Cronaca della Grande Camminata Francigena
da Acquapendente a Roma (dal 31/5 al 7/6/2002)

(Una bella esperienza di cammino sui sentieri storici dall’alto Lazio a Roma per 160 km)


Logo Francigena

Dopo il Convegno di Capranica del 2/3/2002, alcune associazioni organizzatrici presenti al convegno ed attive da anni per la valorizzazione della Via Francigena in Italia, hanno realizzato una delle molte iniziative proposte in quella sede.
E’ stata organizzata la "Grande Camminata Francigena" del Lazio, da Acquapendente a Roma, dal 31-5 al 7-6-2002.   Si è trattato di 8 giorni di cammino su altrettante tappe, recentemente riverificate, migliorate e documentate, che seguono l’antico tracciato già descritto da Sigerico nei suoi diari di viaggio degli anni 990-994.   Abbiamo percorso la cosiddetta: "Via Francigena di pianura" che passa a ovest dei Monti Cimini, senza attraversare la città di Viterbo (in effetti siamo entrati in questa città, ma solo per ragioni logistiche e per essere presenti ad eventi particolari).
Il percorso originale della Via Francigena fu modificato dai Viterbesi nel 1137 per deviare il tracciato "storico" all’interno della loro città, tale era l’importanza della Via dal punto di vista commerciale, strategico e religioso.
Come già indicato sulla pagina della Via Francigena, gli obiettivi di questa iniziativa sono stati essenzialmente quelli di:
 sensibilizzare l’amministrazione pubblica e le popolazioni di ogni località toccata da questa Camminata sul valore culturale e turistico di questo Itinerario Storico e sulla necessità del suo mantenimento e sviluppo nel tempo.
 sollecitare un collegamento tra i Comuni attraversati da questo Itinerario Storico in modo di dare una continuità al transito sullo stesso, fino a Roma.
 collaudare le nostre nuove descrizioni del percorso e le relative mappe.
 interessare ed aiutare i pellegrini stranieri che, sempre più numerosi, desiderano cimentarsi su questo Itinerario Storico e chiedono maggiori informazioni.
 organizzare manifestazioni, incontri ed eventi vari in ogni località toccata da questa Camminata.
 consolidare il prestigio della Giovane Montagna come Associazione valida nello sviluppo della Via Francigena.


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Copertina delle credenziali
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Dopo il raduno dei partecipanti ad Acquapendente, giovedė 30-5-2002, il gruppo è stato ricevuto in Comune dal Sindaco Tolmino Piazzai e da vari Assessori per assistere alla cerimonia di benvenuto e alla consegna delle "Credenziali" (piccolo libretto con appositi spazi per poter apporre i timbri di parrocchie e comuni che attestano la completa effettuazione del viaggio).   Cordiale cerimonia che si è conclusa con l’apposizione del primo timbro -del comune- sulle "Credenziali" e con alcune spiegazioni di Sergio Pieri, responsabile dell’Ufficio Turistico Comunale, sulla storia della città e su quella dei "Pugnaloni" (grandi quadri costruiti con petali di fiori ed altri componenti vegetali incollati), vero vanto di Acquapendente.

Venerdė 31-5 - Tappa: Acquapendente -> Bolsena (km. 22), appuntamento alla Basilica del San Sepolcro all’uscita della città, per la visita della chiesa, per dare un’occhiata ai Pugnaloni ancora conservati in questo luogo e per effettuare la prima consegna del bastone del Pellegrino (il Baculum) nella bellissima cripta della Basilica che conserva un Sacello simile a quello presente a Gerusalemme.   Qui il parroco don "Luigi" ci dà la benedizione come augurio per affrontare il lungo cammino. Timbri di Acquapendente
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Ha inizio così una cerimonia che verrà ripetuta all’inizio di ogni tappa e che ci ha ricollegati alle stesse cerimonie effettuate durante la lunghissima marcia del 1999.
Le poche parole che vengono lette dalla "guida" della tappa precedente, mentre consegna il Baculum alla "nuova guida", sono un segno augurale di buon cammino e servono per favorire un momento di riflessione prima di affrontare lo sforzo della nuova giornata.   Sono le stesse parole che si dicevano ai pellegrini 1000 anni fa!
Voglio ricordarle ai lettori, per far capire il senso del nostro pellegrinaggio:

 

 ACCIPE HUNC BACULUM!
     Ricevi questo bastone!
     Appoggio per il cammino e la stanchezza nel sentiero del tuo pellegrinaggio;
     per intercessione di San Pietro
     Sii capace di superare le avversità che si succederanno nel cammino della vita;
     ti sia di conforto il sostegno del Signore!


I km. si succedono ai km. e presto si raggiunge il paese di S.Lorenzo Nuovo, dove otteniamo una nuova accoglienza dalle autorità locali: il sindaco Maria Gabriela Grassini e due assessori, insieme con l’offerta di bibite fresche, che vanno a ruba visto il gran caldo del primo giorno di cammino.   L’assessore Bruno Poponi ci accompagna, appena fuori il paese, per farci visitare il futuro Ostello destinato ad ospitare i pellegrini in transito sulla Via Francigena, frutto del recupero di un ex-mattatoio.   I lavori sono molto ben avviati e in breve la struttura sarà resa operativa, offrendo così la sistemazione per una decina di persone in 4 camere dotate di tutti i comfort (incluse le docce in ogni stanza e la possibilità di cucinare).   Dopo i saluti e gli auguri di buon viaggio, si prosegue il cammino, penetrando sempre di più nella caldera del lago di Bolsena, con una magnifica vista sul lago e sulle sue isole Martana e Bisentina.
Dopo un po’ di km., nuova sosta obbligata al Casale Sterta, dove il proprietario Mario Nucci e la moglie sono ormai un punto di riferimento per i pellegrini.   Infatti essi offrono uno spuntino ai pellegrini di passaggio: formaggio casareccio e vino bianco e rosso fatto con le loro mani.   In circa 26 persone ci sediamo volentieri sotto il fresco pergolato davanti alla loro casa per una sosta ristoratrice e non finiamo di ringraziarli.   Gli stranieri che sono con noi rimangono a bocca aperta non solo per le leccornie assaggiate ma anche per la sopresa di ricevere questa particolare accoglienza dalle persone del posto.   Malvolentieri ci rialziamo e, indossati gli zaini e raccolti i bastoni, riprendiamo il cammino.   Fortunatamente il resto della tappa è piacevolmente in discesa ed abbondantemente alberato; arriviamo così felicemente a Bolsena.
Superato l’impasse della sistemazione dei pellegrini in vari alberghi, ci ritroviamo tutti al Castello di Bolsena: la Rocca Monaldeschi della Cervara che oggi ospita il Museo Territoriale del lago di Bolsena.   Il direttore del Museo prof. Tamburini ci presenta i tesori qui raccolti e ci spiega, dagli spalti più alti della Rocca, la storia del lago e dell’intero territorio che lo circonda.   In un tramonto spettacolare sul lago, scendiamo nel borgo medievale del paese sfruttando una lunga e ripida scalinata e ci inoltriamo nelle viuzze di Bolsena verso una trattoria locale, dove viene consumata la cena a base di prodotti locali (non le famose anguille del lago, ormai rarissime, ma altri cibi altrettanto buoni).
Si rientra rapidamente in albergo per un salutare riposo.

