| 5-8-2003Probabilmente il fatto non è vero, ma limmagine è lo stesso affascinante.
 Il corpo congelato sulla vetta di una montagna è il massimo "segno" della presenza e
 della conquista, anche se finale, di un essere vivente.
 
 Cè forse anche negli uomini la stessa ansia di arrivare in cima, che spinge
 questi splendidi animali a farlo?
 Cosè il libro di vetta?  A cosa serve?
 
 Sai cosè il libro di vetta?
   Conosci la sua storia?
 Intendo proprio le tradizioni, le meditazioni e la spinta emotiva che hanno obbligato il
 primo alpinista a lasciare un proprio segno scolpito o scritto sulla cima di una montagna?
 Chi fu questo primo alpinista?
 Perché lha fatto?
 Anchio, come tutti voi, non ho risposte certe, non conosco il nome del primo antico
 alpinista, forse un cacciatore, un pastore, un guerriero, che ha voluto lasciare questo tipo
 di traccia di sè sulla montagna.
 Non so la data!
 
   Ma lattività di recupero dei libri di vetta, completi di "segni", e la loro
 sostituzione con altri nuovi, che compio ormai da anni con miei amici sul Gran Sasso
 dItalia, mi ha obbligato a riflettere su questo argomento.
 
 Quella spinta primordiale, così forte nelluomo preistorico, di lasciare una
 traccia imperitura di sé, o in onore di un dio, è ancora presente nellanima
 delluomo moderno e quindi negli alpinisti ed escursionisti?
 La risposta, credo, sia ancora affermativa.
 
 La grandezza e la potenza della terra e della natura montana in particolare, così ben
 espresse dalla visione di cime verdeggianti, rocciose o ghiacciate, creano commozione in noi e
 ci fanno sentire in questi momenti, degli esseri piccoli e indifesi al cospetto di tanta forza.
 Però, la consapevolezza di essere arrivati nel punto più alto di un monte, forse
 per primi, fa scatenare in noi una selva di sentimenti e, tra questi, quello più evidente
 e forte è la sensazione di vittoria, mescolata con il desiderio del ringraziamento agli
 dei o al Padre Eterno per la protezione ricevuta.
 Da tutto ciò, a mio parere, riemerge quel desiderio antico di dire qualcosa, di
 lasciare un segno.
 Una bandierina, un pezzo di stoffa che pian piano si consumano al vento sulla cima,
 vanno bene.
 Anche un pezzo di legno, faticosamente portato con sé e infisso tra le rocce o tra i
 ghiacci, va ancora bene.
 Ma questi segni non bastano, poiché non parlano di te.
 Essi comunicano solo che la vetta è stata violata da un essere umano ma nessuno
 saprà mai che sei stato proprio tu.
 
 Anche le croci o le statue, che più recentemente nella storia di conquista delle
 vette hanno riempito le cime delle montagne, non dicono nulla sui salitori.
 Nessuno conosce la data della tua salita e le modalità con le quali hai raggiunto la
 vetta.
 Nessuno sa se sei stato il primo salitore di quella montagna, se hai compiuto una delle
 prime ripetizioni, se sei salito da solo, in gruppo, in estate, in inverno, con pioggia o
 con il sole.
 
 So benissimo che per tante persone che raggiungono una cima queste cose non sono importanti.
 Uno dei moderni insegnamenti ecologici suggerisce appunto di lasciare le montagne e le loro
 cime intatte così come le abbiamo trovate, per consegnarle a coloro che le saliranno dopo
 di noi nelle condizioni migliori per ispirare anche a loro gli stessi sentimenti e le stesse
 emozioni che abbiamo provato noi.
 Un moderno insegnamento che però ha radici che si perdono nella storia delluomo,
 infatti, molti popoli antichi fino alle popolazioni indiane dAmerica lo hanno messo in
 pratica veramente.
 
 Ma come ben sapete, non sempre questo invito è seguìto dagli alpinisti ed
 escursionisti moderni.
 Anzi, spesso, vediamo immondizie dappertutto, lasciate da loro sulla cima dei monti e alla
 loro base.
 Anche questa è una forte traccia del nostro passaggio ed essa svela chi siamo, che
 animo abbiamo nei confronti della montagna, proprio già da quando ne percorriamo la sua
 base e le sue prime pendici e anche quando poi sentiamo emergere in noi i sentimenti più
 nobili sulla vetta.
 
