Finalmente... Alpi Apuane...

(La nuova esperienza nelle Alpi Apuane in Toscana con gli amici della GM di Modena e di Roma)



Panorama sul versante nord del Pizzo d’Uccello e sulla cresta di Nattapiana
dalla testata del Solco di Equi, in località Sigliola
(Foto di E.Fiorentini)

" Finalmente... Alpi Apuane..."

Escursioni organizzate dalla "Giovane Montagna"
Sezioni di Modena e di Roma


27 maggio - 31 maggio 2009

Escursioni del 30 maggio 2009

Cronaca a cura di Enea Fiorentini (sez. G.M. di Roma)

La grandiosa e verticale parete nord del Pizzo d’Uccello (m 1781 slm),
salendo verso la Via Ferrata "Gordini-Galligani" alla Foce Siggioli
(Foto di E.Fiorentini)

Le escursioni
Escursioni del 30-5-09:  Escursione alla Foce di Giovo (E) - Salita al Pizzo d’Uccello (EE)
                                    Salita sulla Via Ferrata "Gordini-Galligani" alla Foce Siggioli (EEA)



Cartina dell’escursione alla Foce di Giovo
e alla salita al Pizzo d’Uccello
(Foto tratta dalla Cartina della Rivista
"Meridiani Montagne" n. 31 - Alpi Apuane)
(per gentile autorizzazione della
Direzione di Meridiani Montagne)

Pizzo d’Uccello parete sud-ovest
(Foto di E.Fiorentini)

Segnaletica a Foce di Giovo
(Foto di E.Fiorentini)

Sabato 30 maggio 2009
- (Escursione alla Foce di Giovo) (E)
- (Salita al Pizzo d’Uccello) (EE)

La maggior parte di escursionisti, sempre sotto la guida di Giovanni [1], si dirige in pullman in Val Serenaia e raggiunge il Rif. Donegani (m 1150 slm).
Da qui, con una facile escursione sul sentiero n. 37b, che presenta però qualche tratto ripido facilitato da cavi metallici, il gruppo raggiunge l’ampia sella erbosa e panoramica di Foce di Giovo (m 1500 slm), importante snodo di sentieri verso i versanti della Valle di Vinca (a ovest), della Val Serenaia (a est, sotto il Monte Pisanino) e verso le vicine cime del Pizzo d’Uccello (m 1781 slm) a nord, e del Grondilice (m 1809 slm) a sud.
Raggiunta Foce di Giovo, molti escursionisti si riposano, mentre altri si dirigono verso nord-ovest in direzione del Pizzo d’Uccello raggiungendo, lungo una cresta boscosa, il piccolo valico del Giovetto e poi risalendo la cresta sud del Pizzo d’Uccello per toccare infine la sua panoramica cima a 1781 metri di altezza.
Altri ancora riprendono il cammino verso sud-est, in direzione del Rif. Orto di Donna (m. 1503 slm), situato sotto i versanti nord del Monte Grondilice e del Monte Contrario.
Alla fine delle varie escursioni, e con l’arrivo del gruppo di escursionisti che ha salito la Via Ferrata "Gordini-Galligani" alla Foce Siggioli, tutti tornano al pullman, in sosta presso il Rif. Val Serenaia (m 1068 slm), per far rientro in albergo, non prima di una generale bevuta di bibite varie.
Un’altra serata allegra e una buona cena allietano gli escursionisti.
Si ascoltano le previsioni meteo: domani è prevista pioggia abbondante e forse salterà la programmata salita al Monte Altissimo (m 1589 slm), ultima cima da salire, nel nostro programma di questi giorni.
Si accendono discussioni per l’analisi delle possibili alternative...
Poi, si va a dormire con un vago senso di smobilitazione, anche perchè è finito ormai il nostro soggiorno nelle bellissime Alpi Apuane e dobbiamo comunque preparare i bagagli per la partenza.



