Avevo appena partecipato allassemblea
annuale dei soci Lipu del litorale laziale, ed ero rimasto colpito dalla presentazione di
diapositive sul bracconaggio in varie parti dItalia e sulle nefaste prospettive sulla
protezione ambientale a seguito di nuove proposte legislative nazionali e regionali, tutte a
favore dei cacciatori.
Dopo la riunione, mi ero fermato un po per fare due chiacchiere con gli amici
dellAssociazione.
<Vieni con noi e capirai cosa
significa essere in prima linea> con queste parole Marco(°) mi invita ad unirmi
con il suo gruppo di Guardie Venatorie della LIPU (Lega Italiana per la
Protezione degli Uccelli) lindomani mattina, molto presto, per un
controllo in alcune zone del litorale romano, molto frequentate dai cacciatori in questo
periodo di apertura della caccia.
<Non cè alcun problema> rispondo.
Sono abituato a levataccie peggiori quando vado in montagna e poi ho tanta curiosità
per questa uscita, per me così particolare, che non voglio perdere loccasione.
Io sono un semplice socio LIPU, ma sono molto sensibile alla protezione della natura e
degli animali in particolare.
<Cosa vuoi che sia una sveglia mattiniera in aggiunta alle tante?
E poi non si va nemmeno in montagna ma soltanto qua vicino..>.
Lascio la riunione dopo aver concordato lora dellappuntamento di
domani: <ci vediamo alle 6 e 10 sotto casa tua>, dico a Marco(°)
salutandolo.
--- ooo O ooo ---
Si va a caccia!
Ma a caccia di cacciatori disonesti!
Proprio di quei "simpaticoni" che sparano a tutto ciò che si muove!
Agli uccelli la cui uccisione è permessa e anche a quelli su cui cè
il divieto di abbattimento oppure a piccoli mammiferi che abitano le zone costiere.
In questo ultimo periodo si sta verificando una "deregulation" generalizzata in
molte regioni italiane e si vuole addirittura reintrodurre la caccia anche allinterno
dei Parchi nazionali e regionali.
Così si deve assistere impotenti a molte deroghe di leggi più restrittive in
vigore fino a pochi mesi fa, spesso diverse da regione a regione e da provincia a provincia,
che stanno rendendo la vita più facile ai cacciatori, specialmente a quelli disonesti,
e molto più dura per le specie cacciabili, in particolare per gli uccelli migratori e
stanziali.
Gli storni che erano tranquilli in questa stagione dellanno, non hanno ancora
saputo che non è più il caso di esserlo.
Infatti, alla data di questo racconto, la Regione Lazio e la Provincia di Roma hanno
derogato al diritto di vivere di questi piccoli animali, consentendo di ammazzarli; così
questi ultimi possono entrare nel carniere dei cacciatori locali senza tema di una sanzione.
Naturalmente sono già molte le specie cacciabili in questa stagione (pavoncelle,
alzàvole, ecc..) e non si capisce perchè si debba allargare ed incrementare questa
carneficina legalizzata.
Beh! Se si ascoltano i discorsi dei cacciatori e, in particolare, dei
venditori di armi ed accessori e dei loro sponsor, veniamo a sapere che questo è uno
sport antico.
Oltrettutto il cacciatore si considera un operatore ecologico poichè collabora per
il mantenimento di un bilanciamento delle specie nel territorio a beneficio
dellecosistema!
Ma è proprio vero?
E dove sono i controlli?
Chi li effettua?
Sulla carta sono molti: guardia forestale, guardia provinciale, nuclei speciali di
carabinieri, guardie venatorie volontarie della LIPU, del WWF e addirittura della FederCaccia.
Ma nonostante tutto questo complesso di forze, molte delle quali svolgono anche
funzioni di P.G. (Polizia Giudiziaria), ogni anno si assiste ad una strage enorme di animali,
molti di questi appartenenti a specie protette.
Ogni giorno vengono consegnati decine e decine di animali feriti ai vari Centri di Recupero
Animali, sparsi ormai su tutto il territorio nazionale.