 Ma questo comportamento aprirebbe un altro ampio discorso, forse occorrerebbe scrivere un
 nuovo racconto sui doppi o molteplici volti degli alpinisti e dei loro atteggiamenti mentre
 affrontano la salita di una montagna.
 Sul Mister Hyde alpinista/escursionista che è in noi.
 
   Per una stragrande moltitudine dalpinisti ed escursionisti rimane lo stesso forte il
 desiderio di lasciare un proprio segno sul punto più alto di un monte, comunque si sia
 saliti e su qualsiasi cima alta o bassa di cui si sia raggiunta la vetta.
 Il primo messaggio scritto lasciato su una cima di una montagna sarà stato sicuramente
 tracciato con un carboncino o con un graffito su una pietra.
 Poi in tempi molto più recenti, con lavvento della carta, ecco apparire il primo
 foglietto, scribacchiato con una punta di grafite o con le prime matite grossolane, poiché
 non cerano ancora stilografiche, biro o pennarelli.
 Sul foglietto si scrivevano le proprie generalità, la data dascensione, la via
 seguita in salita, quella della probabile discesa e altre informazioni tecniche.
 Questi foglietti erano lasciati sulle cime, posti sotto un sasso, con la speranza che
 fossero letti da qualche altro alpinista coraggioso, che potesse poi riferire di avere
 verificato la veridicità delleffettiva salita del primo alpinista.
 
 Il giovane Georg Winkler a soli 17 anni, nella sua prima ascensione alla Torre del Vajolet
 che oggi porta il suo nome, compiuta il 17 settembre 1887, fece proprio così: scrisse
 queste informazioni su un foglietto che pose al riparo sotto una pietra sulla vetta.
 Quel foglietto, recuperato successivamente, lo rese famoso e la sua salita divenne immortale.
 Winkler non ebbe fortuna: morì lanno dopo in un incidente durante
 lascensione alla Weisshorn, il suo corpo fu inghiottito dal ghiacciaio che lo
 restituì 68 anni dopo nel 1956.
 La sua fama però non si è mai spenta.
 
 Non mancavano a volte una dedica, una preghiera e un ringraziamento a Dio.
 
 Ed ecco la prima spinta verso il successo di questa pratica: la conoscenza del proprio
 primato e la stima per il proprio coraggio.
 
 Se saliamo una cima e scriviamo qualcosa su un foglio, saremo ricordati.
 I primi salitori di una montagna, che abbiano lasciato in vetta un segno riconoscibile
 della propria presenza, lo saranno più a lungo.
 
 In breve il foglietto si è trasformato in un libro, poiché questo è più
 resistente del singolo foglio.
 
   
 Poi si è costruito un contenitore metallico dove riporre il libro per proteggerlo
 più a lungo, e nel contenitore si lasciano matite e penne biro per permettere a chiunque
 arrivi in cima di lasciare, se vuole, il proprio messaggio.
 Il contenitore viene incastrato in qualche roccia sulla vetta oppure (e successivamente)
 viene ancorato saldamente su qualche robusto sostegno metallico, a volte anche sulle croci,
 proprio come è avvenuto per quello presente sulla Vetta Occidentale del Corno Grande
 al Gran Sasso.
 A quali persone è riservato il libro di vetta?
 
 La risposta è banale.
 A chi riesce ad arrivare in vetta!
 Si è ovvio, ma io aggiungo che il libro è riservato solamente a chi raggiunge la
 vetta con le proprie forze!
 I trasportati in vetta con lelicottero, con il paracadute o con altri mezzi aerei o
 meccanici terrestri, non sono le persone giuste per lasciare un proprio messaggio.
 Se lo fanno, il loro scritto non sarà gradito.
 Sono bene accetti solo i messaggi di coloro che raggiungono la cima con mezzi meccanici per
 portare soccorso ad altri alpinisti in difficoltà.
 Altrimenti la loro impresa verrebbe sentita come una beffa ed un oltraggio alla montagna!
 E un po come raggiungere la cima in elicottero, magari la vetta di un monte
 alto 4000 o 5000 metri, per fare pubblicità ad una bevanda (vi ricordate la
 pubblicità:".. sempre più in alto! Con grappa Bocchino! .." ??),
 lasciando poi un messaggio di conquista sul libro di vetta.
 E una presa in giro per gli altri alpinisti onesti.
 Quindi il libro di vetta è riservato a coloro che raggiungono la sommità del monte
 a piedi, in arrampicata, su vie di ghiaccio o in sci, guadagnandosi la cima con fatica, con
 impegno, con onestà e con sincerità.
 Solo così, raggiunta la cima, saliranno dal cuore le frasi semplici che riempiranno
 il libro di vetta di sincerità e renderanno questultimo uno strumento prezioso
 di conoscenza dellanimo umano.
 Il libro di vetta sta solo su una montagna importante?
 