Cartina ridotta ma completa per l’accesso
alla Ferrata Gordini-Galligani e a Foce Siggioli
(Foto tratta dalla Cartina della Rivista
"Meridiani Montagne" n. 31 - Alpi Apuane)
(per gentile autorizzazione della
Direzione di Meridiani Montagne)

Cartina in grande scala
per l’accesso al Pizzo d’Uccello
(Foto tratta dalla Cartina della Rivista
"Meridiani Montagne" n. 31 - Alpi Apuane)
(per gentile autorizzazione della
Direzione di Meridiani Montagne)

Giovanni procede all’addestramento di Ramona
per la salita della Via Ferrata Tordini-Galligani
(Foto di F. e G. Carpi)

Panorama sul Pizzo d’Uccello dal piazzale di sosta
dell’auto, nella zona delle cave di Cantonaccio
(Foto di F.Farroni)

Segnaletica nel bosco con l’indicazione per la
Ferrata Tordini-Galligani verso Foce Siggioli
(Foto di E.Fiorentini)

Attacco della Ferrata Tordini-Galligani
(Foto di E.Fiorentini)

Ramona, Angelo e Fabrizio
all’inizio della Ferrata Tordini-Galligani
(Foto di F.Farroni)

Remigio, Ramona, Angelo, Enea e Fabrizio
all’inizio della Ferrata Tordini-Galligani
(Foto di F.Farroni)

Fabrizio e Remigio sulla prima parte della Ferrata
(Foto di E.Fiorentini)

Remigio e Enea sulla prima parte della Ferrata
(Foto di F.Farroni)

Enea e Remigio sulla parte alta della Ferrata
(Foto di F.Farroni)

Parete nord del Pizzo d’Uccello, vista dalla
parte alta della Ferrata Tordini-Galligani
(Foto di E.Fiorentini)

Remigio sullo sperone della parte alta
della Ferrata Tordini-Galligani
(Foto di E.Fiorentini)

Fabrizio in uscita dalla Ferrata Tordini-Galligani
(Foto di F.Farroni)

Angelo e Ramona all’uscita
della Ferrata Tordini-Galligani
(Foto di F.Farroni)

Sabato 30 maggio 2009
- (Ferrata "Gordini-Galligani" a Foce Siggioli) (EEA)
- (Salita al Pizzo d’Uccello) (EE)