Molti di questi animali muoiono, altri si salvano ma rimangono invalidi ed impossibilitati
a riprendere la loro vita in natura e solo una parte di questi vengono reintrodotti nel loro
ambiente con successo.
E, per peggiorare la situazione, ci sono due nuove proposte di leggi "killer" già
pronte a colpire.
Esse contribuiranno a distruggere un lavoro di 20 anni svolto dal mondo ambientalista per
far sì che anche lItalia potesse finalmente adeguare le proprie norme a quelle
Europee.
Le zone umide costiere italiane, che sono dislocate a poca distanza tra loro, si
trovano sulla direttrice più importante della migrazione di molti uccelli.
Essi transitano in folti gruppi sulla nostra penisola: sono partiti dalle loro stazioni
invernali africane per raggiungere i luoghi di soggiorno estivo nel nord Europa e rifanno lo
stesso viaggio a fine stagione.
La linea di costa, soprattutto quella del versante tirrenico, rappresenta lautostrada
principale per questo viaggio, lunga migliaia di chilometri.
Le importanti zone umide e lacustri disseminate nelle vicinanze diventano così gli
"autogrill" di questi uccelli che vi sostano per un ristoro ed un breve riposo.
E proprio quando scendono verso queste zone, stanchi per il lungo viaggio e stremati
per aver superato bufere e venti dalta quota, si trovano alla portata dei fucili dei
"veri" amanti della natura (così si definiscono spesso i cacciatori) che li accolgono
con gioiose schioppettate.
E ovvio che la loro morte è colpa degli stessi uccelli migratori che
arrivano nelle nostre zone senza tener conto delle nuove leggi italiane che, al posto di
aumentare la loro protezione, hanno permesso di allargare la maglia dei divieti e quindi
hanno potenziato il numero dei fucili spianati e rimpinguato le cartucciere dei cacciatori.
Oltre tutto gli uccelli non sanno in quale regione essi sono sicuri e in quale invece
sono cacciabili; in effetti non hanno imparato a leggere i calendari venatori regionali,
così diversi tra loro, e a conoscere le deroghe legislative.
Ma si sa che la legge non ammette lignoranza delle sue norme.
E se queste sono tante e disomogenee, che importa?
La caccia è uno sport antico e nobile e forse lo includeranno tra gli sport da
olimpiade, accanto al tiro al piattello poichè si sa che questultimo non procura
le stesse emozioni di quelle che si provano uccidendo animali con fucilate, con le trappole
e con linganno...
Anzi, visto che si può sparare, si spara e che importa se nel carniere finiscono
anche animali protetti, non presenti sullelenco delle specie cacciabili?
In certe zone meridionali dItalia è quasi un punto donore sparare al
falco pellegrino o al falco della regina per poi impagliarli: tutti sanno che un uomo "vero"
deve abbattere almeno uno di questi piccoli rapaci, altrimenti rischia di essere additato
come un "cornuto".
In altre zone dItalia, in particolare nel nord-est, è più divertente
praticare questo sport utilizzando le trappole mortali.
Allora spuntano gli "archetti" che spezzano le zampe degli uccelli che vi incappano e li
lasciano agonizzare a testa in giù, in attesa che lo sportivo cacciatore raccolga questi
animaletti per farne un ottimo e gustoso componente di un famoso piatto locale: la "polenta
con osei".
Che importa se questo tipo di caccia è vietato?
Che importa se ogni anno vengono requisiti migliaia di questi infernali aggeggi?
E molto facile e veloce rimpiazzarli e riutilizzarli!
Perchè la tradizione è "tradizione" e va rispettata ed inoltre il piatto è
molto richiesto da ristoranti e trattorie.
Anche molte brave massaie di casa sanno preparare questo gustoso piatto così come lo
hanno appreso dalle loro mamme, nonne, ecc..
Ma è anche divertente utilizzare i richiami elettronici e gli "stampi" (simulacri
in plastica di uccelli da porre attorno ad un nascondiglio) per richiamare molti esemplari
con suoni e sagome familiari.
