Escursione ed arrampicata al Mont Avic

(Una lunga escursione attorno al monte «simbolo» del Parco Naturale del Mont Avic,
con un’arrampicata lungo la sua cresta ovest fino in vetta)


Il Mont Avic (mt.3006)
(6175 bytes) Il cartello del Parco nella
zona del Magazzino
(6243 bytes) La valle del torrente Chalamy
(10360 bytes) Un ramo di pino uncinato
con le caratteristiche pigne
(8112 bytes) Un cespuglio di rododendro
(7927 bytes) Il sentiero "slittabile" nel vallone
del torrente del Lac Gelé
(7677 bytes) Un cespuglio di silene acaule che
vive tra le rocce delle zone alte
(7378 bytes) Il Lac Gelé a mt.2600;
(6795 bytes) Un ingresso di galleria mineraria
nei pressi del Lac Gelé
(12806 bytes) Il giovane stambecco "capo branco"
nel vallone sotto il Mont Avic
(11646 bytes) La vetta del Mont Avic e la
statua della Madonna
(9643 bytes)

 Gruppo:  Gruppo del Mont Emilius, Tersiva
 Sottogruppi:  Mont Glacier (m 3186), Mont Avic (m 3006)
 Cartografia IGM:  Tavolette 1:25.000, fogli: Tersiva, Glacier; Carta I.G.C. 1:50.000 - n.3: Il P.N. Gran Paradiso; Cartine edite dal Parco Naturale Mont Avic.
Altre informazioni sono presenti nel <racconto> di questa mia avventura (che è inserito nella sezione: I miei racconti).
 Accesso:  dalla strada statale n.26 della valle centrale della Valle d’Aosta, si devìa verso Champdepraz, appena 2 km. dopo Verrès salendo verso Aosta, si supera, svoltando a sinistra su un ponte, il fiume Dora Baltea, e si prosegue su strada asfaltata, attraversando la fraz. Fabbrica, dove ci sono la sede e gli uffici amministrativi del Parco Naturale Mont Avic.   La strada raggiunge e supera Champdepraz (m 512), sede del capoluogo comunale (bar, trattorie, ed alberghetti in zona), poi prosegue percorrendo numerosi tornanti e guadagnando quota.   Ogni tanto si notano cartelli indicatori del Parco che segnalano l’inizio di alcuni itinerari escursionistici.  Si continua a salire fino a raggiungere la fraz. Covarey della località di Chevrère (m 1257), dove si parcheggia l’auto.  Nei pressi del piazzale, c’è il Museo Naturalistico del Parco con il Centro Visitatori (tel. 0125-960643, orario 9-17,30), che merita una visita.  Consiglio anche di dare uno sguardo al grande plastico del Parco posto all’esterno del Museo, sotto una tettoia, costruito in scala 1:5000.  Sul piazzale, a fianco del Museo, c’è il Bar dei Cacciatori.   Proseguendo il cammino sulla carrareccia, in parte lastricata, si raggiunge, poco più avanti, la fraz. Veulla di Chevrère (m 1300, con piccola chiesa bianca e minuscolo campanile), che è considerata la base di partenza per molte escursioni nella parte nord-occidentale del Parco.
Ci sono altre possibilità per entrare nel Parco, ma le sconsiglio se si vogliono effettuare le escursioni al Mont Avic, poichè esse prevedono lunghi e difficili avvicinamenti, provenendo da altre vallate.
 Considerazioni generali sul percorso:   Partendo da Veulla (m 1300), ci sono due possibilità importanti per effettuare la salita al Mont Avic (m 3006): dal versante sud e da quello nord.  Entrambe prevedono di seguire diversi sentieri (n.6 - n.6A - n.7), ben tracciati e segnalati fino a raggiungere i colli: Col de Kiva (m 2703) e Col Varotta (m 2591), posti rispettivamente nei versanti sud e nord del monte, che fanno da confine e da ingressi sul lato ovest e nord-ovest del Parco.   Partendo da questi, occorre risalire ed attraversare pietraie per poi arrampicare, nella parte superiore del monte, spesso su rocce instabili.   Entrambi i percorsi sono riservati a persone ben allenate e dotate di conoscenze alpinistiche specifiche.  E’ consigliato avere al seguito una minima dotazione alpinistica (corda, imbracatura, casco, qualche moschettone e cordino) per migliorare la protezione personale durante la salita e, soprattutto, in caso di ritirate d’emergenza.   Su questa scheda viene indicata la via di salita e di discesa alla/dalla vetta del Mont Avic ma, anche solo raggiungere uno dei colli sopra menzionati, rappresenta una valida e remunerativa escursione.
