La sera di venerdì 1 giugno, nel Residence Le Petit Coeur, appena dopo la sistemazione dei bagagli nelle stanze assegnate, il sindaco Cassièn e l’assessore alla Cultura Attilio, ci hanno dato il benvenuto e hanno presentato le caratteristiche - antiche e nuove - della località che ci ospita, con l’ausilio di diapositive raccolte e archiviate nel tempo. Ci hanno raccontato la storia del suo capoluogo che possiede 33 frazioni [1] (piccole e grandi), ubicate in maggioranza nella parte soleggiata della collina (all’adret), disseminate sul territorio comunale confinante tra quelli dei comuni di Avise e di Morgex, poco distanti. Al dicembre 2011 la popolazione residente di La Salle ammontava a 2100 persone, ma tantissime sono le presenze di turisti (o di possessori di seconde case) nei mesi estivi. La storia del territorio di La Salle, come quella dell’intera Valle d’Aosta, è molto antica. Il toponimo di La Salle deriva dal termine longobardo "Sala", che vuol dire corte o granaio. La Salle domina la conca della Valdigne o "Vallis digna", come l’avevano denominata i Romani per la particolare bellezza del suo territorio, per la ricca vegetazione e per le vigne che si arrampicano fino ad oltre i mille metri di quota e che producono un rinomato vino DOC valdostano: l’ottimo "Blanc de Morgex et de La Salle", ottenuto con un vitigno autoctono: il "Priè blanc". All’area della Valdigne appartengono anche i paesi di Morgex, Pré-St-Didier, Courmayeur, La Thuile e tutte le frazioni che appartengono ai rispettivi territori comunali. La Valdigne, prima dell’occupazione romana, è stata abitata inizialmente da popolazioni Celto-Liguri, e poi dai Salassi altre popolazioni imparentate con i Celti. In epoca successiva i territori valdostani e quindi anche quelli della Valdigne furono invasi dai Longobardi, poi dai Franchi ed infine dai Burgundi. Verso il 1032, nella regione valdostana, subentrò il dominio dei Savoia che, diversamente da quanto avvenne negli altri comuni valdostani, furono gli unici signori feudali per la Valdigne che, nel corso dei secoli XIII, XIV e XV, concessero ai loro sudditi la possibilità di eleggere democraticamente i loro rappresentanti. A partire dal 1191, con la "Charte des franchises", vengono riconosciute le franchigie a molte località valdostane che tendono a razionalizzare le dazioni di denaro alle signorie locali e, con il sopraggiungere dell’egemonia dei nobili Conti di Challant, potenti signori valdostani vassalli prediletti dei Savoia, le franchigie vengono generalizzate e vengono periodicamente riscosse dai successori, in cambio del mantenimento di regole e di normative locali, che si consolidano in una legislatura propria fin verso la fine del 1700. Ad esempio, come racconta lo storico valdostano J.B. de Tillier nelle Franchigie, il Conte Amedeo V fissa una adeguata tassa per il 1318, alle popolazioni della Valdigne: <1318, 20 septembre, Aoste - Le Comte Amédé V pour les "Homines nostri Vallis Dignae, consortes", représentés par les envoyés de Courmayeur, de la Paroisse de Pré-St-Didier, de la Paroisse de La Thuile, de la Paroisse de Morgex et de la Paroisse de La Salle: il fixe à 220 livres le taux de la "complenta seu taillia" annuelle, au cas où il se trouverait personnellement en Vallée d’Aoste>. [2] (J.B. De Tillier, Franchigie, N.9, p. 50-51). La libertà, spesso conquistata a duro prezzo dalle popolazioni locali, fu spazzata via a più riprese da nuovi padroni e dalle più recenti vicende belliche. Anche il numero della popolazione locale subì drastiche riduzioni a causa di guerre e di epidemie, soprattutto con la diffusione della peste, spesso favorita dal passaggio di truppe straniere e dalle loro sopraffazioni verso una popolazione povera e già debilitata da misere condizioni di vita e di igiene. La leggenda locale racconta che dopo le disastrose stragi di popolazioni provocate dalla peste (diffusa, a più riprese, in tutta la Valle d’Aosta dal 1545 e, con una recrudescenza, nel 1630-1631) sopravvissero a La Salle solo 7 coppie; esse costituirono il piccolo nucleo che, per