Escursione e visita al Castello di Issogne
Escursione su un tratto della Via Francigena
dal Castello di Chenal al Castello di Issogne



ESCURSIONE SULLA "VIA FRANCIGENA"
E VISITA AL CASTELLO DI ISSOGNE

Organizzata dal Comune e dalla Biblioteca di Issogne
nell’ambito del programma regionale dei "PLAISIRS DE CULTURE" in Valle d’Aosta

17/09/2022


 
           NOTE VARIE:

  1. Note sul Castello di Chenal:    ->>> Back

    [ Il Castello di Chenal venne fatto costruire verso la metà del XIII secolo dalla famiglia dei signori di Chenal, poi passò in dote ad Alexie, unica figlia dell’ultimo Signore di Chenal, che lo portò al marito Ebalo I (Magno) della famiglia Challant.   Di dimensioni piuttosto contenute, rispetto a quello principale di Saint-Germain, il Castello di Chenal era formato da un recinto trapezoidale che comprendeva al proprio interno vari ambienti a più piani.
    Costruito strategicamente per essere in contatto visivo col vicino Castello di Saint-Germain, durante tutto il periodo medievale fu essenzialmente un posto di blocco militare, come dipendenza di quello principale.   Ebalo, nel proprio testamento del 1323, lasciò in favore dei figli lo %quot;Château neuf de Chinal".   Nel 1438, il Conte Francesco di Challant vendette il castello ad Amedeo VII di Savoia.   Già nel 1500, il Castello di Chenal fu abbandonato e ben presto andò in rovina, mantenendo comunque il suo assetto primitivo fino ai giorni nostri.   Le sue mura, ormai pericolanti, presentano interessanti tessiture a spina di pesce.   Sulle rosse rocce che lo sorreggono, ci sono interessanti incisioni rupestri, che indicano quanto questa zona fosse abitata nell&@146;antichità.   L’ambiente attorno al castello è decisamente suggestivo, con eccezionali visuali panoramiche sulla bassa e media valle centrale e sulvicino castello diSaint-Germain. ]



  2. Note sullo stemma e la storia di Montjovet e di Chenal:    ->>> Back

    [ La parte destra dello scudo riproduce lo stemma dei signori di Montjovet e Chenal (di nero, al leone d’argento, linguato di rosso, coronato d’oro), che, dopo varie traversie, controversie con i Savoia e con gli Challant e confische temporanee dei feudi, furono spogliati della giurisdizione sul territorio di Montjovet e Champdepraz nel 1295, a favore del visconte di Aosta Ebalo Magno di Challant.   La parte sinistra s’ispira allo stemma degli Challant (d’argento al capo di rosso, alla banda attraversante sul tutto di nero), che tennero la signoria dal 1295 al 1456 e ne furono di nuovo investiti, con il titolo di conti di Montjovet, a partire dal 1707.   Il campo è troncato a simboleggiare le due comunità parrocchiali presenti nel Comune (Notre-Dame e Saint-Germain); gli smalti rosso e argento, oltre a riferirsi agli Challant, ricordano anche i conti di Vallaise, che ebbero giurisdizione su Montjovet dal 1456 al 1623 e che portavano fasciato di rosso e d’argento, la fascia d’argento in capo caricata di una crocetta patente di rosso accostata da due stelle dello stesso.   La banda nera rappresenta l’importante arteria che attraversa il Comune e che ha avuto un ruolo fondamentale nella storia locale: la Via Francigena, che coincide per lo più con il tracciato l’antica strada romana delle Gallie, di cui si conservano significative tracce nel territorio comunale.   Tappa importante degli itinerari commerciali e di pellegrinaggio lungo questa strada, Montjovet è ricordata nei resoconti di viaggio medievali ed era sede di due ospizi per i pellegrini.   La strada era soggetta a pedaggi ed era controllata dai due castelli che si fronteggiano e che compaiono, stilizzati, nello stemma: quelli di Saint-Germain de Montjovet e di Châteauneuf de Chenal.   Il capo di Savoia (di rosso alla croce d’argento) si riferisce al periodo che va dal 1456 al 1623, quando la castellania di Montjovet fece parte del "domaine direct" dei duchi di Savoia: circostanza sottolineata anche dalla cordelliera del gonfalone con i lacci d’amore, i cosiddetti "nodi Savoia".
    Nota di Joseph Rivolin (tratta dal sito: https://www.araldicacivica.it/comune/montjovet/) ]