Poi si sta allinterno del capanno, costruito ad-hoc con frasche e teli,
dentro un fosso tra i campi.
I rumori prodotti dalla macchinetta elettronica, sono suoni damore che attraggono
freneticamente molti uccelli verso la zona da dove parte il richiamo, ma sono la perversa
chiamata verso una morte certa con linganno più ignobile.
Essendo in molti ad arrivare, quasi sempre avviene una strage ed è questa la ragione
principale per il divieto del loro uso.
E allora alcuni volontari, con il titolo e il riconoscimento di guardie venatorie, si
alzano prima dellalba e vanno a controllare se i cacciatori sono in regola, se si
comportano rispettando almeno le leggi, se non gli animali.
Normalmente i cacciatori sono in regola ma a volte ci sono sorprese e anche scontri
con alcuni facinorosi che definire cacciatori è molto arduo.
Occorre allora chiamare le guardie forestali o le guardie provinciali che hanno
compiti di polizia giudiziaria e che quindi possono effettuare perquisizioni e non solo
chiedere i documenti e redigere verbali.
--- ooo O ooo ---
Oggi voglio seguire un gruppo di guardie
venatorie della LIPU nel loro giro di controllo.
Sveglia alle 5 di mattina e mi trovo puntuale allappuntamento sotto la casa di Marco(°)
alle ore 6.
Con un veloce giro nel circondario vengono raccolte altre tre persone: Mario(°),
Leonardo(°) e Maria(°), anchesse guardie venatorie volontarie della LIPU.
Si lasciano le auto personali e saliamo in 5 sulla Panda di Marco(°), si sta stretti
ma il percorso da fare è breve e poi questauto con le quattro ruote motrici è
la più indicata per percorrere le carrarecce sconnesse e fangose nella zona prescelta.
Così, in breve, raggiungiamo una zona costiera, superiamo un ponte su un canale
e fermiamo lauto in uno slargo vicino ad altre già sul posto, alcune hanno il
tipico rimorchio porta-cani.
Sono sicuramente auto di cacciatori e, come conferma, sentiamo il tipico rumore dei colpi
di fucile.
Scendiamo e diamo unocchiata al territorio.
Al di là del canale, con poca acqua ma ricco di canne e di vegetazione alta,
cè un campo arato con grosse zolle e qualche rada sterpaglia.
Subito, questi amici esperti mi indicano il passaggio di una civetta, poi di un gheppio
e quindi, più in alto, di uno stormo di pivieri dorati in formazione.
Tutti sono dotati di binocolo e Marco(°) mi spiega la differenza tra il piviere
dorato ed il combattente, entrambi uccelli limicoli, simili per dimensione e piumaggio.
Hanno però piccoli particolari (come lassetto in volo) che li fanno riconoscere.
In lontananza, tra le zolle e le stoppie di un grande campo appena arato, intravediamo
diversi cacciatori con i cani.
Ci dirigiamo verso di loro facendo un esercizio complicato di equilibrio tra le molli ed
alte zolle di terreno in cui sprofondiamo.
Raggiungiamo un primo gruppo di cacciatori e gli amici si dividono e, in coppia, si
dirigono verso altrettanti cacciatori.
Mostrano i distintivi di guardie venatorie ed il tesserino rilasciato dalla Provincia e
chiedono gentilmente i documenti.
Non immaginavo quale e quanta è la dotazione di documenti necessaria per andare a
caccia: porto darmi, documento che attesta lavvenuto pagamento delle tasse,
documento del fucile che ne attesta la proprietà e la regolarità duso
(nel fucile ci deve essere un riduttore che consenta di sparare solo tre colpi, e non sei
o sette come sarebbe possibile), documento di assicurazione, documento delle uscite venatorie
con lelenco delle uscite effettuate, ecc..
I controlli devono essere accurati poichè è facile confondersi su qualche
particolare.
Ma essi non finiscono qui.