Sabato 1-6 - Tappa: Bolsena -> Montefiascone (km. 15), appuntamento davanti alla Basilica di Santa Cristina a Bolsena.   Al gruppo originario, si sono aggiunte nuove persone, molte di queste straniere (inglesi e scozzesi) e del nord Italia.   Un bel guppetto assiste, in chiesa, al racconto della storia della basilica, della vita e dei miracoli di Santa Cristina e dell’istituzione del Corpus Domini.   Alcuni soci esperti nella storia dell’arte aggiungono altre informazioni sui monumenti contenuti nella basilica. Timbri delle prime tappe
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Come ogni giorno, avvengono le cerimonie del passaggio del bastone e del timbro sulle Credenziali.   Finalmente si riparte e si esce da Bolsena per la Porta Romana, seguendo le numerose indicazioni della Via Francigena.   Seguiamo un ripido sentiero che ci porta rapidamente in quota, verso il crinale di colline che sovrastano il lago.   Il percorso è vario e spesso complicato, in particolare quando si inoltra nel folto del bosco del Parco del Turona ed affronta il guado di un fosso, nei pressi di un antico mulino.   Dopo una sosta ad una fontanella e poi nei pressi di una cappellina, riprendiamo a salire per raggiungere uno dei tratti di basolato meglio conservati dell’antica Cassia Consolare.   Stiamo camminando sul vero tracciato della Via Francigena e non sulla Cassia moderna (S.S. n.2) percorsa da molti altri pellegrini che la considerano erroneamente come il tragitto storico in questa zona.
All’inizio del basolato, siamo ricevuti nella casa e nei giardini di un personaggio famoso in zona: Antonio Maccheroni, uno scultore-pittore che ha arricchito la casa di sculture in pietra ed in legno che si intonano a soggetti etruschi e religiosi.   Lui, la moglie e il nipotino si sono dimostrati ospiti eccezionali e ci hanno offerto, oltre all’ombra del loro giardino, pizza e vino fresco (bianco e rosso) con pasticcini finali.   E’ stata un’altra gradita sorpresa durante una sosta del nostro viaggio.   Vada a loro ancora un Grazie da queste righe!!
Il resto della tappa non ha storia, a parte la prima stupenda possibilità di camminare sul basolato di una Via storica di oltre 2000 anni di età, attraverso un ambiente naturale ancora in buono stato e sempre con un bellissimo panorama sul lago di Bolsena.
Si arriva così a Montefiascone e, dopo la visita ad una enoteca locale per l’assaggio dei vini tipici (tra cui il famoso Est Est Est), si termina la tappa davanti alla Basilica di San Flaviano, importante e storica chiesa che vide il passaggio di Sigerico e quella di molti papi ed imperatori.   Qui siamo attesi da alcuni rappresentanti locali: il presidente dell’Archeo Club Mario Manzi, l’assessore Fernando Fumagalli accompagnato da due personaggi in costume medioevale ed il parroco, per la visita della chiesa.   Ci viene ricordata la leggenda del prelato tedesco (Giovanni Fugger o Defugger o Defuk) che qui morì e venne sepolto dopo aver bevuto una enorme quantità del famoso vino segnalatogli dal suo valletto Martino come ottimo, scrivendo le parole: "Est Est Est" sulla porta delle taverne dove era venduto.   In una cappella laterale della chiesa viene ricordata questa storia su un cartiglio collocato nei pressi di un sarcofago che si dice racchiuda i resti di questo prelato.
Per la cena e per la notte, siamo ospitati dalle suore Benedettine nel loro convento di Montefiascone; una sistemazione semplice ma dignitosa e più che sufficiente per il nostro ristoro e riposo.   Le persone che partecipano alla camminata, nel frattempo, cominciano a conoscersi meglio e si riesce a formare un gruppo omogeneo anche con gli stranieri: ci rendiamo conto che questa esperienza di cammino è di loro gradimento e questa consapevolezza ci fa piacere.


Domenica 2-6 - Tappa: Montefiascone -> Viterbo (km. 17), appuntamento davanti alla chiesa del convento, dopo la messa, per il consueto rito del passaggio del bastone di comando della tappa.   Poi si riparte, transitando lungo il Corso del paese in forte discesa ed uscendo dalla Porta principale a valle.   Qui siamo attesi da un gruppo di persone "esperte" locali, tra cui Giancarlo Breccola e lo stesso assessore Fernando Fumagalli, che ci faranno da guide e da ciceroni in questa tappa che ci condurrà a Viterbo.   Il percorso di questa tappa, relativamente facile, si inoltra velocemente nella campagna a sud di Montefiascone ed imbocchiamo, quasi subito, uno stretto sentiero facendoci largo tra sterpaglie e rovi; più avanti il sentiero diventa una bella carrareccia che segue l’antica Cassia Consolare ed è perfettamente lastricata con i basoli originali per almeno 2 km.   Più avanti, la carrareccia transita nei pressi della ferrovia (sottopassandola in due punti) e procede in leggera discesa.   In lontananza, la città di Viterbo e i Monti Cimini formano lo scenario costante di questa tappa.   Il caldo di questi giorni non dà tregua e l’arrivo alle polle d’acqua termale del "Bagnaccio", a nord di Viterbo, rallegra tutti i pellegrini.   Buttiamo a terra gli zaini e i vestiti e, nella nudità di pellegrini nuotatori, ci tuffiamo nelle acque della vasca più grande occupandola quasi completamente, con grande sorpresa dei molti bagnanti già presenti.
Ci diamo una pausa di un’ora abbondante; poi anche questa volta, con grande riluttanza, occorre rivestirsi e riprendere il cammino.   Il percorso per Viterbo è ormai breve e rapidamente entriamo nella città.
Il gruppo è atteso da rappresentanti locali: dall’assessore comunale alla Cultura Marco Bracaglia e dal responsabile dell’Ufficio Turistico (scortati da 15 personaggi in costume del "gruppo" locale "Tana degli Orsi": 10 guerrieri, 3 dame e 2 mercanti) che ci accompagnano tra le viuzze di Viterbo per una visita della città, guidata da Ugo Cardoni.   Nella cattedrale di S.Lorenzo, veniamo ricevuti dal vescovo di Viterbo mons. Chiarinelli e dal canonico Lo Ciuco.   Dopo la lettura di un brano della predica di S.Bernardino, il vescovo ci elargisce la benedizione e ci dà il saluto ed un augurio di buon cammino.
Facciamo sosta alla Foresteria del Santuario della Madonna della Quercia, nella località omonima a pochi km. a est di Viterbo.   Siamo in piena festa del Corpus Domini e dovunque andiamo ci sono processioni ed infiorate per le strade.
Conosciamo bene questa chiesa e la capiente Foresteria nonchè il buon trattamento che offre.   Anche questa volta siamo soddisfatti della sistemazione e troviamo piacevole la cena e il riposo tra queste antiche mura.