 Per cominciare a parlare di questo argomento, occorre prima
 definire cosa sintende per montagna importante.
 Forse una montagna molto alta?
 Forse una salita di una parete difficile di un monte con condizioni ambientali proibitive?
 Non saprei!
 Ognuno di noi utilizza parametri personali di valutazione diversi da quelli di altri
 alpinisti per definire le difficoltà di uguali salite in montagna.
 Si cercano parametri comuni, si studiano tabelle di comparazione, ma la valutazione umana
 rimane quella che è: il risultato di un misto di fatti oggettivi e di sensazioni soggettive.
 E spesso la quota di un monte non lo rende più importante daltre cime agli occhi
 di molti alpinisti.
 Infatti, anche se il libro di vetta di una montagna "importante" emana un fascino
 particolare e produce un forte richiamo per gli alpinisti, anche i libri di vetta su cime
 minori non sono trascurati.
 Anche questi ultimi custodiscono messaggi importanti.
 Così, è facile trovare il libro di vetta su cime mediocri o facili da salire.
 Lo scopo della sua presenza è sempre lo stesso: raccogliere le esperienze, le
 impressioni e i pensieri di chi avrà voluto salire alla cima.
 Lobiettivo degli alpinisti e degli escursionisti è raggiungere il punto più
 alto del monte, non ha molta importanza se esso non raggiunge i 3000 o i 4000 metri daltezza.
 E pur sempre una vetta, a volte bella, a volte con una "silhouette" elegante
 e anche lì ci si sente in alto.
   Raggiunta la cima, si è consci di aver conquistato qualcosa e si placa, per
 un po, lansia che è in noi stessi.
 Possiamo allargare la nostra vista sul mondo guardandolo con gli occhi e con il cuore.
 Per un attimo siamo in pace con noi stessi e con il creato.
 E vogliamo esprimere questi nostri sentimenti anche qui, anche su una cima minore.
 
 Dovè il libro?
 <Eccolo!>
 E allora scriviamo qualcosa!
 Cosa si trova in un libro di vetta?
 
 Il libro di vetta è una miniera di informazioni.
 Si trova un po di tutto, certamente anche parolacce ma queste sono una minoranza
 rispetto alla moltitudine di espressioni serene e divertenti che sono presenti sul libro.
 
   Su uno di questi libri di vetta, recuperato da me e da Andrea sulla Vetta Occidentale
 del Corno Grande (m 2912) cima più alta del gruppo del Gran Sasso dItalia (in
 Abruzzo) il 6 giugno 2003, che ho analizzato e che mi serve come spunto per questo racconto,
 ho trovato molti scritti, tracciati un po dovunque: fin sulle copertine e su foglietti
 volanti infilati tra le pagine.
 Il libro è rovinato e presenta una copertina in cartoncino rosso ormai corrosa e ha
 i fogli arricciati, segno evidente che ha sofferto pioggia e gelo.
 E un vecchio libro di vetta, ormai completo, consunto e
 semi-distrutto che contiene notizie dal 4 novembre 2001 al 1 giugno 2003.
 Lo abbiamo riposto con cura nello zaino, sostituendolo con uno nuovo che abbiamo sistemato
 nel contenitore metallico sulla vetta.
   Dopo quella volta, molti altri amici della GM di Roma, come lo stesso Andrea, poi
 Dario, Lorenzo, Matteo e Roberto hanno provveduto o collaborato per nuove sostituzioni.
 Divertenti o impegnative salite periodiche a questa montagna sono state utili per
 continuare un nobile servizio.
 
