Escursione nella Valle della Legna
e nel vallone del lago Vercoche

Una bella escursione in un solitario e selvaggio vallone laterale
della Valle di Champorcher in Valle d’Aosta

di Enea Fiorentini



La segnaletica orizzontale per il Col Laris e per il lago Vercoche, lungo il vallone omonimo
(Valle di Champorcher - Valle d’Aosta)
(Tutte le foto qui presentate sono di E.Fiorentini)


Qualche considerazione preliminare
Sono rientrato stabilmente nella mia regione, la Valle d’Aosta, da poco tempo e sto sfruttando ogni occasione di escursione per andare a conoscere i luoghi più solitari di quest’area alpina, in zone spesso trascurate nelle mie precedenti camminate per ragioni di tempo o per aver scelto aree ritenute più interessanti; ma ora, con più calma e più tempo disponibili, le sto riscoprendo e mi sto rendendo conto di quanto mi sbagliavo.

Intendiamoci, nel mio girovagare per monti, ho sempre preferito le zone meno battute dal turismo di massa e quelle raggiungibili troppo velocemente con l’auto o con altri mezzi di risalita.   Pur facendo queste scelte, mi sono rimasti sconosciuti ancora molti angoli particolari e solitari della mia regione.   Non mi sento né un solitario, né un "estremista", ma ritengo che per conoscere la montagna e amarla sia necessario salirla solamente a piedi, con ramponi e piccozza, oppure con gli sci o le racchette da neve; se ci sono tratti da salire in arrampicata, va bene lo stesso, purché si rispetti al massimo l’ambiente naturale e la struttura della roccia.

Segnaletica del percorso,
per il lago Vercoche
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Segnaletica del percorso per il lago Vercoche da Outre l’Eve
e della variante proveniente dal sentiero del Bec Laris
presente nel cartello posto al bordo del lago Vercoche

E’ vero che salgo anche le Vie Ferrate della Valle d’Aosta, così come sono salito su quelle di altre regioni, ma non sono un grande entusiasta e non sono favorevole alla loro proliferazione...
Le salgo per fare un po’ di ginnastica oppure quando, trovandomi solo, mi va di salire una parete o di raggiungere una cima in parte già attrezzate.

Ma certamente mi piace di più camminare.


La premessa
In alcune escursioni del 2006, ero rimasto colpito dalla selvaggia bellezza dei valloni laterali della Valle di Champorcher, quelli che si aprono, ripidi e stretti, sulla destra idrografica del torrente Ayasse.

Avevamo, infatti, già camminato all’interno di alcuni di questi ripidi e sinuosi valloni che si inoltrano verso sud in direzione delle cime di confine con il Canavese, e ho lasciato il ricordo di queste avventure in alcune pagine tra i miei racconti, presentati nella sezione relativa del mio sito web.  Conoscevo già da molto tempo il solco principale di questa valle e il suo versante orografico sinistro, per aver compiuto le escursioni sulle Alte Vie e nel Parco del Mont Avic penetrando in esso dal suo lato sud confinante con la Valle di Champorcher.
Sul sito del News Group: it.sport.montagna (ISM) http://www.itsportmontagna.org, nella sezione Racconti c’è un breve ma bel racconto di una escursione nella Valle della Legna, dal titolo: Un canto per la Val della Legna
http://www.itsportmontagna.org/ism/ng/Racconti/
Val_legna.htm
  scritto da Marina il 23 ottobre 2002.
Vi suggerisco di rileggerlo, per cogliere dalle sue parole ancora il fresco profumo delle praterie, le voci degli animali tra il fruscìo delle fronde dei larici e il forte rumore dell’acqua dei torrenti e delle cascate.

La segnaletica a Outre l’Eve,
del sentiero per la Valle della Legna
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La segnaletica verticale a Outre l’Eve, alla
partenza del sentiero per la Valle della Legna

L’escursione nella parte centrale della Valle della Legna
Ecco quindi che lo scorso mercoledì, 9 maggio 2007, mi è stata offerta l’occasione di conoscere la Valle della Legna, per la precisione solo la parte iniziale e centrale di essa, poiché la nostra scelta è caduta per la risalita del Vallone del lago Vercoche, un suo vallone secondario, uno tra i più selvaggi e solitari di queste zone.