Lunedė 3-6 - Viterbo -> Vetralla (km. 17,5), appuntamento alla Porta Faul di Viterbo, sul lato ovest della città, per la solita cerimonia della consegna del Baculum che viene consegnato a Domenico Carloni di Vetralla, grande esperto di tutta questa zona ed in particolare del percorso francigeno che l’attraversa (Domenico ci ha molto aiutato sia nella ricerca della direttrice migliore della Via Francigena sia nella documentazione storica di corredo).    Siamo ormai pronti per iniziare la nuova tappa, quando un singolare personaggio di Viterbo: "Alfio della Caterina", con un’età imprecisata, che vive in un piccolo alloggio all’interno delle mura nei pressi della Porta, ci dà il benvenuto recitando una improvvisata ed inedita poesia detta a braccio così come si usava nei tempi andati.   Salutiamo questo strano personaggio e abbandoniamo la città di Viterbo.
Seguendo stradine secondarie e una tagliata etrusca, raggiungiamo un’altra zona termale alla periferia di Viterbo nei pressi dei resti imponenti del Ponte Camillario che superava il torrente Urcionio con una campata larga ben 13 metri: la Via Cassia Consolare superava la zona su questo ponte e si inoltrava nella campagna verso nord, in direzione di Montefiascone.   Al di là di questo corso d’acqua sono ancora visibili i resti di altri manufatti romani delle terme; una parte delle acque termali di quest’area sono ancora sfruttate, poco più avanti, presso le Terme dei Papi.
Dopo la visita al Ponte Camillario, torniamo sui nostri passi e raggiungiamo il cippo che ricorda la zona dove esisteva il Borgo di San Valentino (uno dei posti tappa di Sigerico).   Oggi questa località è deserta (ci sono solo rari casolari agricoli) ma fino al 1137, in questa zona, c’erano case e chiese che fornivano ospitalità ai pellegrini in transito.   Poi in quella data, il borgo di S.Valentino venne raso al suolo dai viterbesi per deviare il percorso francigeno nella loro città.
Si segue un Sentiero della Fede nella zona del martirio di S.Valentino e S.Ilario e del loro seppellimento (inizialmente in una tomba etrusca che è ancora visibile in un prato poco più avanti).   Si attraversano campi, stradine secondarie e si supera ancora un ponte romano intatto nella località S.Nicolao.   Con una breve deviazione, raggiungiamo un altro tratto del basolato della Via Cassia Consolare che seguiamo fino al Casale Pagliano, dove riusciamo a rinfrescarci ad una fontanella sistemata sull’aia, nei pressi del percorso.
Attraversiamo un campo in mezzo ad alta vegetazione e raggiungiamo nuovi manufatti di terme romane (alcuni veramente imponenti) disposti nelle vicinanze dell’antica Via Cassia (che qui non affiora) e quindi una nuova polla di acqua termale sulfurea ad alta temperatura, affiancata da un’altra contenente acqua fredda, nella località conosciuta come Le Masse.   E’ un’altra bellissima occasione di fare un bagno ristoratore e ci tuffiamo in queste pozze senza farci pregare..
Nel frattempo, altre 4 persone straniere (un’israeliana, una francese e due inglesi) si sono aggiunte al nostro gruppo.   Dopo questa sosta ristoratrice, si riprende il percorso su un tratto di Via Cassia moderna sotto un sole caldissimo.   Superiamo altri antichi manufatti ed un ponte romano ancora utilizzato nella zona di Pontarello, quindi raggiungiamo un capannone messoci a disposizione da amici e albergatori di Vetralla dove possiamo riposare un po’ e bere bibite fresche offerteci da questi nuovi ospiti.
Dopo un po’, notiamo del movimento strano sul piazzale antistante il capannone: arrivano cavalli e cavalieri in costume ed un calesse.   Sappiamo che fra breve, nell’area della chiesa di S.Maria di Forcassi (pochi km. più avanti) ci sarà un evento particolare, articolato su scenette medioevali.
Alquanto ristorati, riprendiamo il cammino e raggiungiamo questo antico monumento con un breve tratto di strada.   Molta gente è già raccolta nell’area antistante la chiesa: molti provengono dalla vicina frazione di Tre Croci (a cui appartiene il territorio su cui è edificata la chiesa) altri sono venuti direttamente da Vetralla (distante pochi chilometri) e sono presenti molte autorità civili e religiose.   Un coro inizia a cantare melodie medioevali e moderne (Bernstein) al nostro arrivo.   Ci raduniamo al centro dell’area, formiamo un bel gruppo e molti di noi portano un copricapo a tese larghe, hanno in mano il lungo bastone del pellegrino ed indossano la maglietta con il logo della Via Francigena (già utilizzata nel pellegrinaggio del 1999).   Vediamo, attorno a noi, molte facce incuriosite che ci scrutano ma notiamo in esse una grande gioia per questo evento.   Naturalmente, la loro gioia si è diffusa tra noi e ci ha pienamente coinvolti.
Alcune autorità locali, tra cui l’assessore al Patrimonio del Comune di Vetralla: Giovanni Gidari, il Presidente della Pro Loco di Vetralla Santino De Rinaldis, l’architetto Vincenzo Guerra dell’Associazione Comuni sulla Francigena e il parroco della Parrocchia di Tre Croci padre Gino, (Padre Passionista del Convento di S.Angelo), ci danno il benvenuto a Foro Cassio.
Dopo questi saluti, ecco apparire il corteo di cavalieri e di dame in costume sopravanzato da un calesse guidato da un personaggio in costume che trasporta un nuovo Sigerico.   Alberto, il nostro coordinatore francigeno, si è travestito da vescovo e, con tanto di mitra, di bastone pastorale e di mantello, raggiunge il centro della piazza antistante la chiesa.
Inizia così l’evento che era stato preparato da tempo: <...Sigerico torna nella sua chiesa e la trova distrutta!   Con grande pena e disappunto ricorda le antiche vestigia di questa chiesa, una tra le più importanti sulla Via Francigena, che fu il suo ricovero oltre 1000 anni fa così come lo fu per papi ed imperatori.   il nuovo Sigerico chiede alle autorità e alla popolazione presente di fare ogni sforzo per salvare la sua chiesa!   Sollecita tutti i presenti a firmare una petizione (in duplice copia e già predisposta su apposite pergamene), dove si richiede alle autorità locali e regionali di attuare in fretta questi restauri...>.
La popolazione accorsa per questo evento, piacevolmente sorpresa da questa scena, applaude e corre a firmare la petizione.   Sembra quindi che questa iniziativa abbia ottenuto un discreto successo che era proprio quello voluto: cioè favorire una maggiore pubblicità per questa situazione di degrado in cui versa la chiesa di S.Maria di Forcassi e dare un aiuto concreto a coloro che a Vetralla e nei dintorni si sono battuti e si battono tuttora per la salvezza di questo monumento così carico di storia.
Dopo numerose strette di mano e fotografie, la cerimonia si conclude e la riunione si scioglie, non prima però di aver ringraziato il gruppo di dame e di cavalieri in costume del G.E.V. (Gruppo Equestre Vetrallese) che, con i loro cavalli, hanno collaborato alla "rievocazione" del ritorno di Sigerico.   Il nostro gruppo si suddivide in gruppetti che vengono portati nelle diverse residenze per passare la notte.   Ci diamo appuntamento per la sera alla chiesa di S.Francesco a Vetralla, dove ci attendono il Vice Sindaco di Vetralla Francesco Iacomini, il parroco don Luigi Mignani e, soprattutto, un coro di ragazzi che ci vuole festeggiare.   Abbiamo appena il tempo di lavarci e di cambiarci ed eccoci radunati nuovamente nella chiesa medioevale di S.Francesco, dove tantissimi ragazzi e bambini sono pronti a cantare per noi.   Cantano molto bene e si susseguono gli applausi: il parroco don Luigi ci spiega che si sono allenati molto per ben figurare in questa occasione!   Per contraccambiare, i pellegrini si esibiscono in loro canti in latino e alcune persone di lingua inglese, presenti nel nostro gruppo, eseguono un loro canto e così concludiamo questo incontro.   Prima di andarcene però siamo invitati nel cortile interno della chiesa per un rinfresco e per assaggiare qualche pasticcino fatto in casa, il tutto offerto dai parrocchiani!!   Non potevamo dire di no e abbiamo accettato di buon cuore!
Ma la serata è ancora lunga e ricca di altri "impegni".
Siamo stati invitati in una vera cantina: la Cantina della Commare Mecuccia nel borgo antico di Vetralla dove ci è stata offerta una sontuosa cena dalla Pro Loco; abbiamo consumato il pasto insieme con il Presidente della Pro Loco: Santino De Rinaldis, con il Vice Sindaco di Vetralla Francesco Iacomini e con i rappresentanti del "Comitato delle cene in cantina", in particolare con quelli dell’"Associazione Volontari del Soccorso" (Protezione Civile) che curano il locale e che preparano normalmente il cibo per gli avventori che fanno visita alla Cantina.
E’ stata una bella serata che si è conclusa in allegria nella sala S.Giacomo al centro del paese, dove il Coro "Cantori della Via Francigena" di Vetralla ci ha intrattenuto con un Concerto corale offrendoci una bella serie di canti medioevali.
Ormai stanchi da tutte queste fatiche siamo tornati alle nostre residenze per passare una notte di meritato riposo. Timbri delle tappe intermedie
