in legno del ponte trecentesco, realizzato nel 1938.
    Il Ponte Coperto attuale:
    Il 5 settembre 1944 a seguito di un bombardamento aereo alleato il ponte venne distrutto insieme con la chiesetta andò distrutta e la statua di San Giovanni Nepomuceno cadde nelle acque del Ticino.   Venne recuperata dopo qualche giorno, moIto a valle del ponte stesso, da un povero pescatore che la tenne per se e la ospitò con onore nella sua casa.   II Ponte Coperto venne ricostruito e al centro, su pilone centrale venne ricostruita la chiesetta e la statua del Santo, rimessa a nuovo dallo scultore pavese Romolo Bianchi, venne collocata nella sua nicchia al centro della chiesetta.   Il giorno 8 settembre 1949, nella ricorrenza della Sagra del Borgo Ticino, alle ore 12 veniva aperto il ponte con una solenne benedizione.   Questa inaugurazione, quasi intima e riservata aveva preceduto quella Ufficiale che sarebbe avvenuta qualche mese più tardi.   Note tratte dal sito:
     http://www.paviaedintorni.it/temi/arteearchitettura_file/artearchitettura_varie_file/descrizioni_ponteromanico.htm ]



  3. Note sulla Chiesa di San Giacomo della Cerreta (PV):    ->>> Back

    [ San Giacomo della Cerreta sorge ai confini della parrocchia di Belgioioso, nella campagna che si estende sulla riva sinistra del Po.   Osservare il semplice e solenne edificio sacro, circondato da poche case, da una cascina lungo la parete dell’abside e immerso nella quiete senza tempo di alberi e campi coltivati, ci riporta indietro al lontano XII secolo, epoca della sua origine.   Nel XII secolo la località era detta Porcaria o Cerreta, per la presenza di maiali o cinghiali; nelle sue immediate vicinanze sorgeva uno dei pochi ospizi della zona, citato nei documenti come Ospedale della Cerreta in Porcara, il cui scopo era quello di fungere da ricovero per i pellegrini.   Uno scopo importantissimo per questo territorio: infatti Pavia e il suo contado erano un punto quasi obbligato di passaggio per i pellegrini della Via Francigena (documentato almeno dal 1251).   Da qui la costruzione di una chiesa dedicata a San Giacomo, patrono dei pellegrini, e l’appellativo "della Cerreta" dal nome antico della località.   Documenti e indagini statistiche attestano il risalire della parte più antica della chiesa alla seconda metà del XII sec., mentre la parte più recente si spinge fino alla metà del XV secolo.   Alla chiesa di San Giacomo della Cerreta si fermarono molti pellegrini in cammino lungo la Via Francigena e/o diretti verso altri luoghi sacri.   La storia del cristianesimo antico e medioevale mostra il nascere di un costume che collega saldamente la comunicazione culturale ed economica tra i popoli con la pura e semplice manifestazione di devozione spirituale: si tratta della consuetudine del pellegrinaggio.
    In un primo tempo si crea un itinerario per pochi pellegrini che si recavano "ad Loca Santa (Gerusalemme)"; dal VI sec. si diffondono i flussi "ad Limina Apostolorum (Roma)", e dal X sec. si aggiunge il terzo grande segmento "ad Limina Santi Iacobi" per i pellegrini diretti a Santiago di Campostela.   Etimologicamente l’espresione Via Francigena è interpretabile come "strada dei Francigenarum" o "Strada Francorum".   (Note di Chiara Dacco’)
    Per maggiori informazioni e curiosità, consultate i seguenti siti, da cui sono state tratte le note sopra citate:
     https://www.comune.belgioioso.pv.it/c018013/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/53
     https://fondoambiente.it/luoghi/chiesa-di-san-giacomo-della-cerreta?ldc ]