 Riportato a valle il vecchio libro, si è proceduto al suo restauro, per quanto è
 stato possibile fare.
 Fortunatamente i messaggi sono ancora leggibili.
 Alcuni di questi scritti sono banali, altri sono scurrili e molti troppo laconici (solo
 data e firma), ma tanti sono veramente interessanti e fanno trapelare i sentimenti e
 lanima di chi li ha lasciati.
 
 Tantissime le località e i paesi di provenienza di coloro che hanno raggiunto la Vetta.
 
 Leggendo i messaggi di questo libro, ho scoperto che tutta lItalia è presente,
 da Trieste ed Aosta alla Sicilia.
 Tra gli altri Stati, molti sono gli escursionisti che provengono dallAustria, dalla
 Francia, dalla Germania e dalla Svizzera; un discreto numero dallOlanda, dalla Slovenia,
 dalle Repubbliche Slovacca e Ceca.
   Alcuni piccoli gruppi provengono dalla Bosnia, dal Canada, dalla Grecia,
 dallInghilterra, dallIrlanda, dalla Norvegia, dalla Polonia, dallUngheria,
 dalla Spagna, dagli Stati Uniti.
   La rarità delle presenze è rappresentata da escursionisti provenienti
 dallAustralia, dalla Corea del Sud, dal Giappone (purtroppo le loro dediche sono
 incomprensibili), da Israele e dalla Nuova Zelanda.
 Ho scoperto dediche scritte addirittura in latino!
 La "Via" di salita più gettonata a questa Vetta, sia destate che dinverno,
 è la "Direttissima" del versante aquilano, seguita dalla Cresta Ovest e dalla "Via
 Normale".
 
 Gli alpinisti più bravi e preparati hanno raggiunto la Vetta Occidentale, dopo ardite
 arrampicate sui versanti est, nord e sulle creste del versante sud-est; altri si sono
 cimentati nella salita del ripidissimo "Canalone Centrale", oppure nella traversata di tutte
 le vette del Corno Grande.
 
 Molte sono state le salite in notturna, nellattesa dellalba ed altrettante
 quelle in "serata", in attesa dellimbrunire infuocato di colori.
 Oltre ai singoli, moltissimi sono stati i gruppi di escursionisti (del CAI, della G.M.
 e di altre Associazioni) che hanno raggiunto la cima in comitiva e diversi sono i gruppi di
 militari (Alpini, Corpo Forestale, Finanza, ecc..) che si sono cimentati in salite ed
 arrampicate su vie e pareti famose.
 Non sono mancati i gruppi religiosi guidati da "religiosi alpinisti".
 Quasi tutti glielhanno fatta, alcuni facendo "fatica", altri con "paura", altri
 ancora raggiungendo degli "exploits" in velocità e nei "concatenamenti" di cime.
 Quali emozioni e sentimenti sono custoditi sul libro di vetta?
 
 Tutti coloro che hanno lasciato uno scritto hanno fatto
 trapelare gioia, un ringraziamento al Signore, e un pensiero per le persone presenti
 allascensione o che non sono potute salire fino in vetta.
   Alcune dediche sono destinate a persone care che non ci sono più.
 Altre, più gioiose, per ricordare che la salita è avvenuta in occasione di un
 compleanno, un onomastico o unaltra ricorrenza particolare.
 Alcuni sono saliti per festeggiare laddio al celibato!
 Ne scaturisce un insieme di sentimenti profondi che commuovono ed arricchiscono il lettore!
 
 Valga per tutte questa dedica, raccolta sul successivo libro di vetta, che racchiude
 in sé molti sentimenti di stupore, di gioia, di ringraziamento:
 
 
 
 ".. Incredibile!
 raggiungere la Vetta,
 raccogliere i propri passi
 ... il volo dei corvi ...
 ... il vento ...
 il silenzio del sole
 voglia di dipingere. .."
 
 Angelo Antonio
 < LAUDATO SIIChe fine fa il libro di vetta quando è completo, e chi lo gestisce?
 
 Ogni libro di vetta contiene informazioni per il suo recupero.
 
