Testimonianza di Eleonora e Luca Zanatta
sul loro cammino sulla Via Francigena

(Motivazioni e meditazioni di due nuovi pellegrini, moglie e marito, dopo il cammino
sulla Via Francigena, da Acquapendente a Roma dall’8 al 15 agosto 2006)


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il gruppo in cammino
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Il gruppo in cammino tra Campagnano di Roma e La Storta (RM);
di spalle, e da sinistra a destra, si vedono: David, Emanuela ed Eleonora
(Foto di Eleonora e Luca)

La "nostra" Via Francigena

Non è facile parlare del nostro cammino lungo la via Francigena da Acquapendente a Roma.
E’ stato un percorso di coppia, di fede e di riscoperta.  Quando i nostri parenti ed amici ci hanno chiesto di raccontare la nostra esperienza è stato difficile trasmettere le nostre emozioni, difficoltà, il commuoversi davanti a un paesaggio, l’abbraccio davanti alla basilica di S. Pietro, la commozione nell’ascoltare la messa in S. Pietro a conclusione e sigillo del nostro pellegrinaggio.  Non ci ricordiamo più come c’è balenata quest’idea singolare di percorrere a piedi, con lo zaino in spalla, noi due soli, la via dei pellegrini verso Roma.  Ma è diventata da subito il nostro chiodo fisso, ogni momento libero era impegnato per prepararci all’evento o cercare consigli utili e testimonianze per affrontare questa prova.  In una delle nostre ricerche abbiamo trovato il tuo sito e la guida che ci sono stati utilissimi.  Approfittiamo di queste poche righe per ringraziarti.  La decisione di partire da Acquapendente è stata obbligata, ci sarebbe piaciuto partire almeno da Siena, purtroppo eravamo condizionati dalle nostre ferie.
Non vogliamo parlare della nostra esperienza suddivisa in tappe, giorni ed ore di cammino perché per noi è stato un evento unico, indimenticabile, fatto di emozioni, incontri, Provvidenza, testimonianze, carità ed amicizia ma anche di momenti di stanchezza e sconforto superati dalla nostra volontà di proseguire.
Il 7 agosto 2006, prima di partire, abbiamo deciso di lasciare a casa gli orologi perché volevamo cercare di vivere come i primi viandanti quando il tempo era scandito dal sole, dalla fame e dal bisogno di riposare, non dai ritmi sfrenati di tutti i giorni.  Il sole è stato nostro compagno e amico per tutto il tragitto riscaldandoci e dandoci l’occasione di poter apprezzare appieno i colori dei bellissimi campi di girasole tra Acquapendente e S. Lorenzo Nuovo, di olivi e per finire di noccioli godendo appieno tutto ciò che ci circondava.  Era meraviglioso stare in mezzo alla natura, camminare per così tanto tempo ti fa diventare un’unica cosa con la natura entrando in una nuova dimensione di pace.

girasoli tra Acquapendente
e San Lorenzo Nuovo
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girasoli tra Acquapendente e San Lorenzo Nuovo (VT)
(Foto di Eleonora e Luca)
  panorama sul
lago di Bolsena
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panorama sul lago di Bolsena e sulle sue isole
(Foto di Eleonora e Luca)

Lungo il cammino ci siamo imbattuti nelle tracce di cinghiale, negli aculei dell’istrice, mangiato more, attraversato ruscelli calpestato il basolato romano della Cassia: che momento un evento unico! lì c’era la storia sotto i nostri piedi.  Poi toccato con mano le torri di Orlando e le antiche terme romane.
I primi giorni sono stati i più difficili, non è stato facile convivere con le vesciche, che sono comparse quasi subito, il peso dello zaino, trovare il passo giusto per poter proseguire senza affaticarsi troppo in vista della tappa successiva.  La cosa più simpatica che abbiamo provato è la curiosità che suscitavamo alla gente del luogo nel vederci a piedi con questi enormi zaini nelle spalle.  Con la scusa di chiederci da dove venivamo cercavano un primo approccio per capire cosa ci facevamo lì così conciati.  Allora noi gli raccontavamo la nostra avventura così soddisfacendo la loro curiosità.  Nel salutarci ci auguravano chi un buon proseguimento, chi con rimpianto di non essere più giovane per poter fare anche loro questo cammino ci auguravano di riuscire ad arrivare alla nostra meta.  Lungo il tragitto ci ha dato una mano anche la provvidenza divina come quando ormai stremati dal caldo e dai dolori alle gambe arrivati a Vetralla non riuscivamo a trovare il convento delle suore Benedettine del monastero Regina Pacis.  Ormai disperati, nel chiedere informazioni a dei signori che stavano chiacchierando tranquillamente, uno di loro si offre ad accompagnarci in auto.  Eravamo al settimo cielo, se ci avesse chiesto tutto l’oro del mondo glielo avremmo dato.  Ma lui era più felice di noi per averci aiutato e per aver avuto l’occasione di parlare della sua infanzia trascorsa a Parma.  Non finiremo mai di ringraziarlo, anche se effettivamente abbiamo fatto solo qualche centinaio di metri.