Per raggiungere l’imbocco della Valle della Legna, occorre risalire la Valle di Champorcher (la prima a sinistra entrando in Valle d’Aosta) che si distacca dalla valle centrale valdostana a partire dal paese di Hône, dopo il superamento del fiume Dora Baltea.   Si risale la Valle di Champorcher fino alla frazione Mellier (c. m 1300 slm) poco prima del capoluogo Château e, seguendo la segnaletica locale, si prende una piccola strada asfaltata che attraversa l’Ayasse e raggiunge in breve la località di Outre l’Eve (c. m 1229 slm).
Da questa località, a fianco di grandi pannelli esplicativi e poco distante dalla chiesetta con la facciata affrescata della frazione, parte il sentiero principale (- n.4 -) che porta all’interno della Valle della Legna.   La mulattiera, ancora ben lastricata e spesso contornata da muretti a secco, attraversa praterie e boschetti, in mezzo ad una vegetazione rigogliosa e ricca di fiori.
Il caldo precoce di questo periodo, insieme con un inverno poco nevoso, ha già favorito l’esplosione vegetazionale di tutta la valle, e il completo risveglio della vita dei suoi abitanti.

La chiesetta affrescata
di Outre l’Eve
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La chiesetta affrescata di Outre l’Eve,
situata proprio di fronte alla partenza
dei sentieri per il Vallone della Legna

Così, Mario ed io c’inoltriamo di nuovo in questo mondo solitario con gran piacere, per abbandonare per qualche ora il ritmo e il rumore della vita di città, da dove veniamo.   Vogliamo camminare e salire in alto, ma ci piace farlo senza usare mezzi di risalita e in zone ancora non contaminate o affollate da un turismo di massa.   La Valle della Legna è ancora una di queste.

Alpe Porte all’inizio
della Valle della Legna
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Le baite, in parte abbandonate, presso l’Alpe Porte,
all’inizio della Valle della Legna

Il bel sentiero della parte
centrale della Valle della Legna
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Il bel sentiero della parte centrale della Valle della Legna

Come ricorda Marina nel suo racconto, anche noi sappiamo dell’esistenza di un progetto per la costruzione di una strada interpoderale che dovrebbe essere costruita all’interno di questa lunga valle, ma speriamo che questo costoso e inutile progetto non venga mai portato avanti, in modo che la magìa di questa valle rimanga intatta, cosě come la troviamo oggi, per chi verrà a conoscerla dopo di noi.
Saliamo la valle con lentezza, fermandoci spesso a curiosare tra gli alpeggi e i fontanili in pietra.
Guardando con maggiore attenzione si puň notare la solidità dei muretti a secco che contornano il sentiero nella parte mediana della valle, in particolare la precisione dell’incastro delle pietre utilizzate, dopo essere state tagliate in parte e adattate allo scopo.
Questi muretti sono perfettamente stabili e si può capire facilmente come questa estrema cura nella loro costruzione fosse dovuta non solo per la protezione del sentiero ma soprattutto per il contenimento dei piccoli canali d’acqua (i famosi "Ru") che servivano per l’irrigazione di vaste aree di questo territorio.
Si possono notare ancora i solchi di questi canali, in parte riempiti di terra e di pietre, posti proprio a ridosso dei muretti a monte del sentiero.