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Martedė 4-6 - Tappa: Vetralla -> Sutri (km. 22), appuntamento ancora davanti alla chiesa di S.Maria di Forcassi per la consueta cerimonia del passaggio del bastone.   Poi, si parte ritornando verso Vetralla, lungo un suggestivo sentiero: quello della Veronica (che ricorda tradizioni antiche).   Oggi ci accompagna, come nella tappa precedente, Domenico Carloni un appassionato della storia di Vetralla (già responsabile della Pro-loco locale).   Domenico è una delle persone che si sono battute per la salvezza della chiesa di S.Maria di Forcassi e ci ha molto aiutati nella ricerca del percorso francigeno migliore nel suo territorio.   Ci soffermiamo presso ogni manufatto di rilevanza storica e ascoltiamo la sua descrizione, ricca di molte notizie particolari, sconosciute ai più: ciò avviene quando transitiamo davanti all’antica Casa Brugiotti (già sede doganale), al mausoleo romano a forma ottagonale e nella zona dell’antica cisterna romana con il tetto a botte: la famosa Botte che ha dato il nome all’intera zona a sud-est di Vetralla e alla frazione omonima.
Nei pressi di quest’area c’è uno degli ingressi del grande bosco di cerri di Pian della Botte.   Qui siamo attesi da un gruppo di guardie forestali e dall’Assessore al Patrimonio di Vetralla Giovanni Gidari, che si aggiungono a noi per un breve tratto del percorso.   Vogliamo far vedere ai pellegrini e al responsabile comunale, le tracce evidenti dell’antica Via Cassia Consolare che taglia il bosco diagonalmente: infatti sia l’incavo dell’alveo stradale che alcuni basoli affioranti "in situ" sono ben evidenti e fanno capire l’esistenza dell’intera strada sotto un leggero strato di terra.   Preghiamo gli amici locali di controllare e di valorizzare questa storica testimonianza di antichi passaggi nel loro territorio.
All’uscita del bosco, salutiamo il gruppo delle guardie forestali e l’Assessore, scattiamo qualche foto e proseguiamo.   Procediamo in leggera discesa, tra campi coltivati e noccioleti fino ad arrivare nuovamente sulla Via Cassia Statale (S.S. n.2).   Nei pressi della statale, ci fermiamo un attimo presso un antico casale (Casale delle Capannacce, adibito a sosta per i pellegrini nel passato).   Sulle pareti esterne del lato sud-est della costruzione ci sono molte lapidi romane murate, provenienti da frammenti di spoglio.   Un’iscrizione, a destra dell’ingresso, è particolarmente interessante e curiosa: infatti allude alla presenza di una conduttura d’acqua:
[AV]GVSTA IVL[IA] [A]QUAM VICANIS [...].
Sul lato della costruzione di fronte alla Via Cassia è murata una tavola in tufo chiaro che rappresenta il rito di Mitra (con la scena dell’uccisione del toro in rilievo) e con la firma dell’antico proprietario: L. AVILLIVS RVFINVS POSVIT.
Sull’altro lato della statale, c’è la piccola antichissima chiesa della Madonna di Loreto e nei campi dietro a questa cappella ci sono sparse vestigia d’insediamento, risalenti soprattutto al I° sec. d.C.   Grazie a questi reperti e a molti altri ritrovamenti, gli studiosi indicano proprio questa zona come quella dell’antica ed importante stazione stradale di Vicus Matrini, uno dei posti tappa indicati da Sigerico e, forse, nucleo primitivo dei primi abitanti di Capranica.
Infatti, in questo punto si esce dal territorio del comune di Vetralla e si entra in quello di Capranica.   Seguendo il sentiero nei campi si notano, infissi nel terreno, molti cippi in tufo che contengono delle terracotte raffiguranti il Pellegrino, il nome di Capranica e l’indicazione della direzione per Roma.   Dopo una serie di aggiramenti di campi e di noccioleti lungo il loro bordo (non senza gustare qualche matura e dolce ciliegia), raggiungiamo le famose Torri d’Orlando svettanti in mezzo ad un noccioleto.   Si tratta dei resti di imponenti mausolei romani e del campanile della Basilica di S.Maria in Campis, unici a testimoniare l’antica presenza di un importante centro abitato, appartenente anch’esso all’area dell’antica città di Vicus Matrini.
Sul posto troviamo un amico di Capranica, Renato Tanci che ci aspetta: è uno dei componenti del locale Gruppo Archeologico Capralica.   Ha portato diverse bottiglie di bibite fresche (che vengono rapidamente svuotate) e una grande cinepresa con la quale riprende più volte il nostro gruppo in cammino, a cui si unisce fino a Capranica.   La tappa non è breve e occorre ancora camminare sotto il sole; fortunatamente percorriamo una bella carrareccia: la Strada Doganale Oriolese che si snoda all’interno di una bella zona agreste.   Ad un bivio, tagliamo per campi e coltivi di olivi, scendiamo in un letto di un fosso e usciamo dall’altro lato, risalendo un crinale di un rilievo: tutto ciò per raggiungere e percorrere una parte di basolato dell’antica Cassia Consolare che affiora ancora in questa zona.   Poi, piano piano, scendiamo e penetriamo all’interno della Valle dei Santi.   La storia di queste zone racconta che i pellegrini, in transito a Capranica e diretti a Roma, venivano chiamati Santi e questo nome è rimasto alla Valle che essi hanno percorso per secoli.   Oggi, noi abbiamo seguito le loro antiche tracce sugli stessi luoghi.
Dopo una breve sosta presso una fontanella presente sulla Via Francigena sotto la cittadina, raggiungiamo il borgo storico di Capranica, su antiche stradine in pietra.   Entriamo nell’antica chiesa di S.Francesco (che ci ha già ospitato durante il Convegno di studio francigeno del marzo 2002) e siamo ricevuti da molti amici ed amministratori locali.   Rivediamo l’Assessore alla Cultura Antonio Sarnacchioli e Primo Lanzalonga, quest’ultimo responsabile del Gruppo Archeologico Capralica.   Qui avviene un piacevole incontro con un gruppo di giovani studenti che ci fanno una recita in latino.   Mentre riposiamo nell’ombra della chiesa, ascoltiamo un piccolo duetto (flauto e organo) organizzato per noi da due soci (Alberto e Giancarlo) della nostra Associazione, naturalmente anch’essi pellegrini nel nostro gruppo.   Durante questa piacevole sosta, ci vengono offerti cibo e bevande, molto graditi da tutti i pellegrini.
Dopo un’ora di riposo, riprendiamo il cammino.   Scendiamo ai piedi del paese e riprendiamo il percorso francigeno raggiungendo in breve il lato sud del paese, in direzione di Roma.   Transitiamo davanti alla chiesetta di S.Rocco e prendiamo una piccola strada in forte salita che ci porta in fretta in aperta campagna.   Si sbuca presto sulla strada asfaltata che segue il tracciato della Via Cassia medioevale e che collega Sutri alla stazione ferroviaria e, scendendo lentamente con una bella vista dall’alto, raggiungiamo la cittadina di Sutri, obiettivo finale di questa tappa.
Abbiamo però ancora il tempo di visitare la chiesa rupestre della Madonna del Parto, interamente scavata nel tufo (incluse le colonne che dividono in tre porzioni la navata interna).   Questa antica chiesa ha preso il posto di un’antica tomba etrusca, successivamente trasformata in luogo per il culto di Mitra fra il VI e VII secolo.   Essa è infatti conosciuta in zona come il Mitreo.   Sulle pareti all’interno di questo importante monumento ci sono delle pitture trecentesche raffiguranti, tra l’altro, scene della vita di San Michele Arcangelo del Gargano ed una interessante e significativa rappresentazione di Pellegrini in cammino.
Saliamo una stradina a tornanti che ci porta all’interno della Villa Staderini (oggi in restauro) sopra un poggio di fronte a Sutri.   Attraversiamo l’ampio giardino verso sinistra e ci troviamo su un belvedere che sovrasta l’originale Anfiteatro etrusco, a forma ellittica, interamente scavato nel tufo e databile tra il I sec. a.C. ed il I sec. d.C.   Esattamente dal lato opposto del giardino della villa c’è un fabbricato in pietra, conosciuto come il "Castello di Carlo Magno" in parte ancora abitato, che contiene affreschi raffiguranti scene relative alla vita di Orlando ed al suo incontro con Carlo Magno.   Questo fabbricato, insieme con le Torri di Orlando e le leggende che parlano del paladino, è una delle testimonianze della diffusione della cultura medioevale di Oltralpe, dovuta alla frequentazione della Via Francigena di molti pellegrini provenienti dalle zone nord occidentali d’Europa.
Dopo la visita dei siti storici di Sutri, il gruppo si sposta presso la Casa d’Accoglienza delle Suore Francescane di Fonte Vivola (a pochi km. da Sutri) che ci ospitano per la cena e per la notte.   Ci sistemiamo nelle stanze assegnate, ci facciamo una doccia e ci cambiamo.   Consumiamo una buona cena e siamo di nuovo pronti a tornare a Sutri.
Per chiudere questa giornata degnamente, ci ritroviamo nella chiesa di S.Francesco di Sutri, dove il Comune ha organizzato un concerto di musiche medioevali (eseguito da un gruppo professionista) proprio per noi.   Ed eccoci seduti nell’antica chiesa ad ascoltare il gruppo di cinque musicisti de "Il gregge di Titiro" mentre si esibiscono nei loro suoni e storie medioevali.   Essi si aiutano egregiamente con un buon numero di strumenti dalle forme e tonalità antiche (liuto, flauto, bombarda, tamburello, lira turca, tammorra, arpa medioevale, cornamusa, salterio, viella, ecc..).   E’ stata una buona esibizione che ha catturato l’attenzione non solo del nostro gruppo ma anche quella di molte altre persone locali e turisti che hanno affollato la chiesa.   Da veri giullari medioevali, per due ore, ci hanno accompagnato con la loro musica e i loro racconti a conoscere un mondo antico e semisconosciuto ma sempre affascinante.   Naturalmente li abbiamo applauditi a lungo e ci siamo complimentati con loro alla fine della performance, in particolare con Carlotta figlia di un nostro socio presente alla Grande Camminata.
Stanchi ma soddisfatti, facciamo rientro alla Casa di Accoglienza delle Suore di Fonte Vivola e ci ritiriamo nelle nostre stanze per la notte.