   Normalmente si lasciano, sulle controcopertine del libro, i numeri telefonici delle
 persone incaricate della gestione di questo documento, del suo recupero e della sua
 sostituzione.
 Normalmente sono i rappresentanti delle sezioni del CAI o di altre associazioni
 alpinistiche (come la G.M.) che si accollano questo onere.
 Ma ci sono anche associazioni private che offrono questo servizio agli alpinisti.
 Gli alpinisti più sensibili che, ponendo la loro firma sul libro, si accorgono che
 esso è quasi completo, avvertono qualche rappresentante di queste associazioni che
 provvedono per il recupero del libro e per la sua sostituzione.
 A volte il libro completo è portato in qualche rifugio della zona e consegnato al
 gestore.
 In questo caso è lui che ci avverte per andare a recuperarlo direttamente in rifugio.
 
 Per tradizione e per accordi con altre Associazioni Alpinistiche, da più di 10 anni
 il libro di vetta della Vetta Occidentale del Corno Grande al Gran Sasso è mantenuto e
 rinnovato a cura dellAssociazione Alpinistica "Giovane Montagna" (G.M.) - Sezione di
 Roma.
 
   E un onere che questa Associazione si accolla volentieri, ben conscia
 dellimportanza di questo documento che contiene i pensieri, le riflessioni e le dediche
 lasciati su queste pagine da moltissime persone (alpinisti famosi o escursionisti alle prime
 armi) per esprimere i propri sentimenti dopo lascesa ad una delle più belle Cime
 dellAppennino Centrale.
 Il libro recuperato è spesso restaurato per ripararlo dai danni provocati dalle
 intemperie ed è archiviato insieme con quelli precedenti.
 
 E possibile quindi effettuare una consultazione dei libri di vetta recuperati,
 facendone richiesta alle Associazioni che effettuano questo servizio.
 Per consultare il libro della Vetta Occidentale del Corno Grande (Gran Sasso) si può
 inviare la richiesta (o rivolgersi direttamente) alla "Giovane Montagna" - Sezione di Roma,
 con sede sociale in Via Lorenzo Rocci, n. 64 (zona Colli Portuensi/Casaletto - Roma) -
 tel. 06-65740212 c/o Casa Mater Mundi (Orario dapertura: tutti i Marted́ dalle 18:45
 alle 19:45, esclusi i festivi ed i mesi di Luglio ed Agosto).
 La raccolta "online" dei messaggi più interessanti del libro di vetta
 
 Penso di non arrecare alcun danno "morale" o qualche torto
 agli autori, se pubblicherò alcuni dei loro scritti che sembrano, a mio avviso, tra i
 più belli e originali contenuti su questo libro di vetta.
 La quantità di messaggi contenuti nel libro di vetta è enorme e anche la
 selezione fatta occupa comunque un grande numero di pagine.
 Ciò non è compatibile con lo spazio disponibile su una rivista cartacea.
 Ho preparato quindi un file "online", presente sul mio sito web:
http://www.eneafiorentini.it , che è disponibile per coloro che si sentono
 interessati alla lettura di questi messaggi.
 Il link per accedere a questo file (in formato Acrobat - .pdf) è il seguente: 
http://www.eneafiorentini.it/iracc/Ragmlvet.pdf
 
 Per rendere meno monotona questa lettura, ho ordinato questi scritti per "argomenti",
 dividendoli secondo una tipologia dettata esclusivamente dai miei "gusti" letterari.
 Ed ecco lelenco delle sezioni "inventate", in cui è stata suddivisa questa
 raccolta:
 
 - Espressioni di stupore verso questa vetta e di gioia per la salita.
 - Espressioni di fede e di ringraziamento al Signore.
 - Riflessioni più o meno profonde e citazioni.
 - Le dediche.
 - I saluti di rappresentanti dei gruppi e dei club alpini.
 - I saluti di rappresentanti delle sezioni della "Giovane Montagna - G.M.".
 - Personaggi famosi del Gran Sasso e non.
 - Le imprese particolari e gli "exploits".
 
 Prego quindi i lettori di questa lunga "raccolta" di dediche di avere pazienza e di
 scusarmi, mentre invito gli autori di questi scritti (se riconoscono una loro citazione),
 di farmi pervenire un cenno dassenso oppure una richiesta di modifica in caso
 dinesattezze, peraltro non volute.
 