Una cura importante per due servizi vitali per la vita pastorale e agricola di un tempo: il sentiero e l’acqua.   Il sentiero serve ancora (non solo per esigenze turistiche) e l’acqua è oggi raccolta in bacini e distribuita dove serve con tubazioni moderne sotterranee tramite irrigatori a pioggia che s’innestano alle relative bocche poste all’interno di pozzetti di cemento.   La tecnologia moderna ha definitivamente ucciso un’arte antica, anche se faticosa: quella della costruzione e della manutenzione dei canali, a pendenza costante, per il trasporto dell’acqua verso le praterie e le zone più aride.
Dopo alcuni segnali e alcune deviazioni verso alpeggi e colli della parte bassa della valle, raggiungiamo l’alpeggio Ourty (c. m 1527 slm), nel punto in cui il solco principale della Valle della Legna piega decisamente verso sud, lungo il versante sinistro della Cresta di Vorèa che la separa dall’isolato vallone che si dirige verso il lago Vercoche sulla sua destra.   La parte principale della Valle della Legna si dirige verso molti alpeggi, come Sanaveus, S.Antonio, Créton, Chavana, Chenessy, fino a raggiungere la testata presso i laghetti Gelati (c. 2524 m), proprio sotto la parete nord del Monte Marzo (m 2756) che fa da confine con il Canavese, tra il Vallone di Piamprato e la Valchiusella.
In questa parte alta della Valle della Legna ci sono molti sentieri che portano a colli e a cime minori ma molto panoramici, come il Colle e la Punta Fricolla (m 2676), o che conducono in altri valloni selvaggi di questa zona della Valle di Champorcher, come quelli di La Manda e di Brenve.


La deviazione
per l Alpe Trome
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La deviazione per l’Alpe Trome
La grande deviazione
nella parte centrale
della Valle della Legna
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Grande bivio della Valle della Legna
La segnaletica
per il lago Vercoche
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La segnaletica per il lago Vercoche
     
La parte alta della
Valle della Legna con
la Cresta di Vorèa
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La Cresta di Vorèa
Sul sentiero per
il lago Vercoche
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Sul sentiero per il lago Vercoche
Ponti verso la parte
alta della Valle della Legna nei
pressi dell’alpeggio Ourty
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I ponti nei pressi dell’alpeggio Ourty
     
Sosta all’alpeggio Ourty
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Sosta all’alpeggio Ourty
Fontana in legno
all’alpeggio Ourty
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Fontana in legno all’alpeggio Ourty
Particolare della
fontana in legno
all’alpeggio Ourty
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Particolare della fontana di Ourty
 
Panorama sul vallone
alto della Legna
e Punta Fricolla
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Panorama verso la parte alta della Valle della Legna e sulla Punta Fricolla, salendo nel vallone del lago Vercoche
 

L’escursione nel vallone del lago Vercoche
Dall’alpeggio Ourty, ricostruito ex-novo, prendiamo il sentiero (- n.4F -) del ramo di destra della valle e ci inoltriamo decisamente nel vallone verso il lago Vercoche.   Il sentiero è sempre in buone condizioni e si notano alcune migliorie che fanno intuire una sua recente manutenzione.   Esso inizia subito a seguire numerosi tornanti e a prendere quota, lasciando molto in basso il torrente e il suo rumore.   Man mano che saliamo, la vegetazione dominante diventa quella formata da giovani piante di larici dal brillante colore verde chiaro dei loro aghi.   Superiamo alcuni ultimi risalti che ci permettono di raggiungere la grande prateria che ospita, nel suo fondo, l’alpeggio Vercoche, posto sotto alcuni spalti erbosi alla quota di circa 1879 m.  Sul bordo idrografico destro del torrente, si nota un recente muro di contenimento in pietra, che serve a proteggere questa grande pianura erbosa da alluvioni improvvise e dall’espandersi dell’acqua mista a sabbia sul magro pascolo.
Si notano anche molte altre opere recenti: una monorotaia di servizio tra questo alpeggio e quello di Ourty più a valle; poi tubazioni sotterranee per la distribuzione dell’acqua sulla prateria e per portare i cavi dell’elettricità all’alpeggio.   Anche quest’ultimo alpeggio è tutto rinnovato e comprende una nuova costruzione che affianca l’antico fabbricato.   Il sentiero risale un piccolo poggio alle spalle dell’alpeggio Vercoche e penetra in una nuova zona boschiva formata da pini e abeti, molti di modeste dimensioni, superando il piccolo torrente in più punti.   La testata del vallone si avvicina e notiamo con maggior dettaglio la configurazione delle barriere rocciose che s’innalzano di fronte a noi.