Mercoledė 5-6 - Tappa: Sutri -> Campagnano di Roma (km. 22,5), dopo una notte con molta pioggia, il tempo è cambiato; non c’è più il sole ma un cielo grigio piombo, non piove più ma prepariamo ombrelli e mantelline.   Ci diamo appuntamento ai piedi di Sutri e, visto il tempo minaccioso, decidiamo di partire dalla località Vallicella, qualche km. più a sud di Sutri, per evitare un tratto di Via Cassia ancora più pericoloso in caso di pioggia.   Nella nuova località eseguiamo il rito del cambio del bastone e imbocchiamo una sterrata in direzione di Monterosi.   Attraversiamo belle zone agricole e vediamo apparire sullo sfondo, alla nostra sinistra, le sagome grigiastre dei Monti Sabini e del Monte Soratte.   Dopo una breve sosta per rinfrescarci alla Fontana di S.Martino, proseguiamo ancora costeggiando i recinti del grande green del Golf Club Le Querce.
Arriviamo a Monterosi verso mezzogiorno e facciamo la sosta pranzo al solito bar che ci ha visto molte volte come avventori durante i numerosi sopralluoghi in questa zona: il proprietario è divenuto un nostro amico...   Riempito lo stomaco, si riparte in direzione sud ritornando in aperta campagna; pur di non camminare su troppi km. di Via Cassia, eseguiamo un ampio giro verso destra (ovest) e poi pieghiamo a sinistra (sud) imboccando una larga sterrata che si dirige verso una piccola ed apparentemente insignificante elevazione: il Monte Pogliano (mt. 306).   Questa zona ci ha procurato seri problemi di passaggio, poichè non siamo riusciti a trovare un sentiero comodo ed accessibile per aggirare (ad ovest) questo piccolo monte; abbiamo solo trovato alcuni percorsi "per escursionisti esperti" nell’alveo dei fossi o attraverso campi privati coltivati a frumento.   Eppure questa direttrice è la migliore per evitare la Via Cassia (S.S. n.2) e raggiungere la nostra meta odierna: Campagnano di Roma.
Di fronte al M.Pogliano, superato un piccolo ponte, la sterrata piega decisamente a sinistra (est) e ritorna verso la Via Cassia Statale.   Qui decidiamo di dividerci in due gruppi: il grosso di camminatori segue la sterrata verso sinistra per ritornare sulla Via Cassia e per percorrere su quest’ultima circa 3 km. fino ad imboccare la sterrata per Campagnano.   Un piccolo gruppo di cinque persone (tra cui il sottoscritto) decide invece di seguire il percorso più atletico e complicato ma che non tocca la Via Cassia.   Percorriamo così molti fossi all’interno del loro alveo pieno di vegetazione fitta e ricco di sterpaglie; ci facciamo largo tra i rovi con forbici speciali e scavalchiamo più volte i bordi di alcuni fossi secondari.
Piano piano, aggiriamo il lato occidentale del monte arrivando sul suo lato sud; qui superiamo alcuni campi coltivati a frumento e ad erba medica, camminando al loro interno con gli steli e le spighe che ci arrivano al petto.   Finalmente, un sentiero agricolo per trattori ci permette di camminare più agevolmente e di raggiungere la strada che collega Mazzano Romano a Trevignano e quindi una nuova sterrata che ci porta al Bivio del Pavone, nel punto dove si sottopassa la Via Cassia (S.S.2 Bis) e dove in breve si raggiunge il sentiero conosciuto come Strada di Fontana Latrona.   Imbocchiamo questo sentiero e rapidamente raggiungiamo il grande fontanile con acqua fresca.   Qui incontriamo gli altri componenti del nostro gruppo e ci fermiamo un attimo per mettere qualcosa sotto i denti e rinfrescarci un po’; anche se la giornata è più fresca delle precedenti abbiamo ancora molto caldo..   Il luogo dove ci troviamo è molto isolato e il suo nome fa venire facilmente alla mente cosa poteva capitare ai poveri pellegrini di un tempo, quando venivano assaliti dai briganti in questo luogo.   Sorridiamo un po’ poichè ci diciamo che non sono più quei tempi e che i briganti moderni preferiscono scegliere altre vittime.., comunque riprendiamo i nostri passi in fretta..   In breve raggiungiamo le prime case di Campagnano di Roma e, seguendo varie stradine della periferia, arriviamo al centro del paese dove si trova l’albergo che ci ospita per la notte.
Ci cambiamo velocemente e ci raduniamo in una chiesa, al centro del paese, per incontrare il parroco che ci ospiterà per la cena.   Scambiamo un po’ di saluti e ci diamo appuntamento per la sera.   Nella chiesa, aperta al pubblico, viene offerto un piccolo concerto da alcuni musicisti del nostro gruppo.   E’ ormai una consuetudine per noi quella di andare a cena nella parrocchia di don "Renzo" quando arriviamo a Campagnano di Roma accompagnando pellegrini camminatori sulla Via Francigena.   Ed infatti, come previsto, la cena è stata eccellente ed apprezzata da tutti, stranieri inclusi.
Al ritorno in albergo a piedi, ci fermiamo un po’ sulla piazza comunale per assistere ad una festa e ad un canto di ragazzi in costume.   Poi, tutti a dormire per un meritato riposo.