Se i documenti sono in regola, occorre anche verificare se il comportamento del cacciatore
è "in norma", se cioè egli abbia abbattuto solo esemplari permessi e se non abbia
usato metodi proibiti.
Mentre gli amici procedono con i controlli, i cani da caccia ci girano attorno frenetici.
Hanno voglia di muoversi, sentono che è venuto il loro momento di caccia e fremono
per dimostrare la loro bravura.
Il porto darmi e il documento del fucile sono in regola, le tasse sono state
pagate e il fucile ha il riduttore dei colpi.
I cacciatori possono continuare la loro attività venatoria non senza aver scritto
la data di questa uscita sul loro taccuino di caccia.
Le guardie venatorie richiedono che venga indicato il mese in lettere e non in cifre,
per evitare manomissioni e contraffazioni future.
Il controllo è finito e tutto è a posto.
<Buona giornata!> è il saluto di commiato del nostro gruppo.
Augurare <Buona Caccia!> sarebbe stato un po troppo!
Lasciamo questo gruppo di cacciatori e proseguiamo la ricerca di altri.
In distanza, tra le sterpaglie del campo, scorgiamo la cima di alcuni capanni
sporgere un po dai bordi di un fosso e sentiamo venire da quella direzione il suono
di richiami duccelli, mentre in cielo non ne vediamo volare alcuno.
<Sentite? Ecco.. quelli, in quel capanno laggiù, stanno
usando i richiami elettronici> mi confermano gli amici, indicandomi un punto
lontano tra i campi.
<Il loro uso è vietato dalla legge> mi spiegano <quando si
fa la caccia da una postazione fissa!>.
Il motivo è ben evidente: è un sistema totalmente antisportivo quello di
richiamare molti uccelli standosene comodamente nascosti in un capanno per poi farne una
strage magari con doppiette con più di tre colpi in canna.
Mentre mi spiegano la situazione, stabiliscono i controlli da fare, le modalità
di avvicinamento per cogliere in flagrante i trasgressori e latteggiamento da tenere
con i cacciatori.
Man mano che si avvicinano alla zona, si allargano a ventaglio in modo da circondare
la zona del capanno.
In breve siamo nei pressi di questo ricovero e noto che tutto attorno ad esso sono
piantati a terra, su appositi sostegni, gli "stampi" di pavoncelle e di pivieri.
Non li ho mai visti, li conto: sono 25 e scatto qualche fotografia della scena.
Tutto attorno è pieno di bossoli di cartucce esplose.
Dal capanno, escono due cacciatori con tute mimetiche e stivali e Marco(°)
chiede loro i documenti.
Essi sono restii a consegnarli, dicendo che sono in regola e che non vogliono
essere disturbati.
<Siamo qui dalle 4 e non abbiamo ancora preso nulla> dicono <siamo
in regola, lasciateci in pace>.
Si fa presente che attorno al loro ricovero è pieno di bossoli di colpi sparati.
<Quelli non sono i nostri, noi usiamo quelli del calibro 20> è la
loro risposta.
Viene loro ricordato che comunque devono raccogliere tutti i bossoli presenti nella
loro zona anche se non sono i propri.
Il malcostume di abbandonare i bossoli nei campi, oltre che milioni di pallini
di piombo, favorisce una delle maggiori fonti di inquinamento ambientale molto spesso
sottovalutato.
Inoltre, la loro risposta è un buon indice del livello culturale e del senso di protezione
ambientale di questi cacciatori.
La legge prescrive che, alla fine della seduta di caccia, tutti i bossoli devono
essere raccolti e il capanno deve essere distrutto.
Gli amici insistono per farsi consegnare i documenti ed essi li fanno vedere per
un attimo e poi li levano dalle mani di chi sta effettuando il controllo per riporli
nuovamente nelle proprie tasche.
<Abbiamo sentito i richiami provenire dal vostro capanno> dice
Marco(°) <fateci vedere che strumento avete usato!> indicando una tasca
del giubbotto di un cacciatore che sembra proprio contenere qualcosa di una certa dimensione.