Scultura su un sasso
lungo il sentiero nel
vallone di Vercoche
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Scultura su sasso sul sentiero
Piccole cascate lungo
il sentiero del vallone
verso il lago Vercoche
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Piccole cascate lungo il sentiero
Cascata con laghetto
sul sentiero del vallone
verso il lago Vercoche
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Cascata e laghetto vicino al sentiero
     
Ponte che dà accesso
alla Piana di Vercoche
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Il ponte che dà accesso
alla piana di Vercoche
Piana di Vercoche con
l’alpeggio omonimo
e il Becco Laris
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La piana di Vercoche con l’alpeggio
omonimo e il Bec Laris (a destra)
Panorama verso nord, sui
gruppi del Cervino e del Monte Rosa,
dall’alpeggio di Vercoche
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Panorama verso nord (sui Gruppi del
Cervino e M.Rosa) dall’alpe Vercoche
 
Panorama tra Punta Vorèa
e Bec Mollère salendo
verso il lago Vercoche
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Panorama sulla testata del vallone, tra la Punta di Vorèa (a sx.) e il Bec Mollère (a dx.), salendo verso il lago Vercoche
 

Sulla nostra sinistra la Cresta di Vorèa, molto frastagliata, si innalza verso la Punta di Vorèa (m 2554) e termina alla Punta Santanel (m 2721) che si collega, con una breve cresta, alla vetta del Monte Nero (m 2737).   Al centro della bastionata, rocce nere contengono il grande lago Vercoche e sulla loro sinistra si nota un manufatto per convogliare le acque dell’emissario verso il basso, in maniera controllata.   Sulla destra della costiera rocciosa più alta che contiene il lago Vercoche appare, sempre più verticale, la guglia del Becco Mollère (m 2638), mentre all’estrema destra s’innalza, poco sopra di noi, il Bec Laris (m 2426).   Sotto questa cima, in corrispondenza di un evidente tetto scuro, possiamo intravedere la traccia del sentiero (- n.5 -) che raggiunge il lago Vercoche e questa zona, partendo dagli alpeggi alti della località Chardonney di Champorcher.   In breve raggiungiamo le pietraie, dove il sentiero diventa più verticale e si inerpica, con molte brevi e ripide svolte, verso un evidente intaglio della bastionata rocciosa, sulla nostra destra.   Progressivamente, spariscono prima gli alberi e poi l’acqua che si inabissa sotto la pietraia: quest’ultima non è più visibile ma si sentono ancora bene i suoi gorgoglii, sotto i nostri piedi.   La parte alta di questa testata della valle è ancora ricolma di neve.   Cerchiamo di evitare di attraversare le zone innevate per ragioni diverse: per la poca tenuta del manto nevoso (vista la stagione ormai quasi estiva e il caldo elevato), per le nostre scarpe poco adatte ad affondare nella neve e per evitare di creare ampi buchi nella neve dove sprofondiamo facilmente.   Scrutiamo i possibili passaggi sopra di noi e sfruttiamo le poche zolle di terra già libere dalla neve e scegliamo un percorso più faticoso sopra alti sassi della pietraia.


Il tratto alto
del Torrente Vercoche
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Lungo l’alto tratto del torrente
Panorama a valle
dal tratto alto del
Torrente Vercoche
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Panorama verso valle dal torrente
Canalizzazione dell’emissario
del lago Vercoche
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Canalizzazione emissario L.Vercoche
     
Ultime rampe del sentiero
verso il lago Vercoche
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Ultime rampe del sentiero verso
la bastionata del lago Vercoche
Particolare della
canalizzazione dell’emissario
del lago di Vercoche
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Particolare della canalizzazione
dell’emissario del lago Vercoche
Salendo verso la bastionata
che sorregge il lago Vercoche
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Salendo verso la bastionata rocciosa
che sorregge il lago Vercoche
 
Panorama verso i gruppi
del Cervino e del Monte Rosa
dalla parte alta del Vallone
del lago Vercoche
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Panorama verso i gruppi del Cervino e del Monte Rosa dalla testata del vallone del lago di Vercoche
 

Arrivo al lago Vercoche
Dopo un lungo percorso ad arco da destra a sinistra sopra le pietraie e pochi attraversamenti di zone nevose, raggiungiamo il bordo roccioso destro (ovest) del lago Vercoche, bacino che troviamo ancora semicongelato e con molta neve presente sulle pareti rocciose che lo contornano.
Ci troviamo a circa 50 metri sopra il livello medio delle acque del lago, livello che è indicato in m 2202 slm.