Giovedė 6-6 - Tappa: Campagnano di Roma -> La Storta (Isola Farnese) (km. 26,5), il cattivo tempo si è protratto per tutta la notte, ma in mattinata non piove più, il cielo è sempre grigio ma non siamo scontenti di avere ancora un po’ di fresco: siamo ormai bruciati dal sole!   All’appuntamento con il gruppo di pellegrini oggi c’è anche Enzo: una delle guardie forestali del Parco di Veio che, come convenuto, ci accompagnerà per un tratto di strada.   Il passaggio del bastone avviene con la solita cerimonia davanti all’ingresso della piccola chiesa di S.Rocco posta su un lato della piazza Regina Elena di Campagnano di Roma.   Imbocchiamo quindi Via S.Sebastiano e prendiamo la strada del cimitero (molte volte in queste tappe, sia all’entrata che all’uscita dei paesi siamo transitati davanti a questi luoghi).   Dopo alcune svolte, la strada passa davanti al complesso, poi diventa di ridotte dimensioni e transita in una zona boscosa con recinzioni ai due lati.   Raggiungiamo in breve il bivio con la Via Campagnanese e imbocchiamo la Via Formellese.   Dopo circa 1,5 km. incontriamo un nuovo bivio; lasciamo la Formellese e prendiamo a destra una strada secondaria (in località Macchiano) che ci porta nei pressi di alcune villette disseminate nella campagna.   Si segue questa strada fino alla sua fine davanti ad un cancello di un’ultima villa.   Qui ci appare bene tutta la zona circostante, stiamo in effetti percorrendo la cima di un crestone tra due valloni.   Da questa zona appare finalmente il Santuario della Madonna del Sorbo, sulla sponda opposta del vallone ed immerso nel verde di un bosco.   Dove termina la strada, sulla destra, parte un piccolo sentiero sconnesso (c’è il simbolo del Parco di Veio sul lato destro) che va decisamente in discesa.   Seguiamo questo sentiero ed entriamo in un verde bosco, in fondo al quale raggiungiamo alcuni corsi d’acqua immissari del Fosso di S.Anna che, dopo breve percorso, cambia nome e diventa Fosso della Mola di Formello quando, aggirato il poggio del Santuario, si fa strada nella Valle del Sorbo.   Saltiamo questi piccoli corsi d’acqua e raggiungiamo l’altro versante del vallone poi, rapidamente, saliamo un ripido sentiero che ci porta sulla strada asfaltata che arriva da Campagnano di Roma e che raggiunge l’ingresso del Santuario in poche decine di metri.   In pochi minuti raggiungiamo il monumento che si trova in brutte condizioni, con una parte del campanile e dell’intera struttura ormai ridotta ad un rudere.   Fortunatamente vediamo che ci sono lavori in corso: speriamo che stavolta sia quella buona!   Mentre ci avviciniamo al cancello, notiamo un uomo emaciato nel piazzale interno dietro le sbarre, vestito con un semplice saio e a piedi nudi, che avanza verso di noi.   Si avvicina e comincia ad esclamare invettive contro coloro che hanno lasciato decadere il Santuario e chiede a gran voce il suo restauro.   Si tratta del novello Eremita (in questa occasione è un nuovo travestimento di Alberto che ha organizzato una nuova scena in questo luogo).   A differenza di Vetralla, qui sembra che le sue preghiere siano state ascoltate, visto che i lavori di restauro sono iniziati.   La scenetta dell’eremita è stata seguita dal nostro gruppo, dalla guardia forestale e dagli operai intenti ai lavori di ripristino del Santuario.   Un misto di sorpresa e di ilarità prende tutti noi: sappiamo che in effetti qui è vissuto, anni fa, un eremita e che un nuovo eremita è vissuto fino a pochi giorni fa in una stanza del Santuario; ora è stato allontanato per i lavori in corso.   Al termine di questo evento, firmiamo una nuova "Pergamena" (per le autorità) con la nostra preghiera di terminare i lavori di restauro, torniamo al bivio stradale sotto il Santuario e troviamo una vettura del Parco che ci attende: è carica di bibite e di acqua fresca offerteci dal Parco di Veio.   Ne approffittiamo ringraziando l’autista per questo servizio.   Enzo, la nostra guardia forestale, ci lascia in questo punto, deve rientrare al comando con l’auto che ci ha portato l’acqua.   Lo ringraziamo per la compagnia e proseguiamo in direzione di Formello.   Scendiamo dal poggio dove è situato il Santuario e attraversiamo una parte della Valle del Sorbo, verdissima e ricca d’acque che formeranno prima il Fosso della Mola e poi il torrente Cremera (o Valchetta) affluente a sua volta del Tevere.   Risaliamo queste valli avvicinandoci alla periferia di Formello poi, per stradine secondarie, sfioriamo l’abitato scendendo sulla cima di un lungo crestone seguendo la lunghissima Via della Spinareta che ci porta a valle di Formello di nuovo verso la Via Cassia Bis (S.S. n.2 Bis, a quattro corsie).   Poco prima di sottopassare questa arteria stradale, sostiamo ad un casale davanti al nostro sentiero e chiediamo un po’ d’acqua fresca.   E’ una sosta obbligata (lo facciamo ogni volta che transitiamo qui) e, immancabilmente, insieme con l’acqua fresca ci viene offerto un buon vinello bianco locale, fresco e leggero; noi conosciamo la generosità di queste persone, ma ci piace fare una sorpresa agli stranieri che sono con noi.   Essi, anche se ne hanno ormai viste diverse, gradiscono anche questa ed accettano l’offerta ben volentieri.   Dopo questa breve sosta, sottopassiamo la Cassia Bis, risaliamo un ripido sentiero a sinistra, oltrepassiamo un casale e raggiungiamo la strada Formellese; di fronte ad un distributore di benzina c’è il Bar/Trattoria da Primo che ci offre uno spazio adeguato, all’ombra, per la nostra sosta pranzo.   E’ iniziato il Campionato Mondiale di Calcio e molti avventori stanno guardando una partita in televisione, su un apparecchio posto all’aperto, dove ci troviamo noi.   Cerchiamo di finire in fretta il pasto e di lasciare la calca vociante: molti si lamentano perchè la partita non è bella ma a noi, per il momento, interessa portare a termine il nostro impegno...
Lasciamo il bar e ci incamminiamo nella zona interna del Parco di Veio, facendo un largo percorso nella campagna.   Raggiungiamo alcuni tumuli etruschi e poi attraversiamo il torrente Cremera, proprio nella zona della cittadella di Veio e della sua Piazza d’Armi.   Con un ampio giro semicircolare seguiamo la sterrata che si inoltra tra queste forre piene di storia e raggiungiamo, con un’ultima salita, la cittadina di Isola Farnese.   La tappa originale termina alla località de La Storta, pochi km. più avanti ma, per questa volta, terminiamo le nostre fatiche in questo piccolo e bel borgo, distante dalla confusione e dal traffico della Via Cassia.   Poi, in serata, è previsto un ballo in costume sulla piazza dell’antico castello, un’area privata molto suggestiva che ci viene resa disponibile dal presidente della locale Associazione Culturale Communità, con il quale abbiamo un piacevole incontro.   Facciamo una breve visita al parroco della Parrocchia di San Pancrazio di Isola Farnese: scambiamo due parole e otteniamo i timbri sulle nostre Credenziali.   Ci laviamo e ci cambiamo, poi andiamo a cena nello stesso albergo mentre fuori incomincia a cadere una pioggia torrenziale e si è alzato un forte vento.   I partecipanti al ballo in costume (un folto gruppo di ben 15 persone, di cui fanno parte alcune donne -Paola e Francesca- che hanno camminato con noi nelle prime tappe) sono già arrivati ma la manifestazione nella piazza del Castello (che non ha copertura) è ormai saltata.   Si decide allora di eseguire i balli e le musiche popolari in un salone dello stesso albergo (ovviamente col permesso dei proprietari).   Ha inizio così uno strepitoso spettacolo con balli popolari del centro sud (abruzzesi, calabresi, molisani, ecc..) accompagnati da musiche originali suonate con strumenti di quelle regioni.   Alcuni di noi che hanno ancora fiato e gambe partecipano a qualche ballo.   La festa dura un bel po’, brindiamo un’ultima volta e poi andiamo a dormire, stanchi ma soddisfatti.
Timbri delle ultime tappe