<Noi non abbiamo nulla e non siamo stati noi ad usare i richiami> si
difendono i cacciatori <è pieno di altra gente qui attorno, andate a chiedere
a loro!>.
Lo stato di guardia venatoria volontaria non consente di eseguire le perquisizioni,
ma siamo sicuri che il richiamo è stato nascosto in qualche tasca del loro giaccone.
Non è stato sicuramente nascosto in terra, tra le zolle, poichè sanno
benissimo che, in questo caso, le guardie venatorie sono autorizzate a cercarlo e se lo
scoprono sono guai per i cacciatori.
Marco(°) insiste, chiedendo di fare aprire una tasca per darci unocchiata
dentro, ma riceve uno spintone e non ottiene nulla.
Laltro cacciatore richiude il fucile e mette un colpo in canna.
Questi sono fatti ed atteggiamenti ostili che possono essere sanzionati.
Allora, tramite telefono cellulare, viene chiamata la guardia provinciale che può
fare questi controlli ed accettare i verbali delle guardie venatorie.
Nel frattempo, i due cacciatori ripongono gli "stampi" in un sacco, raccolgono le loro
cose nel capanno e si allontanano.
Uno dei due fa una telefonata, forse per consigliarsi sul da farsi.
Due guardie venatorie li seguono, perchè non si vuole farli fuggire prima
dellarrivo delle guardie provinciali.
Le altre due guardie invece si dirigono verso un nuovo capanno dove si nota la presenza di
altri due cacciatori e io li seguo.
In questo secondo caso, la situazione è migliore.
I cacciatori mostrano i documenti e questi sono in regola.
Non hanno richiami ma confermano che i suoni provenivano effettivamente dal
capanno visitato poco prima.
Essi hanno sistemato il capanno troppo vicino ad un recinto privato.
<Dovete mettere il capanno ad almeno 100 metri dalla recinzione privata,
allinterno della quale ci possono essere attività lavorative, per ragioni di
sicurezza> ricordano ai cacciatori <spostate il capanno un po
più in là>.
Viene controllato il carniere che contiene un povero uccellino morto, ma tutto risulta
in regola.
Li lasciamo mentre si trasferiscono in un altro fosso.
Contattiamo gli amici col telefonino e veniamo a sapere che i due cacciatori fuggitivi
si sono divisi e si sono incamminati in direzioni diverse, costringendo anche gli inseguitori
a dividersi, fino a perdersi di vista.
Però, uno dei nostri ha visto gettare qualcosa nel canale da un cacciatore in fuga.
Ha memorizzato più o meno la zona e poi ha continuato a seguire il cacciatore
fino allinterno del canneto ai bordi del canale.
Poi si è prudentemente fermato e il cacciatore si è dileguato.
Mentre tornava indietro ha visto arrivare lauto della guardia provinciale e si
è fermato con loro per spiegare la situazione.
Il gruppetto di guardie al quale mi sono aggregato sta faticosamente attraversando i
campi per riportarsi verso il canale e per ricongiungersi con gli altri.
Da lontano notiamo che unauto sta transitando sulla sterrata che corre
lungo il bordo del canale e si sta allontanando, passando proprio alle spalle delle guardie
provinciali e dellaltro amico che sullaltro lato del canale sono rivolti verso
di noi, attendendo il nostro arrivo.
Per telefono avvisiamo di leggere la targa dellauto e fortunatamente Marco(°)
che stava ancora inseguendo il secondo dei due fuggitivi se la vede transitare di fronte e
riesce a registrarla.
E sicuramente lauto dei due cacciatori che è stata recuperata da uno dei
due e che è servita per raccogliere laltro e per scappare dalla zona attraverso
una diversa uscita.
Quando arriviamo al ponte sul canale e raggiungiamo le guardie provinciali e
laltro amico, ormai lauto con a bordo i due cacciatori è sparita.
Saputo cosa è successo, le guardie provinciali provano a rincorrere lauto dei
cacciatori percorrendo la stessa sterrata fangosa, resa un acquitrino dalle recenti piogge,
ma la loro auto simpantana e devono rinunciare allinseguimento.