Già dalla sera precedente, alcuni escursionisti discutono sulla loro partecipazione alla salita sulla Via Ferrata Gordini-Galligani richiesta da tempo, dal sottoscritto, a Giovanni [1].
Sapevo da tempo che l’escursione prevista per il gruppo più numeroso in Val Serenaia e quindi alla Foce di Giovo avrebbe permesso una disgressione, per un gruppo più ristretto di persone, verso il versante nord del Pizzo d’Uccello e consentito la salita della Via Ferrata Gordini-Galligani che lo avrebbe portato alla Foce Siggioli, praticamente sul sentiero per la Foce di Giovo e per il Pizzo d’Uccello.
Giovanni [1] aveva chiesto ad Angelo [2] , socio della G.M. di Modena e grande conoscitore della zona, di accompagnarci come guida.
Lo studio della parte logistica dell’operazione: lo spostamento di auto, il numero di persone da far risalire in pullman con gli altri escursionisti e il recupero dell’auto nell’altra valle, non aveva consentito la presenza di un numero superiore a cinque partecipanti, cioè quelli contenibili in un fuoristrada, da recuperare poi in serata con un’altra vettura idonea a percorrere sterrate un po’ dissestate.
Dopo una discussione tra i numerosi escursionisti che avrebbero voluto salire la Via Ferrata, vengono scelte le cinque persone.  Esse sono:
- Angelo [2] , la nostra guida;
- Ramona (senza il cagnetto Lilli), per lei è la prima esperienza di salita in ferrata e si è fatta addestrare da Giovanni [1], fin dalla sera prima, sull’uso corretto dell’attrezzatura da ferrata;
- Enea, già esperto di salite su vie ferrate e primo richiedente per questa salita particolare;
- Fabrizio, anche lui alle prime esperienze in questo tipo di salita;
- Remigio, già esperto di salite su vie ferrate.
Gli accordi sono che incontreremo gli altri amici alla selletta di Foce del Giovetto (c. m 1497 slm), per proseguire insieme il cammino verso il Pizzo d’Uccello e/o verso la Foce di Giovo, a seconda delle condizioni fisiche di ciascuno di noi e della fatica accumulata.
Così, mentre il gruppo più numeroso di escursionisti parte in pullman diretto alla vicina Val Serenaia, noi cinque "ferratisti" saliamo sul fuoristrada di Ramona e ci dirigiamo verso Ugliancaldo (m 740 slm) sul versante della Lunigiana.
Raggiunto e superato questo bel paesino immerso nel verde, ci inoltriamo lungo una sterrata che si inoltra a mezza costa nella parte alta del Solco di Equi che, dalle vicinanze di Equi Terme, penetra con direzione sud verso la grandiosa parete nord del Pizzo d’Uccello.
Occorre percorrere oltre 4 chilometri su questa sterrata, prima di arrivare ad un piccolo piazzale con sbarra (a quota di circa m 820 slm) che ci impedisce di proseguire in auto.
Oltre questo punto, ci sono solo strade di cava che portano ai vari livelli delle zone di estrazione del marmo, ed è necessario e obbligatorio procedere a piedi.
Carichiamo tutta l’attrezzatura da ferrata nello zaino e iniziamo l’avvicinamento alla famosa montagna, che non appare subito nel suo splendore.
Imbocchiamo la carrabile, percorsa dai mezzi di trasporto del materiale, e scendiamo un breve tratto fino a raggiungere un grande spiazzo ricolmo di grossi blocchi di marmo.
Ci teniamo sulla sinistra, trascurando alcuni bivi, e cominciamo a salire lungo diversi tornanti che presentano le deviazioni verso le zone attive di estrazione del marmo.
In effetti, sentiamo i rumori prodotti dai lavori in corso e cigolii vari, oltre ad un odore acre prodotto da un grosso gruppo elettrogeno, alimentato con gasolio, che rovina un po’ l’aria fine della valle.
Fortunatamente, superiamo in fretta questa zona di "Case dei vecchi macchinari" (m 897 slm), ubicate nei pressi delle cave alte di questa zona, conosciuta come Cave di Cantonaccio.
Finalmente ci appare l’imponente parete nord del Pizzo d’Uccello (m 1781 slm), solcata da moltissime vie di arrampicata.
Sulla sua destra, orientata verso nord-ovest, si allunga l’imponente cresta di Nattapiana che divide questa zona dalla valle di Vinca.
Oltrepassiamo le cave, seguiamo il sentiero n. 181 ed entriamo in un bosco misto, dove troviamo il segnale per la ferrata Tordini-Galligani e, appena oltre, incrociamo l’innesto del sentiero che prosegue verso destra in direzione della bastionata della Cresta di Nattapiana, dove c’è un altro sentiero attrezzato.
Noi giriamo a sinistra e seguiamo alcuni tornanti nel bosco, superando in quota le cave, poi attraversiamo verso sinistra una fascia rocciosa, raggiungendo infine un piccolo ballatoio alberato, disposto ai piedi delle prime placche rocciose, dove il primo ancoraggio con il cavo metallico indica l’inizio della Via Ferrata.
Questo punto d’inizio della ferrata si trova ad una quota di circa 1000 metri, e lo abbiamo raggiunto dopo un cammino di c. 1 ora e 30 min e un dislivello di circa 200 metri.
Qui facciamo sosta, ci riposiamo un po’ e ci dissetiamo, fa già parecchio caldo.
Mentre ci prepariamo per la salita, indossando l’attrezzatura adeguata per affrontare in sicurezza la ferrata, possiamo finalmente ammirare da molto vicino la poderosa parete nord del Pizzo d’Uccello, che si innalza verticale alla nostra destra.
Scattiamo molte foto e poi iniziamo a salire.
Purtroppo, presi dalla frenesia della salita, non notiamo la targa dedicata agli alpinisti pisani Brunello Tordini e Pier Luigi Galligani (caduti in montagna), posta in loco nel 1971 dal CAI di Pisa, quando questa Via Ferrata fu costruita e dedicata al loro nome.
La prima parte di salita sulla ferrata, si sviluppa lungo una serie di placche rocciose abbastanza coricate, dove si può procedere anche in aderenza sulla roccia e senza avvalersi delle corde se non solo per ancorare i moschettoni a maggior sicurezza.
Si superano facilmente alcuni brevi passaggi più impegnativi e atletici su alcuni risalti rocciosi, l’ultimo dei quali conduce ad un ripiano con alberelli e cespugli.
Si continua a salire senza grosse difficoltà, mentre il panorama sulla valle e sulle cime si amplia considerevolmente.
Si raggiunge così la base della cresta di un grosso sperone, ben visibile dal basso, che s’innalza in questa zona della valle e raggiunge la bastionata finale.