ESCURSIONE ED ARRAMPICATA DAL LATO SUD
Rappresenta il percorso più complesso ed articolato; la salita sulla cresta ovest non è banale e deve essere affrontata con molta prudenza.   I tempi di salita sono di circa 4 - 4,30 ore fino al Lac Gelé e di circa 6 ore in totale per raggiungere la vetta.   L’arrampicata sulla cresta ovest ha una difficoltà che io stimo di 2°-3° grado, ma molto dipende dalle condizioni della roccia (presenza di brecciolino, neve o ghiaccio).   La discesa per questo versante sud, arrampicando (in discesa) sulla cresta ovest, puņ richiedere un impegno di circa 4 ore per tornare a Veulla, ma anch’esso è variabile a seconda delle condizioni ambientali.
ESCURSIONE ED ARRAMPICATA DAL LATO NORD
Questa escursione ed arrampicata risulta meno complessa della precedente, vista anche la particolare inclinazione della parte sommitale del monte (piegata verso sinistra -sud-), che favorisce quindi la salita dal lato nord.  La salita al Col Varotta è lunga ma non presenta pericoli o possibilità d’errore.   Il proseguimento, dal colle verso la parte sommitale del monte, richiede molta attenzione per il lungo attraversamento di pietraie con sassi mobili e lo scavalcamento di alcuni scoscendimenti e fratture rocciose che si incontrano se si percorre il filo di cresta (nord) del monte, che lo unisce al colle.  Si risale la parte più alta e verticale, che porta verso la cima, superando rocce sovrapposte (alcune instabili) e raggiungendo la cresta est.  Poi, per questa verso destra, si perviene in vetta.   Sempre secondo la mia stima, alcuni passaggi presentano una difficoltà di 1°-2° grado.   I tempi di salita sono di circa 5,30 - 6 ore in totale per raggiungere la vetta.   La discesa per questo versante nord, richiede circa 3 - 3,30 ore per raggiungere Veulla lungo il sentiero n.7.
 Sviluppo:   Il percorso da Veulla fino in vetta al Mont Avic, passando dal Lac Gelé e dal Col de Kiva, e salendo lungo il versante sud e la cresta ovest, ha uno sviluppo di circa 10-11 km.   Quello che inizia dalla stessa località di partenza e raggiunge la vetta, salendo dal versante nord, ha uno sviluppo di circa 8-9 km.   Un giro completo dell’intera zona attorno ed in cima alla montagna, che includa anche una visita attorno al Lac Gelé, può raggiungere uno sviluppo totale fino a 20-22 km.   Partendo da Veulla e raggiungendo la vetta del Mont Avic, si ha un dislivello di 1700 metri in salita ed altrettanto in discesa, escludendo eventuali escursioni a cime secondarie di quest’area.
 Difficoltà:  EE sul sentiero, EEA nelle pietraie e sugli sfasciumi; EEA/A nelle arrampicate su roccia delle parti sommitali (dal 1° al 3° grado, a seconda delle condizioni della roccia).
 Data di effettuazione della mia escursione, qui presentata:  12 luglio 2000

Cartina del Parco Naturale del Mont
Avic, con la zona interessata all’escursione
<Gentile concessione della Direzione del
Parco Naturale Mont Avic>
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(Cartina del Parco, per gentile concessione della Direzione del Parco Naturale Mont Avic)
<La Direzione del Parco informa che l’ascensione al Mont Avic è di tipo alpinistico (anche se facile) e pertanto non rientra nella rete sentieristica segnalata e curata dall’Ente Parco>

 Escursione ed arrampicata dal lato sud:   da Veulla di Chevrère (m 1300), si segue la carrareccia mineraria che procede verso ovest; si superano alcune curve ed alcuni piccoli torrenti, raggiungendo un primo bivio all’inizio di un pianoro (circa m 1350).  Lungo la carrareccia, in parte lastricata, e a questo bivio si incontrano numerosi cartelli indicatori del Parco.   Si continua a camminare, in leggera salita, sulla carrareccia fino ad arrivare alla località Magazzino (m 1461), dove la strada termina in uno slargo prativo (alcune auto e i fuoristrada possono arrivare fin qui).  Da questo spiazzo, partono diversi sentieri che si irradiano nel Parco in molte direzioni.  Si prende il sentiero n.6 che conduce, con moderata pendenza, verso la parte alta della valle del torrente Chalamy attraverso una grande foresta di pino silvestre.  Gradatamente, oltre i 1700-1800 m, questa foresta cede il posto a quella di pino uncinato che accompagna il cammino per un buon tratto.  Dopo un lungo traverso, a circa 2100 m, si esce dalla foresta e si entra in un ambiente di prateria d’alta quota con la presenza di pini mughi. Il Bec Espich (m 2355), nel tratto
alto della valle del torrente Chalamy
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 Seguendo alcuni tornanti, in un ambiente ricco di rocce lisciate dal lavoro di antichi ghiacciai, si supera un piccolo valico e si entra in un nuovo valloncello percorso, anche se non visibilmente, dal torrente del Lac Gelé.  Questo vallone è solcato da un sentiero costruito con rocce a secco, in buona parte in rilevato, che, dopo una larga curva a sinistra ed alcuni tornanti, raggiunge la zona del Lac Gelé (m 2600 - 4 ore circa).