primo, ripopolò il territorio. Questo fatto è ricordato da due piccoli quadri di legno intagliato (contenenti 7 piccole teste d’angelo) appesi in cima alle due colonne che sostengono l’arco trionfale, tra la navata principale e il coro della Cattedrale di La Salle, dedicata a San Cassiano (martire cristiano di Imola, n. 240 - m. 303-305) [3] , e successivamente fu aggiunta la dedicazione a San Tommaso Becket (Londra 1118 - Canterbury 1170) arcivescovo di Canterbury [4]. Le 7 teste d’angelo simboleggiano le 7 coppie sopravvissute alla peste del 1630, sembra grazie alla puntura di alcune formiche che inocularono nei loro corpi l’acido formico che le rese immuni. Con un atto del 1282, il vescovo di Aosta Simon de Duin fondava a La Salle più o meno nella zona del vecchio municipio sulla piazza della chiesa, un ospizio per il ricovero di poveri, viandanti e pellegrini, in uno stabile regalato da un generoso abitante del luogo (Jean-Ney Morard). L’ospizio, divenuto nel tempo anche ospedale, operò fino al 1691 quando fu dato alle fiamme durante l’invasione francese in Valle d’Aosta. Oltre alla chiesa, come segno della devozione popolare, nel corso del tempo sono state costruite nel territorio comunale 18 bellissime cappelle rurali, alcune ornate con preziosi affreschi, come quelle di Charvaz e di Morge. Fino al 1782, i due comuni di La Salle e di Derby erano separati e ognuno aveva il proprio sindaco. Il comune di La Salle era diviso in tre tierce o quartieri: la tierce di Morge, comprensiva di tutte le frazioni della collina; la tierce di mezzo, comprensiva della Veulla (capoluogo) e delle frazioni del pianoro, inclusa Chabodey; la tierce di Echarlod, comprensiva delle frazioni verso est, oltre il Torrente des Arpilles. Nel 1782, a seguito di un decreto del Ducato di Aosta venne imposta l’unione del comune di Derby con quello di La Salle e furono definitivamente aboliti i tierce. Dopo il 1926, in pieno periodo fascista, i sindaci eletti liberamente dal popolo furono sostituiti dai podestà, nominati da Roma. L’11 maggio 1929, il comune di La Salle fu unito a quello di Morgex con il nome di Valdigna d’Aosta. Nel 1935, La Salle fu nuovamente riconosciuta come comune, ma le fu imposto il nome di Sala Dora. Al termine della seconda guerra mondiale, dopo la liberazione e la concessione dell’Autonomia alla Regione Valle d’Aosta, La Salle riprese il suo nome originario e i sindaci furono nuovamente eletti dalla popolazione. Un altro personaggio famoso, ricordato a La Salle è il Beato Innocenzo V Papa il cui nome di battesimo era Pierre de Tarantaise (Champagny-en-Vanoise 1224 - Roma 1276), italianizzato in Pietro di Tarantasia. La tradizione locale, anche se contestata da alcuni storici, fa risalire la nascita di Pietro di Tarantasia nel villaggio di Écours (Les Cours), nel castello di questa località appartenente al Comune di La Salle, da una famiglia nobile originaria della Tarantasia in Francia. In ogni caso, Pietro si allontanò ben presto da casa per entrare nell’Ordine dei Domenicani di Lione. Nel 1272 divenne arcivescovo di Lione e fu proclamato Papa (col nome di Innocenzo V) nel febbraio 1276 a Roma, dove morì il 22 giugno dello stesso anno. Innocenzo V fu beatificato da Leone XIII il 14 marzo 1898, e la sua memoria religiosa cade il 22 giugno. [5] Per ricordare l’ipotesi di una sua nascita in Valle d’Aosta, gli fu dedicata una via cittadina in Aosta: Via Innocenzo V Papa. Uno tra i più famosi personaggi valdostani, originario di La Salle, è stato don Jean Domaine (La Salle 1922 - 2006): fu un sacerdote e poi parroco della Collegiata di Sant’Orso di Aosta. Don Domaine (il "Don", così definito da tanti giovani valdostani della sua epoca e dei giorni nostri) è famoso per la sua grande passione per la musica e per la tradizione francoprovenzale, fu un animatore di giovani, scrittore, poeta e musicista che scrisse le più belle canzoni in patois e in francese della Valle d’Aosta, alcune di queste considerate degli inni dai valdostani. [6] Dopo questi ricordi storico-culturali, tutto il gruppo di allievi si è