 Non è stato semplice decifrare alcuni scritti, a volte quasi svaniti a causa
 dellumidità accumulata sui fogli del libro.
   Scrivo di seguito qualche messaggio tra le migliaia custoditi sul libro, solo come
 esempio, per stuzzicare la curiosità e la voglia di andare a dare uno sguardo più
 approfondito nelle pagine "online".
 Spero di fare una cosa gradita ai molti escursionisti ed alpinisti che hanno raggiunto
 la Vetta Occidentale per la prima volta o per lennesima e che sempre sono rimasti
 stupiti ed ammirati dalla bellezza delle montagne e dellambiente circostante.
 Ma sono sicuro che questa raccolta stupirà e sarà gradita anche agli altri
 appassionati della montagna che non hanno ancora raggiunto la Cima più alta
 dellAppennino Centrale.
 La lettura di queste poche righe può aiutare a capire cosa può contenere
ogni libro di vetta di oltre 300 fogli.
 Allora, sia questo scritto uno stimolo in più per chiunque voglia affrontare
questo sforzo e raggiungere la Vetta!!
 
 
 MI SIGNORE
 PER SORA LALPE
 E SORA L'APPENNINA,
 CHE DANNO TANTA GIOIA
 A CHI FATICA
 PER CONQUISTARE IL COLLE
 E POI LA CIMA >
 
 (un montagnino anonimo del XXI secolo)
 Ogni "nuovo" libro di Vetta, preparato
 dalla G.M. di Roma, inizia con queste parole di un montanaro della nostra sezione - che
 vuole rimanere anonimo - e che, come molti di noi, ha sentito il desiderio di ringraziare
 Dio per avergli consentito di raggiungere una cima terrena, in serenità e letizia,
 nella speranza di poter raggiungere ben più alte mete...
I  SALUTI  DELLE  SEZIONI  DELLA  "GIOVANE MONTAGNA" - G.M.Ecco qualche esempio
 
 Da notare che le inserzioni nel testo, del tipo: [abcde] sono
 mie e non dellautore e sono state inserite solamente in quei casi dove è stato
 assolutamente necessario farlo, per chiarire il contesto.
 
 
 
 22-6-2002
 Saliti per la Diretta [la Via "Direttissima"] con una giornata splendida, con 4 amici cari della "Giovane Montagna" [Sezione] di Cuneo - Regione Piemonte.
 Domenico 1959, Marco, Luciano, Giampiero, Antonio
 
 22-6-2002
 Stupendo!  Portando il nostro fagotto di nuvole, siamo giunti in cima.
 Una cinquantina in vetta!!  E la Giovane Montagna - sez. di Cuneo in Gita Sociale!
 Anna Maria, Michele, Iucci, Oreste, Renato, Marisa, Marco, Giorgio, Grazia, Gabriella, Giaki (classe 1927)
 Cesare e Anna Zenzocchi e Rita - G.M. sez. Torino
 Virginio - CAI Cuneo
 Italo e Clara - CAI Busca
 
 
 PERSONAGGI  FAMOSI  DEL  GRAN  SASSO  E  NON
 1-4-2002
 Moriggia-Acitelli, perché no??!!
 Massimo Marcheggiani, Fabia e Marcello Carbonetti - Roma
 
 28-4-2002
 Dopo una bufera notturna passata al Franchetti, siamo saliti per il [ghiacciaio del] Calderone in una fantastica giornata.
 Luca Mazzoleni [gestore rif. Franchetti], Marco Priori - CAI Roma / CNSAS Abruzzo
 
 8-6-2002 - ore 15,00
 X Egidio la +++ bella giornata di tutti i tempi..  Ciao a tutti!!
 Insieme a Fiorangela Bellotti, Franco Vanzolini, Marcello Cavalleri, si uniscono alla bella ascensione dal [ghiacciaio del] Calderone con roccette e "suspence" finali.
 Egidio, Fiorangela, Franco, Marcello - CAI Roma
 
 20-6-2002
 Accompagnati da Alberto Paleari, durante una settimana Albertiana, dalla cresta Nord-Est
 Alberto, Everardo, Franco, Giovanni
 
 27-6-2002
 Sperone Centrale - Via Bafile + varianti
 Giorgio Mallucci, Cristina, Lauretta
 
 
 LE  IMPRESE  PARTICOLARI  E  GLI  "EXPLOITS"
 9-1-2002
 Mauro e Luciano x il canale del Tempio...
 Bella lultima goulotte(ina) ghiacciata!!
 La giornata è stupenda e non cè vento!!
 Luciano, Mauro
 