Li aiutiamo a liberare la loro auto dalla fanghiglia, forniamo il numero di targa
dellauto dei cacciatori e li salutiamo.
Poi torniamo in cinque lungo i bordi del canale, ripercorrendone a ritroso i bordi,
cercando il punto dove è stato visto il cacciatore lanciare qualcosa allinterno.
Arrivati più o meno in zona, alcuni si calano allinterno, in un
groviglio di canne ed alta vegetazione, facendo attenzione a non finire in acqua.
Si va avanti e indietro e si spostano canne e sterpaglie.
Finalmente un richiamo ci dice che è stato trovato qualcosa.
<Eccolo, lho trovato! E proprio il richiamo che usavano
i due cacciatori!> grida uno degli amici ritornando sui bordi del canale con un
oggetto nero in mano.
Velocemente ci ritroviamo nel punto del ritrovamento e controlliamo loggetto.
E un parallelepipedo di colore nero, dalla forma robusta e compatta.
Al suo interno ci sono le pile di alimentazione e un motorino elettrico.
E anche inserito un supporto contenente un nastro magnetico a più
piste con incise molte voci di uccelli.
Sulla testa della scatola di sono due manopole.
La prima serve per spostare la testina di lettura del nastro su piste diverse
in modo da attivare differenti suoni per il richiamo di uccelli.
La seconda manopola serve per laccensione, lo spegnimento e per regolare
il volume.
Collegato a questa scatola con fili lunghi una decina di centimetri, cè
un potente altoparlante di colore verde.
E il famoso richiamo che cercavamo.
Proviamo ad accenderlo e funziona ancora: sentiamo un bel coro di uccelli con un bel
suono che gli amici sanno riconoscere.
<Questo è il richiamo per le pavoncelle, questo per gli storni...>
mi dicono.
Vengo a sapere che questo aggeggio, del costo di qualche centinaia di migliaia di vecchie
lire, si trova dappertutto.
Non è vietata la vendita, non è vietato il possesso e la sua detenzione
nella tasca del cacciatore è consentita.
E solo vietato luso in postazioni fisse di caccia.
Mi sembra una cosa pazzesca che rende ininfluente la norma del divieto dei richiami
elettronici da postazioni fisse.
Ha proprio il sapore amaro della "presa in giro" da parte delle istituzioni sulla
protezione ambientale.
E quindi potete capire quanto questa infrazione sia difficile da provare!!
Poi, anche se usato durante la caccia, basta spegnerlo e metterlo in tasca e nessuno
può dire o fare nulla!
Queste sono le leggi e le regole italiane in materia venatoria.
Tornati in auto, ci inoltriamo in una nuova zona del litorale.
Vengono effettuati altri controlli avvicinando altri cacciatori, ma tutto è in regola.
Poi viene deciso lo stop.
Ci separiamo verso le 14 dandoci lappuntamento per il giorno dopo alle ore 13,30.
Dobbiamo presentarci alla sede della Guardia Forestale, competente per il Litorale Romano,
per formalizzare il verbale di quanto è successo oggi.
E così lindomani alle ore 13,30 siamo di nuovo in cinque davanti alla sede
della Guardia Forestale.
Dopo un po dattesa, finalmente è possibile fornire tutti i chiarimenti
e redigere il verbale.
Lauto dei cacciatori nel frattempo è stata individuata così come il
proprietario che risulta essere un cacciatore e possessore di un fucile da caccia.
E molto tardi quando ci lasciamo.
Forse ci rivedremo per unaltra perlustrazione ed altri controlli, chissa?
--- ooo O ooo ---
Forse conosceremo gli sviluppi della
vicenda oppure no!
Ma una cosa è certa: in quella occasione il richiamo elettronico non ha fatto in
tempo a richiamare gli uccelli e a portarli davanti alle canne di quei fucili.
Per un giorno in più quegli uccelli lhanno scampata!
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