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Venerdė 7-6 - Ultima Tappa: La Storta (Isola Farnese) -> Roma (Monte Mario) (km. 21), il cattivo tempo sembra attenuarsi ma è piovuto per tutta la notte ed il cielo è ancora grigio.   Per ragioni tecniche e poichè siamo un po’ stanchi, ci trasferiamo con il pulmino e con le auto a La Storta sulla Via Cassia Statale, presso la Chiesa della Visione, risparmiando circa 3 km. di cammino.   Ci siamo così posizionati sul punto di partenza "ufficiale" di questa tappa.   Presso questa piccola chiesa, dove nel 1533 S.Ignazio di Lojola ebbe la visione di Gesù che lo esortava a tornare a Roma per fondare la Compagnia di Gesù (i famosi "Gesuiti"), incontriamo mons. Bessonnet (francese) della parrocchia de La Storta che ci spiega la storia della chiesa e della stessa località alle porte di Roma.   Qui eseguiamo, per l’ultima volta, il rito del passaggio del bastone ed iniziamo il cammino verso il centro di Roma.   L’itinerario di questa tappa è forzatamente complesso poichè abbiamo voluto evitare di camminare sulla Via Cassia e sulla Via Trionfale, due arterie stradali che, nelle vicinanze di Roma e al suo interno, sono molto pericolose per chi le percorre a piedi.   Usciamo quindi da La Storta dirigendoci prima verso nord, per attraversare la ferrovia sul ponte della strada che si dirige verso Malagrotta; poi scendiamo una rampa e raggiungiamo la nuova tangenziale "Cassia-Braccianese" non ancora entrata in servizio all’epoca del nostro passaggio e, su questa invertendo il senso di marcia, ci dirigiamo verso sud in direzione di Roma.   Attraversiamo un paio di gallerie e poi riprendiamo una sterrata che ci permette di superare un nuovo (e brutto) complesso edilizio nella zona conosciuta come la Tenuta della Castelluccia.   Sempre con direzione sud, attraversiamo una buona parte della tenuta, transitando davanti al suo Castello (oggi divenuto un residence) e sbuchiamo a ovest della borgata della Giustiniana, appena dopo il punto dove la Trionfale si stacca dalla Cassia e piega verso sud-ovest in direzione del centro città.   Raggiunta questa zona, prendiamo un sentiero campestre che è parallelo alla ferrovia (oggi metropolitana FM3 di superficie che collega Roma a Viterbo) e alla stessa Via Trionfale, e lo seguiamo per tutta la sua lunghezza.   Dopo questo lungo tratto rettilineo, il sentiero scende decisamente verso destra, si allontana dalla ferrovia e si inoltra in un boschetto di querce di sughero poi, con una curva decisa a 90°, piega a sinistra e sottopassa il G.R.A. (Grande Raccordo Autostradale) di Roma.   Trovare questo passaggio è stata una fortuna, poichè non è semplice superare, a piedi, l’enorme muraglia di cemento del Raccordo di Roma.   Oltrepassato il varco sotto il G.R.A., ci troviamo in una zona di prati e campi coltivati nella zona della borgata di Ottavia; raggiungiamo la strada asfaltata e ci inoltriamo in questo quartiere in mezzo ad altre stradine.   Transitiamo davanti alla stazione ferroviaria di Ottavia e ci avviciniamo alla Via Trionfale ma, con alcune deviazioni su piccole strade, ci ritroviamo a percorrere un tratto di sentiero nella zona dove sorge la Centrale Idrica ACEA di Ottavia, ben identificabile con la sua alta cisterna.   Sfruttando percorsi campestri e piccole sterrate, superiamo la Tenuta di Casal del Marmo, contorniamo tutto il complesso ospedaliero del S.Filippo Neri e raggiungiamo nuovamente una strada asfaltata che ci porta ancora nei pressi della Via Trionfale.   Senza toccare quest’ultima arteria, pieghiamo a destra seguendo altre strade con minor traffico ed arriviamo al complesso di S.Maria della Pietà, (già manicomio della capitale e oggi dependance dell’ospedale S.Filippo Neri).   Entriamo nell’area interna del grande ospedale di S.Maria della Pietà e, in una zona alberata con tavoli e panche a nostra disposizione, facciamo qui la sosta pranzo.   E’ sempre divertente guardare la faccia stupita del guardiano dell’ospedale quando ci vede entrare e uscire con zaini in spalla e bastoni del pellegrino in mano.   Dopo una benefica sosta, entriamo nel traffico cittadino un po’ a malincuore per percorrere un buon chilometro sulla Via Trionfale.   All’altezza del Forte Trionfale, ci allontaniamo da questa strada e scegliamo un tragitto un po’ sinuoso su altre strade fino a raggiungere Via della Camilluccia.   Poi, seguendo quest’ultima in salita, ci avviciniamo all’Istituto Don Orione che rappresenta per noi il primo ingresso verso il Parco di Monte Mario.   Entriamo all’interno dell’Istituto e ci fermiamo al piccolo bar per bere qualche bibita fresca e per sostituire qualche maglietta sudata.   Siamo ormai penetrati molto all’interno del tessuto urbano della città e siamo vicini alla nostra meta finale per questa Grande Camminata: Villa Mazzanti ubicata sulle ultime propaggini di Monte Mario, proprio di fronte alla cupola di S.Pietro.   Con nuovo vigore, riprendiamo il nostro cammino: aggiriamo tutto il complesso di Don Orione e scendiamo lungo un sentiero che ci porta all’interno del Parco di Monte Mario e in pochi passi raggiungiamo una prima zona belvedere che ci offre un’ampia vista di Roma nella sua parte nord-occidentale.   E’ una magnifica vista che infonde un senso di stupore e di allegria a tutti coloro che raggiungono questo luogo avendo percorso a piedi lunghe distanze: è lo stesso senso di contentezza che sicuramente avevano gli antichi pellegrini quando raggiungevano la città eterna e la vedevano da questo monte, chiamato sin dall’antichità Mons Gaudii, poichè erano ormai sicuri di aver completato il viaggio e onorato il loro impegno.   In mezzo al verde e su sentieri sterrati, continuamo ad attraversare il Parco di Monte Mario: saliamo e scendiamo più volte sulle molte cime che fanno parte di questo Parco toccando zone che offrono sempre stupende visioni di Roma dall’alto, diverse man mano che ci avviciniamo a San Pietro.   Attraversiamo ancora un piccolo tratto di Trionfale e, finalmente, entriamo nel Parco Mellini , sotto l’Osservatorio Astronomico, che si estende sull’ultima parte del Parco.   Davanti a noi si staglia, maestosa, la grande cupola di San Pietro: ci fermiamo, intoniamo un canto di ringraziamento e scattiamo molte foto.   Indossiamo le magliette con il simbolo del Pellegrino francigeno, i cappelli a falde larghe ed utilizziamo i lunghi bastoni che assomigliano agli antichi bordoni e, a ranghi serrati, percorriamo l’ultimo tratto di sentiero alto; poi scendiamo lungo i tornanti della stradina recentemente lastricata con belle pietre locali e raggiungiamo l’ingresso e i giardini di Villa Mazzanti.   Finalmente, terminiamo la nostra lunga marcia nella piccola piazza antistante questo bell’edificio, oggi sede dell’Ente Regionale RomaNatura (responsabile della gestione di tutti i parchi dell’area romana per un totale di 14.000 ettari) e siamo felici di essere riusciti a completare l’impresa e di aver potuto coinvolgere anche molti altri camminatori.
A Villa Mazzanti ci sono molte persone che ci aspettano, molte di queste hanno partecipato ad alcune tappe della Grande Camminata e hanno voluto essere presenti per salutarci all’arrivo.   Sono presenti autorità civili e religiose che ci danno il benvenuto e che si complimentano con noi: certo noi abbiamo camminato "solamente" per 160 km. (e non per migliaia di km. come hanno fatto altri pellegrini), ma abbiamo attraversato tutto il territorio dell’alto Lazio fino a Roma e questo exploit ci dà soddisfazione anche perchè abbiamo dimostrato che la nostra Camminata è fattibile da chiunque voglia cimentarsi nell’impresa e che l’iniziativa può essere ripetuta annualmente coinvolgendo anche le amministrazioni comunali e le popolazioni locali che ci hanno sempre accolto con molta amicizia.
Siamo sicuri che, per tutti coloro che hanno vissuto con noi il cammino e la fatica lungo questo storico percorso, questa è stata una bellissima esperienza che rimarrà nel loro ricordo a lungo.   Lo scopo di questa Cronaca è proprio quello di lasciare una memoria di questa esperienza: un bel ricordo per coloro che vi hanno partecipato e uno stimolo per tutti coloro che vorranno cimentarsi in questo tipo di cammino nel futuro.
Oltre al vicepresidente dell’Ente RomaNatura: dott. Amedeo Fadda che ci ospita nella sua sede e che ci dà il benvenuto per primo, sono presenti altre autorità.   Ci sono 3 religiosi: il rappresentante del Pontificio Consiglio della Cultura e rappresentante vaticano al Consiglio d’Europa, mons. Bernard Ardura; mons. Bruno Vercesi della Basilica di S.Pietro (responsabile in Vaticano per il cerimoniale riservato ai pellegrini) e don Giovanni Cereti nostro Socio, uno dei fondatori della sez. G.M. di Roma.   Insieme con i religiosi ci sono 3 presidenti di Associazioni locali (tra cui quello degli Amici di Monte Mario che è già intervenuto con noi in molti altri convegni), ed alcuni rappresentanti di amministrazioni locali (come il dott. Pietro Masi del XX° Municipio nel cui territorio transita buona parte del nostro percorso quando si avvicina a Roma), di componenti delle Comunità straniere a Roma (molti dei quali hanno camminato con noi), di rappresentanti di associazioni interessate alla Via Francigena, come quelli della Confraternita dei Romei (con i quali abbiamo lavorato a lungo per sviluppare e promuovere la "Via", in particolare con Massimiliano Vinci), della Association Via Francigena (svizzera) e di Italia Nostra.
Mons. Vercesi ci invita in Vaticano per il giorno dopo (sabato 8/6) per la cerimonia della consegna del Testimonium: una pergamena personalizzata che attesta l’avvenuto pellegrinaggio fino a San Pietro.   Dopo i festeggiamenti, le tante foto, un ballo particolarmente allegro dei nostri amici scozzesi ed uno spuntino del "pellegrino" (a base di formaggio, olive e vino), sciogliamo il gruppo e ci diamo appuntamento sulla Piazza di San Pietro per la mattina seguente.
Prima del commiato Roberto (proveniente da Signa), uno dei camminatori che ha percorso integralmente tutto l’itinerario proposto, ci legge la "Preghiera del Pellegrino Europeo" che è stampata sul retro delle credenziali:



 Preghiera del Pellegrino Europeo

     Cammina,
     sei nato per il cammino!

     Cammina, hai un appuntamento.
     Dove? Con chi?
     Ancora non lo sai,
     forse con te stesso.

     Cammina,
     I tuoi passi saranno le tue parole,
     la via la tua canzone,
     la fatica la tua preghiera.
     Alla fine, il tuo silenzio ti parlerà.

     Cammina,
     solo, con altri,
     ma esci da te stesso.
     Ti creavi dei rivali,
     troverai dei compagni;
     immaginavi dei nemici,
     ti farai dei fratelli.

     Cammina,
     la tua mente non sa
     dove i passi conducono al tuo cuore.

     Cammina,
     sei nato per percorrere la via,
     quella del pellegrino.
     Un Altro cammina verso di te
     e ti cerca
     perchè tu possa trovarlo.

     Al Santuario, meta del tuo cammino,
     al santuario, nel profondo del tuo cuore
     Lui è la tua Pace,
     Lui è la tua Gioia.

     Va,
     Dio già cammina con te.

     Ultreya!!!



Il Testimonium rilasciato in Vaticano
 a chi percorre la -Via Francigena- per una
 distanza pari almeno a quella che separa
 Acquapendente e Roma (circa 160 km. a piedi).
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Sabato 8-6 - Cerimonia in Vaticano per la consegna del "Testimonium", ci ritroviamo tutti sotto l’obelisco di Piazza San Pietro alle ore 8,15.   Abbiamo l’appuntamento con mons. Vercesi del Vaticano a Porta S.Anna per le ore 8,30.   Su questa porta di accesso all’area del Vaticano, ci aspetta il sacerdote che ci guida tra due file di guardie svizzere alla chiesa di S.Pellegrino.   In questa piccola chiesa viene officiata la S.Messa e i sacerdoti sono due: è presente anche don Giovanni Cereti.   Al termine della funzione, veniamo guidati in un’altra zona all’interno del Vaticano, in una sala adiacente al Cimitero Germanico dove vengono scritti i nostri dati sui registri dei Pellegrini e preparato il Testimonium.   Poi, dopo una lunghissima attesa per queste pratiche burocratiche, siamo finalmente guidati nelle cripte vaticane e negli ambienti della Fabrica di S.Pietro, superando moltitudini di turisti.   Arriviamo così nella Cappella Clementina che viene aperta solo per noi; qui è possibile vedere una parte del sacello che racchiude (come vuole la tradizione ma anche come emerge da recenti studi scientifici) le ossa di Pietro.   Una volta entrati qui, viene eseguita una semplice cerimonia e qualche preghiera; poi, al termine, ci viene consegnato il meritato Testimonium.   Dopo una veloce visita alle zone sotterranee della Basilica, ringraziato e salutato il sacerdote, ci ritroviamo di nuovo in Piazza S.Pietro.   Sono ormai le ore 12 e ognuno di noi ha i propri impegni.   Ci abbracciamo e ci diamo l’appuntamento per il prossimo anno.

E DIAMO UN APPUNTAMENTO ANCHE A TUTTI COLORO CHE HANNO AVUTO LA PAZIENZA DI LEGGERE QUESTA "CRONACA" DI PELLEGRINAGGIO E CHE SI SENTONO INCURIOSITI DA QUESTA ESPERIENZA.
A LORO DICIAMO: NON ABBIATE PAURA!
IL PERCORSO PROPOSTO E’ FATTIBILE FACILMENTE DA QUALSIASI PERSONA IN BUONA SALUTE ED IN POSSESSO DI UNA NORMALE ATTREZZATURA (ZAINO, BORRACCIA, BASTONCINI, ECC...), CON BUONE CALZATURE (CON SUOLA SCOLPITA) E CON UN ABBIGLIAMENTO ADEGUATO PER FRONTEGGIARE LE SITUAZIONI DI CALDO, FREDDO, PIOGGIA, ECC...
LA "VIA FRANCIGENA" NEL LAZIO E’ BEN SEGNALATA SUL TERRITORIO.   ESISTONO POI LA NOSTRA DOCUMENTAZIONE E LE NOSTRE MAPPE CHE CI SEMBRANO PIU’ CHE SUFFICIENTI (INSIEME CON IL TESTO CHE DESCRIVE OGNI TAPPA) PER INTRAPRENDERE IL VIAGGIO.

ULTREYA!

A CHI DESIDERA ULTERIORI DETTAGLI O INFORMAZIONI, SUGGERISCO DI LEGGERE TUTTE LE ALTRE NOTIZIE "FRANCIGENE" CONTENUTE SULLE PAGINE DI QUESTO SITO, OPPURE DI INVIARE UNA E-MAIL AI SEGUENTI INDIRIZZI:


  Alberto Alberti (ro_albea@hotmail.com)
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Aggiornamento - 20/04/2008