Nella zona del lago, si possono notare diversi manufatti delle miniere di magnetite, con alcuni ingressi e cunicoli di antiche gallerie.  Su un dosso, a destra del lago, si notano altri ruderi di abitazioni ed una nuova costruzione in pietra (del 1989) del Corpo Forestale della Valle d’Aosta (Guardia Parco). La breccia sulla cresta ovest del Mont Avic,
con il conoide di sfasciumi, visto dall’alta
valle del torrente del Lac Gelé
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 Proseguendo, oltre la nuova costruzione, in direzione nord-ovest, ci si dirige verso il Col de Kiva (o Col di Raye Chevrère, m 2703), seguendo tracce di sentiero (è il n.6A) ed ometti segnaletici.   Percorrendo un lungo traverso arcuato, da sinistra verso destra, sulla testata di alcuni valloni, si raggiunge il colle in circa 30-40 minuti di cammino.   Dal colle superiore, si scende, verso est, in un valloncello sospeso che contiene diversi laghetti ( qui c’è la possibilità di incontrare diversi animali).   Si risale il vallone sul suo fondo, in una zona di torbiera, avendo sulla sinistra le pareti che scendono dalla cresta ovest del Mont Avic, fino a raggiungere, poco più avanti, un grande conoide di sfasciumi che sbarra la testata del vallone, scendendo da una grossa frattura della cresta ovest (da sinistra verso destra). Sotto la breccia sulla cresta ovest del
Mont Avic, vicino al conoide di sfasciumi
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 Si sale il conoide, lungo tracce di sentiero ed ometti, fino a raggiungere un’evidente breccia della cresta ovest (m 2900 circa).   Il sentiero termina quì ed ora occorre arrampicare sulla cresta ovest (verso destra -est-), salendo su rocce a volte instabili, e seguendo l’indicazione del passaggio più agevole, offerta da rari ometti e dai cartelli di confine del Parco.  Si raggiunge così una piccola cuspide e quindi, in breve, la vetta principale (m 3006) sormontata dalla statua della Madonnina (circa 2 ore dal Lac Gelé).
In arrampicata, lungo la cresta
ovest del Mont Avic
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 Escursione ed arrampicata dal lato nord:   da Veulla di Chevrère (m 1300), si segue la carrareccia mineraria che procede verso ovest; si superano alcune curve ed alcuni piccoli torrenti, raggiungendo un primo bivio all’inizio di un pianoro (circa m 1350).  All’altezza di un cartello indicatore del Parco che segnala la presenza della foresta di pino silvestre, si segue il sentiero di destra che sale ripido in questa: si tratta del 1° ramo del sentiero n.7 che, inizialmente, segue la direzione nord.  Si percorrono numerosi tornanti nella foresta, si supera un canale (con argini in metallo) e si piega poi verso sinistra (ovest) su pendii meno inclinati.  Verso la parte alta della foresta, s’incontra una zona adibita a carbonaia (notare il cartello indicatore sul sentiero).  Quasi al bordo superiore della foresta di pino silvestre, a circa 1790 m, si raggiunge un bivio.   Piegando a destra, in salita, e proseguendo diritti verso nord, si segue il sentiero n.7B che conduce verso il Col de Valmeriana (m 2281).  Andando invece verso sinistra (ovest), si esce dal bosco e si raggiunge l’alpeggio di Pra Oursie (m 1794, ore 1,30 circa da Veulla), situato in una vasta e soleggiata zona prativa.  Poco prima di raggiungere l’alpeggio, si può notare, sulla sinistra, l’arrivo di un altro sentiero: si tratta del 2° ramo del sentiero n.7, che proviene dalla fraz. Magazzino.  Presso la casa rurale dell’alpeggio, c’è una fontana d’acqua fresca, presso la quale ci si può dissetare e riposare. La statua della Madonna, in cima al
Mont Avic, arrivando dalla cresta ovest
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 Si prosegue il cammino, contornando la casa rurale e i prati dell’alpeggio e rientrando nella foresta, ora popolata da pino uncinato, mantenendo la direzione ovest.  Si prende quota all’interno della foresta, seguendo il morbido sentiero erboso che mantiene una leggera e non faticosa pendenza.  Dopo la fascia dei pini mughi, il sentiero esce definitivamente dal bosco (a circa 2200 m), compie un’ampia curva verso destra, poi torna a sinistra ed entra nella zona delle pietraie, passando accanto ad alcuni piccoli ricoveri per pastori e bestiame.