spostato da Derby al centro di La Salle per recarsi al Ristorante La Macina per la cena, al termine della quale fanno ritorno al Residence di Derby per il pernottamento. Sabato mattina 2/6, presso la Maison Grassy di La Salle (nell’antica casa della famiglia di un notaio che ha costituito 2 Confraternite di La Salle), dopo le presentazioni preliminari di ogni allievo, le lezioni sono iniziate con un gioco di ruolo: i partecipanti sono stati suddivisi in alcuni gruppi impegnati a ricordare le notizie fornite dai due amministratori locali, la sera precedente. Poi, tutto il gruppo si è trasferito in auto alla frazione collinare di Cheverel per visitare l’interessante Museo Etnografico "L’Homme et la Pente" ubicato in questa località. L’Assessore Attilio Tampan ci ha presentato i moltissimi attrezzi agricoli disposti nelle varie sale del Museo, e i vari altri utensili presenti in altre zone, tutti strumenti indispensabili per la vita di una comunità contadina di montagna. Di ritorno al borgo antico di La Salle, si gira per i vicoli del paese per ammirare le belle case, quasi tutte ristrutturate, come quella del Sindaco Cassiano. In una via notiamo, sulla facciata di una casa, una curiosità. Sopra un affresco che rappresenta San Lorenzo con l’attributo della graticola (diacono e martire nel 258), appare un dipinto tondeggiante che riporta la dicitura: "Le 17 du mois de septembre 1711, Sa Maiesté Le Roi de Sicile a logé en sette maison". Si tratta di Vittorio Amedeo II di Savoia che, primo della sua stirpe, ottiene il titolo di Re di Sicilia, ma l’anno della nomina è il 1713, avvenuta dopo la Pace di Utrecht che pose fine alla Guerra di Successione Spagnola. [7] A parte la strana scrittura in francese, la data del 1711 sull’affresco fu posta per piaggeria verso il futuro Re (che nel 1711 era ancora Duca), o fu un semplice errore, oppure una dedica postuma a nomina già avvenuta ? Dopo la pausa pranzo, presso lo stesso ristorante di La Salle, tutto il gruppo di allievi con gli insegnanti si è spostato alla Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle (Soc. Coop.) nella frazione La Ruine nei pressi della statale SS.26, dove il sig. Beneyton ha mostrato le cantine e la serie di vini in stagionatura. Abbiamo effettuato un assaggio di alcuni ultimi vini prodotti dalla casa, nelle vigne di Morgex e di La Salle. Il vino di queste zone è molto rinomato ed è conosciuto anche in Giappone, come documentato da riviste e foto, mostrateci con orgoglio dal nostro ospite. La serata, dopo cena, si passa ancora alla Maison Grassy dove Eliseo ci legge un racconto di La Salle, dal titolo: "La planta de sfroous" che parla di 4 ragazzi squattrinati di La Salle ("catro saléén") che decidono di abbattere un albero - di notte - nel bosco dell’envers, di tagliarlo a pezzi e di trascinare questi pezzi di tronchi a valle, portandoli in segheria tramite un cavallo e qui lavorare il legno tutta la notte, con l’accordo del proprietario, per poi ricevere da lui una paga doppia, pari a due giornate di lavoro. Eseguito il furto, l’abbattimento dell’albero, la sua lavorazione notturna in segheria e ricevuto il denaro, i quattro ragazzi passano tutta la giornata in osteria a bere e a mangiare e quando arriva il conto, l’ammontare richiesto è l’intera somma ricevuta dai quattro; ai quali non resta che esclamare: "To Peccoou !!" (tutto mangiato). Dopo la lettura di questo racconto, i partecipanti sono divisi in diversi gruppi e con seghe, arpioni e corde interpretano, al meglio, gli episodi del racconto. Il divertimento si spande a tutti i partecipanti che uniscono le loro voci in coro per sottolineare le operazioni dei quattro "attori", che si alternano ogni volta, all’opera. La serata si conclude tra risate, pezzi di tronchi di legno, seghe, accette e scaglie di legno sparse per il pavimento. Domenica mattina 3/6, presso la Maison Grassy di La Salle, si riprendono le lezioni. Daniel racconta la storia delle "Confraternite", "Le Confraì", che hanno avuto una lunga storia nella Valdigne e, in particolare, a La Salle. Le Confraternite