Panorama sul lago Vercoche
arrivando da ovest sulla bastionata
rocciosa che lo contiene
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Panorama sul lago Vercoche, arrivando da ovest sulla bastionata rocciosa che lo contiene
 

Da questo poggio roccioso, il panorama sul lago Vercoche è grandioso e quello su tutte le cime alle nostre spalle, verso nord, è molto esteso: dal Cervino fino a tutte le vette del gruppo del Monte Rosa, incluse quelle più vicine della parte bassa della Valle d’Ayas.   Essendo all’interno di una enorme conca, non riusciamo ad ammirare il panorama sul versante canavesano, verso sud oltre il lago, poiché ancora nascosto dalle cime sovrastanti.   Scendiamo dal dosso roccioso e raggiungiamo il cartello segnaletico e turistico, posto poco più in basso sul bordo del lago.   Con un breve percorso in saliscendi, tra vallette colme di neve e alti roccioni, raggiungiamo il bordo opposto del lago, quello sinistro (est).   Qui sorge la capanna della CVA (Compagnia Valdostana delle Acque), e una parte della costruzione ha funzione di rifugio, con letti a castello, stufetta a legna e tavolo con panche.   Nelle vicinanze c’è un basso sbarramento in cemento del lago, costruito più che altro per il controllo delle acque, poiché questo bacino è un lago naturale ma con un livello variabile del volume d’acqua che esso può contenere.   Il cartello che abbiamo appena superato, indica che questo bacino ha una capacità di 1,1 milioni di metri cubi d’acqua e che la profondità del lago, nel suo centro, raggiunge i 28 metri.

Il Bec Laris, molto vicino,
alla estrema destra del lago
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Il Bec Laris, molto vicino, sulla estrema destra del lago Vercoche

La bella silhouette del Cervino appare,
verso nord, oltre il vallone di Vercoche
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La bella silhouette del Cervino appare verso nord,
oltre i contrafforti del vallone di Vercoche
Il cartello con la
segnaletica, sui bordi
del lago di Vercoche
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Il cartello segnaletico a bordo lago
Arrivando alla capanna CVA,
sul bord est del lago Vercoche
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Arrivando alla capanna CVA
Sosta alla capanna CVA
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Sosta alla capanna CVA
 
Panoramica da est
sul bacino del lago Vercoche
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Panoramica sul bacino del lago Vercoche, dal suo versante est
 

La sosta alla capanna CVA e il ritorno a valle
Sopra il lago Vercoche, in due piccole conche alla quota di c. 2246 m, ci sono ancora due laghetti: il lago Piana e il lago Molera che convogliano le loro acque verso il sottostante lago Vercoche.   Oltre i due laghetti, la conca termina sotto il Monte Nero (m 2737) che si trova al centro della cresta di confine con il Canavese (in particolare il Vallone di Piamprato), raggiungibile attraverso il vicino Colle Larissa (m 2584).   Nella situazione attuale con molta neve tutt’attorno, decidiamo di terminare la nostra escursione qui, alla capanna CVA sul bordo del lago Vercoche.
In questa occasione, abbiamo raggiunto il lago Vercoche e la capanna CVA dopo 4 ore di cammino, rispetto alle 2 ore e 30 min indicate sulla tabella turistica presente a Outre l’Eve.   A nostra parziale scusante, possiamo dire che ci siamo fermati più volte lungo il cammino e che la neve ci ha molto rallentato nella parte più alta.  Ma è anche vero che la vecchiaia avanza e che l’allenamento è sempre più duro mentre la forma fisica è difficile da mantenere.
Nonostante il sole caldo, un’aria fredda, spinta verso di noi da una forte corrente che proviene dai colli soprastanti, ci costringe a rifugiarci all’interno della Capanna CVA per mangiare un boccone e per cambiarci gli indumenti bagnati dal sudore.   Siamo obbligati a tirare fuori dello zaino i pantaloni lunghi, le ghette, la camicia e il pile; è praticamente impossibile resistere all’esterno in pantaloncini e maglietta, gli unici indumenti con i quali siamo saliti fin qui.
Il rumore dell’aria all’esterno è forte ed incessante, ma anche all’interno della costruzione il frastuono provocato dalla corrente sulle lamiere del tetto della capanna è assordante e riusciamo a sentirci a fatica.   Nonostante ciò, il panorama esterno è maestoso: sia sul lago parzialmente ghiacciato sia sulla corona di cime che chiudono la visuale verso nord, sopra la valle da cui siamo pervenuti fin qui.   Scatto molte foto e poi rientro velocemente nel rifugio.