La seconda parte della salita sulla ferrata, si sviluppa proprio sul filo di questa cresta, seguendola quasi fedelmente salvo in qualche breve tratto, dove ci dobbiamo spostare un po’ alla sua destra o a sinistra per evitare qualche tratto strapiombante.
Salendo questa cresta, la pendenza rimane costante e abbastanza verticale, ma si incontra, di tanto in tanto, qualche piccolo pulpito dove è possibile riprendere fiato e riposare un po’.
La colorazione della roccia è prevalentemente grigia, ma si incontrano tratti in cui si innalzano liscie paretine di marmo che hanno una colorazione bianca, a volte striata in rosa che contrasta fortemente con gli altri colori.
Sono queste piccole pareti che sembrano difficili da superare ma che invece offrono ottime condizioni di aderenza per i piedi.
Si prosegue sulla cresta, sempre più aerea e alla fine, sopra noi in alto, appare solo il blu del cielo.
Dopo 400 metri di dislivello in ferrata e 550 m di suo sviluppo, si sbuca sulla stretta e aerea Costiera di Capradossa (c. m 1400 slm), dopo circa 1 ora e 30 minuti di salita.
Il panorama si allarga verso est, sulla Val Serenaia e sulle cime che le fanno da costiera dal Monte Pisanino (m 1946 slm) al Monte Cavallo (m 1895 slm).
Ci ragruppiamo sulla Costiera, ci festeggiamo e ci riposiamo un po’.
Facciamo molte foto e poi ci togliamo le imbracature, i caschi e le altre attrezzature da ferrata.
Dalla Val Serenaia stanno salendo molti escursionisti e, temendo di rimanere bloccati sugli stretti sentieri di cresta, riprendiamo velocemente il cammino.
Scendiamo pochi metri sulla cresta e raggiungiamo il piccolo valico di Foce Siggioli (m 1390 slm) e ci inoltriamo sul sentiero n. 181 che, con direzione sud penetra nel bosco fitto verso Foce di Giovo.
Il sentiero scende rapidamente nel bosco, diventa molto stretto ma sempre ben evidente, poi riprende a salire decisamente fino a raggiungere un canale roccioso alquanto verticale con fondo friabile, attrezzato con un cavo metallico per diverse decine di metri.
Si esce dal bosco e si aggira uno sperone che offre alla vista un ampio panorama sulle cime importanti della Val Serenaia.
Oltre lo sperone, il sentiero attraversa un altro tratto di bancate rocciose abbastanza esposte e un nuovo cavo metallico ne favorisce l’attraversamento.
Si rientra nel bosco fitto e in pochi minuti di leggera salita, raggiungiamo il valico erboso del Giovetto (m 1497 slm).
In questo ripiano incontriamo molti amici dell’altro gruppo, insieme con molti altri escursionisti, che si stanno riposando e rifocillando.
I meno stanchi di noi, proseguono il cammino verso la vetta, mentre gli altri li aspettano sdraiati sul piano erboso di questo bel valico.
Sul valico del Giovetto ci sono cartelli segnaletici per molte direzioni; quello per il Pizzo d’Uccello ha l’indicazione: per esperti. Dal valico, si segue l’evidente sentiero verso destra che, aggirato un paio di dossi ed attraversato un boschetto, conduce alle prime rampe rocciose della via "normale" sotto un piccolo camino.
Si sale, alternando il sentiero alla risalita di caminetti e paretine, superando difficoltà normalmente solo di I° grado.
La roccia è generalmente buona, anche se si cammina tra detriti a volte instabili.
Il percorso è marcato con segnali bianco-rossi (con antichi segni azzurri).
Si raggiunge una anticima e poi, con un ultimo strappo lungo un canalino e una crestina, si raggiunge l’ampia cima e l’ometto in pietra (m 1781 slm), dopo circa 45 minuti di cammino.
Dopo le fotografie di rito, coloro che hanno raggiunto la cima ritornano al valico del Giovetto in circa ulteriori 40 min., dove sono in attesa gli altri amici.
Sempre seguendo il sentiero n. 181 verso sud, ci inoltriamo in un boschetto di cresta che con un divertente saliscendi ci conduce alla Foce di Giovo (m 1500 slm), dove incontriamo il numero maggiore di escursionisti della "G.M.".
Si susseguono festeggiamenti e scambi di opinioni, mentre beviamo e ci cambiamo le magliette sudate.
Dopo una congrua sosta, scendiamo verso valle lungo il sentiero n. 37 diretti al Rif. Donegani in Val Serenaia.
In discesa, entriamo in un boschetto e superiamo varie cave di marmo, alcune in disuso.
Incontriamo una deviazione non segnata sulle cartine, con una traccia di sentiero molto ripida, che ci sembra far guadagnare più velocemente il dislivello in discesa.
Alcuni di noi seguono questa deviazione, mentre altri continuano sul sentiero che, in breve, diventa una "strada marmifera".
Un po’ alla spicciolata, raggiungiamo il Rif. Donegani (m 1150 slm) dove troviamo altri amici che hanno effettuato altre escursioni in zona.
Ci diamo una rinfrescata, ci cambiamo ancora le magliette e sistemiamo meglio i materiali negli zaini.
Poi, con estrema soddisfazione, ci dedichiamo alla bevuta di fresche birre, offerte da Filiberto.
Anche oggi la nostra escursione è ormai terminata, dopo circa 7 ore e 30 min tra ferrata e cammino.
Lungo sentieri da varie direzioni, altri gruppetti di escursionisti arrivano al rifugio e, quando il gruppo si è riformato quasi al completo, abbandoniamo questo rifugio e scendiamo più a valle, lungo una larga sterrata, fino a raggiungere il Rif. Val Serenaia (m 1068 slm), al lato del quale, su un vasto piazzale, è in attesa il pullman.
Ancora un po’ di sosta in questo rifugio e poi, in pullman, raggiungiamo il nostro hotel a Gramolazzo.
Durante la cena e in serata, si discute parecchio su cosa fare l’indomani in caso di pioggia, ormai data per certa.
È quasi sicuro che si dovrà rinunciare alla programmata salita al Monte Altissimo.
Si mettono a punto attività alternative per i soci della sez. GM di Modena e per quelli della sez. di Roma, appositamente studiate sulle direttrici del loro ritorno a casa. Io ho già preso la mia decisione: tornerò a casa mia in Valle d’Aosta, ripartendo direttamente da Gramolazzo e raggiungendo Aulla in Lunigiana, per poi entrare e seguire la rete di autostrade.
Colgo l’occasione quindi per salutare tutti gli amici e per dare loro un arrivederci per altre escursioni simili.
Lo faccio ancora da queste righe, inviando a tutti un saluto e un abbraccio !!