basolato dopo
Montefiascone
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camminando sul basolato dell’antica
Via Cassia romana dopo Montefiascone (VT)
(Foto di Eleonora e Luca)
  l’edicola dei santi
Valentino e Ilario
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l’edicola dei SS.Valentino e Ilario, nei pressi
dello scomparso antico Borgo di San Valentino (VT)
(Foto di Eleonora e Luca)

Tra Sutri e Campagnano, invece avevamo finito l’acqua e faceva un caldo infernale, ad ogni curva speravamo di essere arrivati ma era solo un illusione.  Ormai stanchi e sconfortati, dopo una curva in lontananza ci appare la fontana Latrona.  Quell’acqua limpida che sgorgava c’è sembrata un miraggio.  Non abbiamo mai bevuto un’acqua così buona.
Nell’essere due pellegrini in viaggio abbiamo apprezzato molte cose.  Una di queste è la semplicità, la carità e la felicità di accogliere dei pellegrini attraverso l’operato delle suore e dei parroci che ci hanno ospitato.  Da don Alfredo, a Viterbo, che pur non aspettandoci ed impegnato dai centri estivi si è subito adoperato per darci da dormire e offrendoci la cena.  Ci dispiace di non averlo potuto ringraziare personalmente ma solo attraverso un bigliettino.  Ahimè, per i troppi impegni di Don Alfredo non abbiamo potuto fare due chiacchiere assieme.
Le suore di clausura a Sutri meritano un accenno.  Nell’entrare nel convento ci siamo trovati davanti ad una ruota, che serve a passare le chiavi e i documenti, ed una grata attraverso la quale un viso sorridente ci parlava.  C’è venuto un nodo alla gola ma subito è svanito nel sentire la voce soave che ci raccontava degli altri pellegrini che ci avevano preceduto.  La sua voce esprimeva serenità e felicità nell’accoglierci mettendoci subito a nostro agio.
Infine l’incontro con Don Renzo e la sua comunità.  Un’esperienza unica di convivialità.  Lì abbiamo conosciuto Emanuela e David, due fidanzati da Bergamo con i quali abbiamo affrontato la tappa da Campagnano a La Storta.  E’ stata una serata indimenticabile.  Mentre don Renzo ci raccontava della disponibilità dei propri parrocchiani ad aiutare i viandanti e quanto credeva in questo operato d’accoglienza e carità, le ore sono trascorse senza che ce ne accorgessimo, non sentivamo la stanchezza né i dolori ai piedi; c’era un atmosfera indescrivibile.  Nel sentire i racconti di altri pellegrini che partivano da tutta l’Europa per arrivare a Roma o addirittura, dopo aver visitato la tomba dell’apostolo Pietro, proseguire per il sacro sepolcro, il nostro cammino ci è sembrato una bazzecola.
L’amicizia che è nata con Emanuela e David ha reso la penultima tappa molto piacevole mentre parlavamo di noi, del perché avessimo intrapreso questo cammino, non ci siamo resi conto della strada che percorrevamo con passo anche spedito.  Alla fine ci siamo lasciati con l’intento di ritrovarci.
Il culmine dell’emozione è stato quando dall’alto di Monte Mario abbiamo visto il cupolone della basilica.  Ormai niente ci poteva fermare, la felicità sprizzava da tutti i pori e chi ci ha visto sicuramente ci ha scambiato per due pazzi.
L’arrivo in piazza S. Pietro e la fine dei nostri giorni di cammino, la felicità provata, non si può esprimere con parole.  In quel momento ci siamo guardati e senza dirci niente ci siamo abbracciati.
Cosa dire infine: è stato una scuola di vita in tutti i sensi.
Ci ha insegnato ad apprezzare anche le cose più banali e piano piano, un passo dopo l’altro, siamo arrivati alla nostra meta imparando che con la costanza e con il nostro amore si può superare qualsiasi difficoltà sia fisica che psicologica.
Siamo ritornati a casa un po’ cambiati, più uniti e più sereni.
A tutti coloro che leggeranno queste righe consigliamo di fare questa esperienza di pellegrini che partono alla mattina con il loro zaino (noi lo consideravamo la nostra casa) e passo dopo passo si avvicinano alla loro meta.
Esso va concepito con lo spirito giusto, non può essere la corsa a chi arriva primo, tanto alla fine non si vince una medaglia e nessuno ti verrà a dire "bravo, sei il primo".
Non è una moda.
Bisogna partire con lo spirito di chi va alla ricerca di se stesso, che si accontenta anche di poco, come una misera branda per dormire.  Si deve adattare a quello che trova ma alla fine verrà ricompensato dalla gioia che riceverà dagli altri e piano piano sentirà il proprio animo aprirsi a tutto ciò che lo circonda.
Scoprirà il piacere di camminare in mezzo ai campi, il saluto di una persona sconosciuta, l’aiuto di un estraneo.


le Torri di Orlando
tra Vetralla e Capranica
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panorama delle Torri di Orlando, immerse tra i noccioleti, tra Vetralla e Capranica (VT)
(Foto di Eleonora e Luca)


Firmato:  Eleonora e Luca Zanatta (da Selva di Montello, Treviso - Italia)
Data autor.:  mercoledì 19 settembre 2006, ore 22.29
Fotografie di:  Eleonora e Luca Zanatta


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Aggiornamento - 22/09/2006