  3. Note sul Castello di MontJovet:    ->>> Back

    [ Un documento del 1250 cita come proprietario dei due castelli un tale Bermond di Montjovet (o De Mongioveto), che successivamente li lasciò ai nipoti.   Nel 1261 risultano comproprietari del castello Filippo Bermond detto Feidino de Mongioveto (o Feydinus Montsjoveti) ed Ebalo I (Magno) di Challant.   Lo attestano le note sulle "reconnaissances" compiute da entrambi i nobili nei confronti di Amedeo V di Savoia.   I De Mongioveto appartenevano ad una nobile famiglia di cui si è persa traccia e probabilmente erano legati a quella degli Chenal, proprietari dell’omonimo castello posto sul promontorio vicino.   Il Castello di Saint-Germain venne fatto costruire tra l’XI e il XII secolo dai De Mongioveto, probabilmente per avere il controllo della strada sottostante e per riscuotere il pesante pedaggio dei viaggiatori.   Di quell’epoca, sono il donjon (alto c. 20 metri) e la prima cerchia di mura, costruiti a loro volta, su strutture preesistenti.   Il Castello di Saint-Germain divenne proprietà dei Savoia secondo alcune fonti intorno al 1270, secondo altre fonti nel 1294, quando Feidino De Mongioveto venne estromesso da questa proprietà, con la scusa della sua eccessiva esosità, venne trasferito in Canavese, dove gli venne concessa la signoria e la tenuta di Coazze, in Val Sangone.   Nel 1295, il castello divenne di proprietà della nobile famiglia Challant: Ebalo I di Challant, luogotenente di Amedeo V, ne ricevette il possesso in cambio della cessione ai Savoia del viscontato di Aosta.   Più tardi, nel 1438, Francesco di Challant, consigliere del duca Amedeo VIII di Savoia, rivendette ai Savoia la castellania di Montjovet con il castello, i terreni e l’antico borgo.   Nel 1661 il castello venne abbandonato e diroccato volontariamente per non farvi insediare milizie altrui per volere di Carlo Emanuele II di Savoia, mentre la guarnigione venne trasferita al forte di Bard. ]



  4. Cartello turistico vicino alla Strada Romana delle Gallie a Balmas:    ->>> Back

    [ Il Cammino.
    Era all’incirca l’anno 20 a.C. quando fu costruito questo tratto di Strada Consolare delle Gallie.   Più di 2000 anni di storia hanno inciso su queste pietre profondi solchi; millenni in cui si sono susseguite guerre e conquiste, sconfitte e carestie, profonde trasformazioni culturali.   Guardando questi solchi, però, possiamo immaginare ciò che la storia non ci può raccontare.   Possiamo percepire la fatica di uomini e animali delle legioni romane in marcia verso la futura Augusta Praetoria o dei soldati napoleonici alla conquista dei territori padani.   E ancora, i passi di mercanti con i loro carri, di fedeli in cammino verso Roma e di contadini che, giorno dopo giorno, modellavano questo territorio.   Sono pietre testimoni di passi; sono passi di uomini e donne che, insieme, hanno cucito il tessuto della storia e che, insieme, hanno scavato e levigato queste pietre.   Ed infine i nostri passi, con l’emozione di perpetuare l’atto semplice e sempre nuovo del cammino. ]



  5. Storia delle vecchie Terme di Saint-Vincent "Fons Salutis":    ->>> Back

    [ Il 20 luglio 1770, un sacerdote originario di Saint-Vincent, Jean-Baptiste Perret, appassionato di chimica e mineralogia, osserva che le mucche dei pascoli di montagna erano attratte dall’acqua di una sorgente che sgorgava da una roccia micacea.   Prende dei campioni e scopre che l’acqua è ricca di bicarbonato, acido carbonico, solfato di sodio e cloruri.   Perret quindi acquisisce la sorgente e procede ad analisi più approfondite che attestano le qualità diuretiche e depurative dell’acqua.   Durante l’anno 1778, il re Vittorio Amedeo III di Savoia e suo figlio il principe Vittorio Emanuele I di Savoia, futuro duca d’Aosta, si interessarono a questa scoperta e inviarono l’ingegnere M. de Buttet e il dottor Gioanetti, professore dell’Università di Torino, che confermano nel 1779 l’interesse della sorgente che genera una portata di 360 litri al giorno.   Nel 1792, prima della sua morte, Jean-Baptiste Perret ha donato i suoi diritti sulla fonte alla parrocchia di Saint-Vincent.   Nel 1808, il sacerdote Jean-Baptiste Freppaz acquistò il terreno.
    Nel 1820 Freppaz vendette l’ensemble ormai denominato "Fons Salutis" al comune di Saint-Vincent per la somma di 50 lire. ]