  4. Note sul paese di Belgioioso e sul suo castello:    ->>> Back

    [ Belgioioso è un comune della provincia di Pavia in Lombardia.   Si trova nel Pavese meridionale, nella pianura a pochi chilometri dalla riva sinistra del Po.   Le frazioni Santa Margherita e San Giacomo si trovano sul bordo del terrazzo che domina la valle alluvionale del fiume.   Il comune è lambito nel suo confine a est, presso la frazione Zagonara, dal fiume Olona.   Nel XIV secolo, Belgioioso si chiamava Tabernellae.   L’insediamento era dotato di un castello, di proprietà della famiglia pavese de Cazabove, dotato di ricetto e poi acquistato da Galeazzo II Visconti nel 1376 e di una chiesa, già menzionata nel 1322.   Il castello fu ricostruito dai Visconti, signori e poi duchi di Milano, come castello di caccia, che chiamarono Zoiosus ("gioioso") e poi Belzoiosus.   Nel 1431 il castello fu infeudato ad Alberico II da Barbiano, nipote dell’omonimo condottiero ed egli stesso valente capitano.   I Da Barbiano discendono dai Conti di Cunio, di dantesca memoria, dai quali un ramo si staccò dalla natìa Romagna proprio per l’intitolazione del feudo lombardo.   Da allora Belgioioso legherà indissolubilmente il suo nome a quello della nobile famiglia, i Barbiano di Belgioioso appunto, che ne divennero Conti e poi Principi nel 1769.   Nello stesso anno Maria Teresa d’Austra concesse ai Barbiano di Belgioioso la possibilità di aprire a Belgioioso una zecca.   La zecca non venne mai aperta, tuttavia i principi fecero coniare a Vienna ongari d’oro e talleri.   Attorno al castello, che fu reso una splendida residenza principesca, i da Barbiano promossero la formazione di un vero paese, attirando coltivatori e artigiani.   Belgioioso era sede di squadra (podesteria) con il nome di Vicariato, che comprendeva molti centri vicini, e faceva parte della Campagna Sottana di Pavia.   Si noti che il Vicariato di Belgioioso non era feudo dei Barbiano ma degli Estensi del ramo di San Martino, conti di Corteolona; passò ai primi per matrimonio nel 1757.   Il principe Alberico pospose il cognome d’Este a quello familiare nell’anno 1775.   Nel 1872 fu unito a Belgioioso il comune di Santa Margherita Po.   Tra il 1929 e il 1947 fu momentaneamente unito a Belgioioso il comune di Torre de’ Negri.
    Nel 1376 Galeazzo II Visconti, co-Signore di Milano e signore di Pavia, acquistava dal pavese Lanterio de Cazabove un castello, dotato di torre e ricetto, a Belgioioso.   L’attuale castello fu probabilmente ricostruito da Galeazzo II nella seconda metà del secolo XIV in un’estesa proprietà dei Visconti nel territorio ove in seguito sorse il paese di Belgioioso.   Il nome "Zoioso" fu forse attribuito al castello per l’amenità del luogo e per la felicità che un tempo doveva recare il soggiorno in quella terra.   L’area dove sorse il castello era vicina alla Via Francigena e a una grande foresta, che si spingeva (a sud del castello) fino alla riva del Po, presso la chiesa di San Giacomo della Cerreta e l’importante porto di Pissarello, detta nel medioevo "valle Porcaria" per la grande quantità di cinghiali presenti nei fitti boschi di querce.   Il nuovo castello visconteo, concepito come residenza di caccia, riprende l’impianto ad quadratum (senza le torri angolari) e le dimensioni monumentali (ogni lato e lungo circa 100 metri) del castello di Pavia, sede della corte di Galeazzo II e del figlio Gian Galeazzo.
    Note tratte dal seguente sito, sul quale ci sono informazioni più complete:
     https://it.wikipedia.org/wiki/Belgioioso ]



  5. Note sul paese di Santa Cristina & Bissone:    ->>> Back

    [ Il paese si trova nel Pavese orientale, nella pianura alla sinistra dell’Olona.   La storia di Santa Cristina è strettamente legata a quella dell’antica abbazia benedettina di Santa Cristina.   Essa venne fondata dal re dei Longobardi Liutprando nella prima metà dell’VIII secolo, con il nome di Sant’Anastasio; nel IX secolo il monastero fu dedicato a Santa Cristina.   Fino al XII secolo ricevette donazioni da re e imperatori.   Nell’XI secolo papa Urbano II pose il monastero sotto la giurisdizione dell’arcivescovo di Milano.   Nel 1267 vi fu ospitato Corradino di Svevia.   Nel secolo XV il monastero venne dato in commenda; nel 1513 dai benedettini passò ai monaci vallombrosani.   Nel 1654 il monastero fu soppresso.   Il paese di Santa Cristina si sviluppò attorno al monastero, e nel 1164 è citato nel diploma imperiale con cui Federico I concesse a Pavia la giurisdizione sull’Oltrepò, la Lomellina e la campagna pavese orientale, in cui si trova Santa Cristina.   Fu sempre sotto la signoria feudale del monastero, e fece parte della Campagna Sottana di Pavia.   Dopo la soppressione del monastero, la signoria passò al Collegio Germanico.
    Nel 1841 al comune di Santa Cristina fu unito quello di Bissone.   Nel 1863 prese il nome di Santa Cristina e Bissone.   Note tratte dal sito:
     https://it.wikipedia.org/wiki/Santa_Cristina_e_Bissone ]

 
 


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