nascono in Valle d’Aosta, e quindi nel territorio di La Salle, attorno al 1200 e, in maggioranza, si stabiliscono attorno alle parrocchie locali. Moltissime nacquero per ragioni umanitarie e sociali: per aiutare i più poveri, gli orfani, i bambini "illegittimi", le ragazze per allontanarle dalla prostituzione, ecc.. Altre Confraternite nacquero invece come "corporazioni professionali" per proteggere certe attività artigianali: cordonniers (calzolai); menuisiers (falegnami); maçons (muratori); boulangers (panettieri); tailleurs (sarti); commerçants (commercianti), ecc.. Spesso queste Confraternite formavano una specie di gruppo familiare e si dotavano di un proprio patrimonio, di una "cassa di pronto soccorso" e, a volte, di una propria Cappella. Organizzavano e partecipavano a proprie feste popolari, e si mostravano con particolari abiti da cerimonia (chiamati: "abeut"). Una tra le più famose Confraternite fu quella del "Saint-Esprit" (a La Salle nacque nel 1298) che si appoggiò soprattutto alle parrocchie locali. I suoi membri si tassavano per acquistare derrate alimentari e per distribuirle ai poveri all’uscita della messa in un giorno prestabilito. Dopo questi racconti storici, i partecipanti hanno svolto un’attività particolare: Daniel ha suddiviso i presenti in vari gruppi e ha chiesto loro di immaginare la fondazione di una nuova Confraì, con tanto di finalità, nome, abito, giorno della festa, patrono, sede, ecc.., incluso l’identificazione di un "Prieur de la Confraì" (Priore della Confraternita). Durante le interviste di ogni gruppo, sono emerse le situazioni più strane e stravaganti che hanno fatto divertire tutti. Successivamente, Liliana ha introdotto la figura del famoso "Chansonnier" valdostano don Jean Domaine [6], anche avvalendosi di foto e documenti di archivio. Don Jean Domaine nacque a La Salle il 21 agosto 1922, da François Domaine (originario di Saint-Nicolas) e da Marie Cré. Ordinato prete, tenne la prima Messa l’ 8 maggio 1945, e divenne canonico di Sant’Orso in Aosta nel 1946. Nel 1948 fondò il "Coro di Sant’Orso, composto all’inizio da una quindicina di ragazzi. Negli anni successivi il Coro aumenterà di numero e incrementerà il proprio repertorio inserendo le canzoni scritte e musicate da Don Domaine, in patois, in francese e italiano, facendosi conoscere e raccogliendo numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero. don Domaine ha insegnato anche all’Istituto Innocenzo Manzetti di Aosta come Professore di Religione. Anche don Domaine ha fatto una ricerca su testi antichi valdostani o stranieri di raccolte di canzoni, avvalendosi anche delle opere di Julien Tiersod [6] e di Joseph-Siméon Favre [6], ma ha scritto egli stesso innumerevoli canzoni, alcune di queste divenute degli inni per i valdostani. Tra le più belle canzoni di don Domaine, vengono ricordate: Verda Vallaye (1959) e Désarpa (1969). Don Domaine è morto l’ 11 luglio 2006, ed ora riposa nel cimitero di La Salle. Per la sua terra natale, il Don ha scritto due canzoni altrettanto famose: La Sõla e La Sallerentse che ci vengono cantate nella Maison Grassy da Ernesto Letey (bravissimo cantante dalla voce potente, membro del Gruppo folcloristico dei Sallereins), accompagnandosi con la propria fisarmonica. Anche Liliana si è esibita cantando alcune canzoni di don Domaine, in coppia con Antonio, uno dei partecipanti a questo Stage, anch’egli membro di un Coro valdostano. Il gran finale di questo Stage è avvenuto nella Sala Consiliare del Municipio di La Salle: nella storica Maison Gerbollier, dove si è esibito il gruppo dei Sallereins al completo (adulti e bambini) con balli e danze studiati ad-hoc da questo gruppo folcloristico. Poi, alla presenza degli amministratori locali, degli insegnanti e dei responsabili del BREL, sono stati consegnati ai partecipanti gli attestati di partecipazione. Una foto generale dei partecipanti tra i Sallereins e tanti saluti, hanno concluso l’incontro di La Salle. Grazie a tutti voi, non mancheremo di tornare ancora nel vostro bel territorio nel prossimo futuro! |