  6. Note sulla Chiesa di Saint-Solutor a Fleuran (Issogne-VdA) e sui martiri:    ->>> Back

    [ La zona della Rivière, dipendente nell’ambito religioso dalla parrocchia di Issogne, apparteneva un tempo per il civile alla signoria di Verrès.   Solo nel 1781 il territorio delle frazioni di Clapeyas, Favà, Fleuran e Mure fu aggregato a quello di Issogne.   La chiesa di Saint-Solutor conserva elementi architettonici molto antichi, che la fanno risalire almeno ai primi secoli del secondo millennio.   All’esterno, la struttura medievale dell’edificio è ben percepibile nelle lesene romaniche terminanti in alto con archetti ciechi e negli affreschi della facciata, datati attorno al 1427 e attribuiti allo stesso maestro che aveva decorato, qualche anno prima, la chiesa di San Martino di Arnad.   A sinistra, entro uno spazio delimitato dagli archetti, campeggia in grandi dimensioni la figura di san Cristoforo, riconoscibile dal bastone fiorito, dai piedi nudi immersi nell’acqua e dalla presenza del Bambino sulla spalla sinistra; al centro è rappresentato San Francesco che riceve le stimmate; a destra si osserva la Madonna seduta in trono, col Bambino sulle ginocchia.   Lo spazio interno ha subito nel corso dei secoli alcuni rimaneggiamenti, fino ad assumere l’aspetto attuale.   In particolare sono state costruite le volte in luogo dell’originario soffitto di legno e sono state aperte nuove finestre per favorire l’illuminazione della navata.   L’aggiunta di un’abside quadrata, in cui sistemare il bell’altare barocco dipinto e dorato, ha comportato l’allungamento dello spazio interno della chiesa.   Note tratte dal sito:
    https://www.comune.issogne.ao.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/chiesa-di-saint-solutor-52860-1-95a75a6c4cf2c60b32373c39825e2050  ]

    Saint-Solutor martire:
    A Torino si festeggiano i santi martiri Ottavio, Solutore e Avventore, soldati della legione Tebana, i quali, sotto l'imperatore Massimiano, combattendo valorosamente, furono coronati dal martirio.   Così il Martirologio romano racconta la storia di questi tre martiri della fine del II secolo.   Il riferimento al «valoroso combattimento» si riferisce evidentemente alla loro determinazione nel dichiararsi cristiani nonostante la persecuzione instaurata da Massimiano.   Dei tre santi una "Passione" del V secolo narra che essi fuggirono al massacro generale di Agaunum.
    Inseguiti, furono presi nei pressi di Torino: Avventore e Ottavio, raggiunti, vennero trucidati sul posto.
    Solutore (o Solutor), invece, riuscì a proseguire nella fuga fino alle rive della Dora Baltea, dove, scoperto, fu decapitato.   Nel luogo della sepoltura dei tre nel V secolo sorse una basilica.   Nel 1575 fu innalzata la "Chiesa dei Martiri" a Torino, che ne ospita ancor oggi le reliquie.
    Note tratte da (Avvenire) ]



  7. Cenni sul Castello di Issogne:    ->>> Back

    [ Inizialmente dominio dei vescovi di Aosta, la proprietà passò successivamente nelle mani della famiglia Challant.
    Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati ed uniti, fino alla trasformazione radicale avvenuta tra il 1490 circa e il 1510 ad opera di Giorgio di Challant, priore di Sant’Orso, che ne fece una sontuosa dimora per la cugina Margherita de La Chambre ed il figlio Filiberto.   Fu allora che il castello assunse l’aspetto attuale, diventando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all’italiana, sul cui alto muro di cinta furono dipinti personaggi importanti ed eroi.   Il porticato al piano terreno fu ornato da una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre al centro del cortile sorse la celebre fontana in ferro battuto detta del Melograno, simbolo di prosperità.   Sempre in quel periodo molti ambienti interni furono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, tra cui gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant.   Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica: acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo, divenne oggetto di un’attenta campagna di restauro che le restituì l’antico splendore.
    Donato allo Stato nel 1907, oggi il castello appartiene alla Regione Autonoma Valle d’Aosta e si presenta con alcuni elementi dell’originale mobilia ed altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento, che insieme a numerosi oggetti d’uso domestico ripropongono l’ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo.
    Note tratte dal sito della Regione Autonoma Valle d’Aosta:
    https://www.regione.vda.it/cultura/patrimonio/castelli/castello_issogne/default_i.asp  ]

 
 


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