Tenendosi, il più possibile vicino alla parte destra della valle, si seguono tracce di sentiero e si risalgono coste rocciose su faticosi tornanti, in direzione del Col Varotta (m 2591, ore 3 circa da Pra Oursie), che si raggiunge superando un’ultima fascia di pietraie e sfasciumi.  Dal colle si ha un’ampia visione sul vallone di Ponton che scende nella valle centrale in direzione di Chambave. Panorama dalla vetta del Mont Avic verso sud:
sul Lac Gelé e Mont Iverta (in primo piano), sul
Mont Glacier e sulla Tersiva (in secondo piano),
sul gruppo del Gran Paradiso sullo sfondo
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 Da colle, si piega decisamente a sinistra dirigendosi, senza un percorso preciso, verso la parte alta del monte e cercando di evitare scoscendimenti e fratture rocciose, presenti lungo il filo di cresta.   Conviene quindi salire tenendosi un pò più all’interno della pietraia, seguendo la direzione indicata da rari ometti e traversando, da destra verso sinistra, verso la base della parte sommitale del monte, cercando i passaggi più agevoli tra le rocce.
Questi sono presenti nella zona che unisce l’Anticima Est (visibile solo all’ultimo) e la cima principale, seguendo una specie di scalinata naturale tra blocchi sovrapposti che conduce verso destra, in direzione della cima più importante.  Raggiunta la cresta est, si prosegue per questa per qualche metro, verso destra (ovest), fino a raggiungere la vetta del Mont Avic (m 3006) e la statua della Madonnina (ore 1,30 circa dal Col Varotta - ore 6 circa in totale).
 Rientro alla base di partenza:  Per tornare a Veulla è consigliata la discesa lungo la cresta est del monte e la sua parete nord, fino a raggiungere il sentiero n.7, seguendo, a ritroso, l’itinerario di salita dal versante nord, spiegato sopra.
Si può evitare la lunga traversata di pietraie fino al Col Varotta e la fastidiosa discesa di sfasciumi, seguendo una variante di discesa che si mantiene sulla destra della parete nord e che raggiunge, più rapidamente, zone prative d’alta quota, consentendo un cammino più agevole.   La descrizione dettagliata di questa variante di discesa è presente nel <racconto> di questa traversata del Mont Avic, che ho pubblicato nella sezione relativa. Panorama dalla vetta del Mont Avic
verso nord: il Col Varotta e il Mont Revi,
aldilà delle pietraie e degli sfasciumi
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 La discesa, arrampicando lungo la cresta ovest e scendendo per il versante sud, non è banale ed è riservata ad escursionisti esperti.  Io consiglio di effettuarla quando le condizioni atmosferiche sono buone e quelle delle rocce sono sicure.
 Tempi medi:  Su alcuni libretti e dépliants del Parco, sono indicate 4 ore e 30 min. per raggiungere il Lac Gelé e 6 ore totali per salire al Mont Avic dal versante sud.
Vengono indicati gli stessi orari per raggiungere il Col Varotta (circa 4,30 ore) e la vetta del Mont Avic (circa 6 ore) salendo dal versante nord.
Essi sono sostanzialmente corretti, e sono stati verificati durante la mia recente esperienza personale: basata però sul livello attuale della mia preparazione fisica (discreta ma non eccelsa).   Probabilmente, questi tempi possono essere ridotti se si è ben allenati e facendo poche soste durante l’escursione. Il Mont Avic (m 3006), con la
visuale delle pareti sud e nord
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 E’ anche possibile superare questi tempi nel caso di molte soste intermedie o di tempo atmosferico sfavorevole.   In escursioni di lunga durata, come queste presentate qui, va valutato molto bene il proprio stato fisico e la propria preparazione; inoltre sconsiglio la salita in vetta in condizioni meteo precarie.   In questi casi, conviene terminare l’escursione ai colli menzionati, non abbandonando i sentieri ben segnalati.
Ai tempi indicati, vanno aggiunti quelli delle varie soste e quelli relativi a rallentamenti dovuti a condizioni meteo avverse (pioggia, nebbia, ecc..).


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Aggiornamento - 30/07/2009