 
Remigio in uscita dalla
Ferrata Tordini-Galligani
(Foto di F.Farroni)
Enea in uscita dalla
Ferrata Tordini-Galligani
(Foto di F.Farroni)
Parete nord del Pizzo d’Uccello,
vista dalla ferrata Tordini-Galligani
(Foto di E.Fiorentini)

Panoramica sul gruppo del Pizzo d’Uccello, nei pressi della Costiera di Capradossa, salendo la Ferrata Gordini-Galligani
(Foto di F.Farroni)
Segnaletica al valico di Foce Giovetto
(m 1497 slm), per molte direzioni
(Foto di E.Fiorentini)
Escursionisti in sosta
alla Foce Giovetto (m 1497 slm)
(Foto di E.Fiorentini)
Parete sud del Pizzo d’Uccello
dalla Foce Giovetto (m 1497 slm)
(Foto di E.Fiorentini)

Panorama su Vinca
(Foto di E.Fiorentini)
Salendo verso il Pizzo d’Uccello
(Foto di F.Farroni)
Sulla cresta del Pizzo d’Uccello
(Foto di F.Farroni)

Segnaletica a Passo di Giovo
(Foto di E.Fiorentini)
Panorama verso il Monte Sagro
(Foto di E.Fiorentini)
Cave di marmo in Val Serenaia
(Foto di E.Fiorentini)

Fabrizio alle cave di Val Serenaia
(Foto di F.Farroni)
Rif Val Serenaia e Monte Contrario
(Foto di E.Fiorentini)
Angelo e Ramona in Val Serenaia
(Foto di E.Fiorentini)

Panorama sui Monti Cavallo, Contrario e Grondilice dal Rifugio Val Serenaia
(Foto di E.Fiorentini)



          Note e riferimenti:

          - Le sezioni G.M. organizzatrici:
               (G.M. di Modena presidente => Giorgio Carpi) e
               (G.M. di Roma    presidente => Lidia Maura)

          - Le guide che ci hanno aiutato nelle nostre escursioni nelle Alpi Apuane in Toscana:

  1. Giovanni Malagoli:    ->>> Back
    [ Socio della sezione di Modena della Associazione "Giovane Montagna", residente a Sestola sull’Appennino modenese, e grande esperto delle Alpi Apuane, per averle salite in lungo e in largo per molti anni, è stato il costruttore del programma escursionistico di queste giornate e la nostra guida sulle Alpi Apuane. ]


  2. Angelo Gaspari:    ->>> Back
    [ Socio della sezione di Modena della Associazione "Giovane Montagna", grande conoscitore dell’Appennino e delle Alpi Apuane, ci ha fatto da guida durante la salita della Via Ferrata Tordini-Galligani alla Foce Siggioli del Pizzo d’Uccello. ]


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Aggiornamento - 27/06/2009