 13-1-2002 - ore 11,30
 Maurizio e Franky, anime verticali, 1° invernale sul Gran Sasso!
 Giornata fantastica!
 Francesca, Maurizio
 
 2-3-2002
 Da Prati di Tivo con gli sci..
 Discesa a Casale S.Nicola per il Vallone delle Cornacchie.
 Davide (INA-INSA) - CAI Castelli
 Carlo (INA-ISA) - CAI Castelli
 
 7-3-2002
 Vento di bestia...  Giornata stupenda!!
 Partiti questa mattina alle ore 8,00 dal Piazzale "basso" della Funivia [ da Fonte Cerreto ],
 Arrivo in vetta alle ore 12,30.  Si torna al piazzale della Funivia.
 Marco
 Conclusione
 
 Se la lettura di "queste dediche" vi ha annoiato, vi chiedo
 scusa!
 Se invece vi sono piaciute, scrivete due righe di commento:
 - al Presidente della "Giovane Montagna" - sez. di Roma (indirizzo e-mail:
presidente@giemmeroma.org)
 - oppure al sottoscritto (indirizzo e-mail:
webmaster@eneafiorentini.it.
 
   Se, nella raccolta "online", trovate un vostro scritto e volete effettuare una correzione,
 un chiarimento, unaggiunta a quanto è scritto sul libro, fatemelo sapere.
 Molto spesso le firme degli escursionisti non sono leggibili sia perché scritte con
 un po troppe "volute artistiche" (sigh!) sia perché rovinate dallumidità.
 Se quindi trovate qualche firma sbagliata o mancante comunicatemelo ed eseguirò le
 correzioni.
 Non ho voluto certo offendere nessuno e neppure violare uneventuale "privacy"
 personale.
 Ma un libro di vetta, aperto alla libera lettura di tutti quelli che riescono a
 raggiungerlo, non dovrebbe essere considerato un documento sottoposto ad una qualche norma di
 "privacy".
 In ogni caso, se qualche autore lo desidera, eliminerò il suo scritto da questa
 raccolta non appena ne sarò informato.
 
   Vi assicuro che questo lungo lavoro di raccolta dei vostri pensieri è stato motivato
 esclusivamente dal comune amore per questa montagna!
 
   
 Come già spiegato, lo scopo di questa pubblicazione di uno stralcio di messaggi del
 libro di vetta è solo quello di stimolare altre persone a salire su questa cima e a
 provare personalmente le stesse emozioni e sensazioni di quanti ci hanno preceduto.
 Ed è anche una controprova per verificare se anche voi sentirete gli stimoli e la
 forza interiore di lasciare un vostro scritto sul libro di vetta.
 
   Da queste righe auguro a tutti i lettori di questo racconto di compiere la 1° ascensione
 alla Vetta Occidentale del Corno Grande (o lennesima per gli amanti del Gran Sasso come
 il sottoscritto) per assaporare laria fine della Vetta e sentire, forse, le stesse
 sensazioni e paure provate dallingegnere e capitano militare Francesco De Marchi quando
 salì per primo questa vetta nel lontano 19 agosto 1573.
 
 
   Di questa salita ne lasciò una traccia scritta, oggi custodita
 nel Codice Magliabechiano conservato alla Biblioteca Nazionale di Firenze.
  ("per leggere il suo racconto integrale,
 fare un click del mouse
 QUI ").
 Alcune righe, in particolare, ci ricordano quanto fu impervia la salita a
"... quel Monte che è detto Corno ..." e
 quanto fu difficile la scoperta di un passaggio sicuro per la vetta:
 
 "...lhuomo non si puol dare aiuto
 luno à laltro perché bissogna stare attaccato alla pietra con le mani:
 massime quando si è appresso alla sommità un terzo di miglio dove la pietra è
 fragilissima.
   Dico se lhuomo cadesse che vi son luochi dove verrebbe ducento, e più
 bracci per aria; poi trovarebbe punte di sassi e divi potteria caderaltro tanto,
 come fece un Frate lanno 1572 che cascò e andò in pezzi...".
 
 Naturalmente auguro a tutti di non fare la
 fine del buon Frate del 1572, ma di fare una bella escursione e uninteressante
 esperienza salendo questo "favoloso" Monte.
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