Mangiamo qualcosa "al volo" e ci rivestiamo.   Ho fretta di ridiscendere di corsa, oltrepassando la parte innevata e raggiungendo zone più a bassa quota, meno battute dal vento.   Puliamo il tavolo dalle briciole di pane che lasciamo all’aperto, alla portata degli uccelli locali e chiudiamo la porta della Capanna con il catenaccio.   Poi riprendiamo il sentiero di discesa, seguendo le nostre tracce, facendo molta attenzione a non sprofondare nell’attraversamento dei nevai.  Ritroviamo i sassi della lunga pietraia che ci consentono una discesa più sicura anche se non proprio agevole e veloce.   Man mano che perdiamo quota, la forza del vento cala così come il relativo rumore e l’aria fredda; aumenta di conseguenza e velocemente il calore.   Appena sotto la fascia nevosa ci fermiamo e facciamo un nuovo cambio di vestiario, per ridurre la copiosa sudorazione.   La discesa è rapida e in meno di un’ora di cammino torniamo all’alpeggio Vercoche, dove facciamo sosta, per un breve riposo e per far scorta d’acqua al vicino fontanile.
Poi, attraversiamo la grande pianura dell’alpeggio, raggiungiamo e superiamo il ponte in legno che ci conduce verso il sentiero a sinistra del torrente e delle sue prime cascate.   Continuiamo a scendere, inoltrandoci sempre di più nel bel bosco di larici, seguendo i numerosi tornanti del sentiero che diventa via via più largo, con il fondo selciato.   Stiamo ritornando nella parte media della Valle della Legna e arriviamo in breve all’alpeggio Ourty.   Proseguiamo leggermente a sinistra, verso nord, sul sentiero ormai unificato che porta fuori da questa zona valliva.   Raggiungiamo i vari alpeggi bassi della valle, superiamo la Cappella di Crest, e quindi rimettiamo piede sul piazzale asfaltato della piccola frazione di Outre l’Eve.
Abbiamo camminato per un’ora e un quarto dall’alpeggio Vercoche, in totale la discesa ci ha impegnato per circa 2 ore e 30 minuti.   In condizioni migliori del percorso e magari d’allenamento, i tempi di salita e di discesa potrebbero essere facilmente ridotti, ma oggi per noi, è andata bene così.
Ne è valsa la pena per ammirare la bellezza selvaggia di questa valle.

Mario in discesa
dalla bastionata rocciosa
del lago di Vercoche
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Mario, in discesa nel vallone di Vercoche

Enea in discesa
dalla bastionata rocciosa
del lago di Vercoche
(25113 bytes)
Enea, in discesa dalla bastionata rocciosa
che sorregge il lago Vercoche


Una casa antica nel villaggio di Outre l’Eve (Valle di Champorcher - Valle d’Aosta)


 Enea Fiorentini
 <L’escursione nella Valle della Legna e al lago Vercoche - Valle di Champorcher (Valle d’Aosta), del 9 maggio 2007>

 (Note scritte ad Aosta il 23/5/2007)


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Aggiornamento - 21/02/2011